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NBA, i risultati dell'ultima giornata e la griglia completa dei playoff

NBA

Finalmente svelati tutti gli accoppiamenti del primo turno di playoff: terzo posto a Ovest e titolo della Northwest Division per Portland, che se la vedrà con New Orleans. Tutta da gustare la sfida tra Golden State Warriors (2) e San Antonio Spurs (7)

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Dopo i verdetti dell’ultima notte di regular season NBA, ecco come si compone la griglia playoff della Eastern e della Western Conference, con la postseason pronta a debuttare sabato 14 aprile.

EASTERN CONFERENCE

1. TORONTO RAPTORS vs. 8. WASHINGTON WIZARDS

2. BOSTON CELTICS vs. 7. MILWAUKEE BUCKS

3. PHILADELPHIA 76ERS vs. 6. MIAMI HEAT

4. CLEVELAND CAVALIERS vs. 5. INDIANA PACERS

WESTERN CONFERENCE

1. HOUSTON ROCKETS vs. 8. MINNESOTA TIMBERWOLVES

2. GOLDEN STATE WARRIORS vs. 7. SAN ANTONIO SPURS

3. PORTLAND TRAIL BLAZERS vs. 6. NEW ORLEANS PELICANS

4. OKLAHOMA CITY THUNDER vs. 5. UTAH JAZZ

Portland Trail Blazers-Utah Jazz

Lo scontro per il terzo posto a Ovest si risolve abbastanza velocemente (ed altrettanto facilmente) a favore dei padroni di casa: il primo canestro della partita di Derrick Favors rimane infatti anche l’unico vantaggio in tutta la gara per i Jazz, che inseguono di 7 al termine del primo quarto e di 14 all’intervallo, segnando soltanto 41 punti contro i 55 dei Blazers. La progressione nel punteggio nel segno del sette continua anche al termine del terzo quarto, con il vantaggio che si allunga al +21 appena prima di entrare in campo per gli ultimi dodici minuti. La vittoria assicura a Portland il titolo della Northwest Division e, ancora più importante, la testa di serie n°3 a Ovest (chiamata a un accompagnamento con New Orleans al primo turno). Per Utah, invece, incassata la sconfitta ecco il doppio scivolone da un possibile terzo al quinto posto, perdendo anche il fattore campo che al primo turno va a Oklahoma City (3-1 a favore dei Thunder il bilancio stagionale degli scontri diretti). L’eroe dell’ultima gara interna di stagione regolare a Portland porta il solito nome di Damian Lillard, che stravince lo scontro diretto contro la matricola-sensazione dei Jazz Donovan Mitchell: per il n°0 dei padroni di casa ci sono 36 punti con 10 assist, mentre il n°45 dei Jazz chiude sì con 17 punti (gli stessi di Ricky Rubio) ma tirando un pessimo 6/23 dal campo. A dar man forte a Lillard a Portland ci pensano invece il solito C.J. McCollum, autore di 19 punti, e un Jusuf Nurkic vicino alla doppia doppia (13+9). Per i Jazz, invece, ci sono quattro titolari in doppia cifra (con la doppia doppia ai 13 di Rudy Gobert) e un quinto giocatore (Jae Crowder) con 12 punti dalla panchina.

New Orleans Pelicans-San Antonio Spurs 122-98

Continuano i ben documentati problemi dei San Antonio Spurs lontano dall’AT&T Center, dove contro New Orleans incassano l’ottava sconfitta in fila, chiudendo la stagione con un deludente record esterno di 17-24. Ad approfittarne dei Pelicans guidati dalla coppia Rajon Rondo (19 punti e 14 assist)-Anthony Davis (22+15), capaci di piazzare il parziale decisivo in chiusura del secondo quarto (19-4) e poi guidare in doppia cifra per tutto il secondo tempo, dominando quasi ogni aspetto del gioco (78 punti nell’area pitturata, il 59% abbondante al tiro, 32 punti in contropiede contro i soli 17 di San Antonio). New Orleans si conquista così la sesta testa di serie a Ovest e una sfida di primo turno che li vedrà di fronte ai Portland Trail Blazers. Va peggio agli Spurs, che hanno 11 punti a testa dal trio LaMarcus Aldridge, Tony Parker e Dejounte Murray: la sconfitta infatti relega infatti i texani al settimo posto e soprattutto a un insidiosissimo rendez-vous al primo turno contro i campioni NBA in carica di Golden State. 

Oklahoma City Thunder-Memphis Grizzlies 137-123

A Oklahoma City ci si giocava obiettivi di squadra e personali: la vittoria (pronosticabile) contro Memphis – unita al ko dei Jazz contro Portland – consegna alla squadra di coach Billy Donovan la testa di serie n°4 a Ovest, e quindi il vantaggio del fattore campo al primo turno, da disputare proprio contro Utah, scivolata al quinto posto. Ma molto dell’interesse attorno alla partita era concentrato anche sull’ennesima impresa alla portata di Russell Westbrook: dopo aver chiuso la stagione 2016-17 in tripla doppia di media (realizzandone 42), il n°0 dei Thunder aveva bisogno di 16 rimbalzi per poter replicare l’impresa, diventando così l’unico giocatore nella storia della lega a riuscirci. A fine gara ne ha catturati 20, suo massimo in carriera, cui ha unito anche 19 assist e soli 6 punti (con 2/9 al tiro, suoi minimi stagionali sia per tiri segnati che tentati). A metter punti a tabellone ci ha pensato soprattutto Paul George, esploso per 40 punti con 13/20 al tiro e 8 triple a segno (20 quelle di squadra, record di franchigia), mentre altri 24 li ha portati in dote Steven Adams. Memphis, con nulla da chiedere alla gara, fa registrare soltanto il massimo in carriera del rookie Dillon Brooks, che chiude a quota 36.  

Cleveland Cavaliers-New York Knicks 98-110

In una gara che – con la contemporanea vittoria di Philadelphia – non presentava più nessun tipo di implicazioni di classifica, a tener banco è la scelta di far giocare o dare invece un turno di riposo a LeBron James. Il “Re” però ha un obiettivo in testa, ed è quello di scendere in campo per la sua 82^ partita stagionale, completando così la 15^ stagione della sua carriera NBA disputando tutte le gare in calendario, impresa mai riuscitagli prima. Ecco allora che contro i Knicks resta in campo solo dieci minuti e mezzo (chiudendo con 10 punti e 5 rimbalzi), abbastanza però per mantenere la striscia di presenze attiva e diventare così il primo giocatore dai tempi di Kobe Bryant e Derek Fisher nell’annata 2010-11 a tagliare il traguardo delle 82 gare disputate in stagione contando almeno 15 stagioni NBA in archivio. In una gara che New York vince grazie ai 23 punti di Luke Kornet e ai 19 di Trey Burke, a tener banco però in casa Knicks è la notizia dell’immediato licenziamento di coach Jeff Hornacek, che paga (per tutti) l’essere un  uomo scelto dalla vecchia dirigenza (leggi Phil Jackson) e la quarta stagione consecutiva con almeno 50 sconfitte (la quinta senza qualificazione ai playoff). 

Miami Heat-Toronto Raptors 116-109 OT

La partita dell’American Airlines Arena ha significati importanti per i padroni di casa: uscire sconfitti contro la miglior squadra a Est voleva dire doverla affrontare (testa di serie n°8 contro n°1) al primo turno di playoff. Vincendo, invece, i ragazzi di coach Erik Spoelstra si sono guadagnati il sesto posto a Est e un primo turno – tutt’altro che facile – con la squadra più calda del momento (i Philadelphia 76ers che arrivano ai playoff sulla scia di 16 successi consecutivi). Non è stato l’unico motivo di festeggiamento della serata: Wayne Ellington infatti ha fatto segnare il suo massimo in carriera a quota 32 punti ma soprattutto – mandando a segno 8 triple (quando gliene bastavano sei) – ha superato il record di franchigia per triple segnate in singola stagione (225) stabilito da Damon Jones nella stagione 2004-05, e ritoccato ora da Ellington a quota 227. Uscendo sconfitta da Miami, nonostante i 28 punti di Kyle Lowry e i 19 di DeMar DeRozan, Toronto non riesce a raggiungere quota 60 successi in stagione, fermandosi a 59. 

Boston Celtics-Brooklyn Nets 110-97

Boston non ha troppe difficoltà a sbarazzarsi di Brooklyn (+13 già alla fine del terzo quarto) ma poi i giocatori di coach Stevens devono aspettare il supplementare tra Miami e Toronto per conoscere i propri avversari ai playoff. Playoff che alla fine li vedranno in campo per l’esordio domenica 15 aprile (alle ore 19 italiane) in campo contro Milwaukee, in una sfida che alla luce degli importanti infortuni nel roster dei Celtics (oltre a Gordon Hayward, fuori anche Kyrie Irving e Marcus Smart) potrebbe rivelarsi più aperta di un normale incrocio tra testa di serie n°2 e n°7. Contro i Nets a fare la parte del leone è Aron Baynes, che chiude con il suo massimo in carriera di 26 punti unendoci anche 14 rimbalzi. Per i Nets – guidati dai 18 punti dalla panchina di Nik Stauskas – l’ultima gara della stagione segna la nona sconfitta consecutiva contro Boston della squadra di Brooklyn, che chiude l’annata ancora senza playoff (per il terzo anno consecutivo).

Chicago Bulls-Detroit Pistons 87-119

Senza più nulla da chiedere alla stagione, la sfida tra Detroit e Chicago si è trasformata in un’occasione d’oro per togliersi delle soddisfazioni. Ci ha pensato soprattutto Eric Moreland, che ha realizzato i suoi massimi in carriera per punti (16) e rimbalzi (17) aggiungendoci 4 stoppate e altrettanti recuperi in 41 minuti nella vittoria dei Pistons, insieme ai 23 di Luke Kennard (career high anche per lui). “Sono molto contento di come abbiamo giocato: Eric è stato strepitoso, ma tutti hanno giocato bene” ha dichiarato coach Stan Van Gundy, che potrebbe aver allenato la sua ultima partita in NBA in attesa di sapere cosa sarà del suo destino settimana prossima. “Ho visto abbastanza da parte della mia squadra per sapere che siamo forti quando siamo in salute. Detto questo siamo delusi, perché avevamo grandi aspettative per questa stagione”. Chicago ha chiuso la sua stagione perdendo la sua 11^ partita nelle ultime 14, festeggiando solo il record di Lauri Markkanen: con tre triple il finlandese ha superato il record di Kirk Hinrich per maggior numero di triple segnate nella sua prima stagione con la maglia dei Bulls a quota 145.

L.A. Clippers-Los Angeles Lakers 100-115

Il derby di Los Angeles chiude la stagione di due squadre che guardano i playoff da casa ma con sentimenti contrastanti: se ai Lakers Luke Walton si considera felice (“Siamo sulla giusta strada, sono molto felice per i progressi che abbiamo fatto”, dice, commentando le 35 vittorie stagionali, massimo risultato dei gialloviola dal 2012-13), in casa Clippers Doc Rivers riassume tutta la stagione in una singola frase: “Se fossimo stati sani, oggi saremmo ai playoff”. Difficile dargli torto, ma di giocatori sani l’ex allenatore di Boston ne ha visti davvero pochi lungo tutto l’anno: Tobias Harris è il suo miglior attaccante contro i Lakers, chiudendo a quota 23, mentre in gialloviola a prendersi le luci della ribalta ci pensa Josh Hart: sono sue tre triple consecutive nel terzo quarto, dove mette 14 dei suoi 30 punti, nuovo massimo in carriera, aprendo in due la partita e condannando al quarto ko consecutivo i Clippers. Oltre ad Hart, coach Walton vede anche Gary Payton II toccare quota 25, altro career-high. 

Orlando Magic-Washington Wizards 101-92

Mancava giusto una sconfitta contro gli Orlando Magic per concludere degnamente questa altalenante stagione degli Washington Wizards, che con un successo avrebbero potuto risalire fino al settimo posto affrontando i Boston Celtics e invece dovranno vedersela contro i Toronto Raptors. A preoccupare maggiormente Scott Brooks, però, è la scarsa forma con cui la sua squadra sta arrivando ai playoff, avendo perso cinque delle ultime sei partite e tirando 5/25 nell’ultimo quarto della sfida con i Magic, buttando via l’ennesima partita. “Nessuno dei nostri riusciva a segnare niente stasera, a parte Jodie Meeks [18 punti con 5 triple, ndr]. I Magic hanno fatto le giocate che volevano quando serviva, noi no: hanno giocato meglio di noi” ha commentato un deluso Scott Brooks, che avrà un bel lavoro da fare nei prossimi giorni per rimettere assieme i cocci di una squadra che anche dopo il ritorno di John Wall non ha ricominciato a girare come dovrebbe. “Ci siamo sparati nei piedi per tutto l’anno, ora siamo ottavi e dobbiamo giocarcela” ha dichiarato Bradley Beal. 

Sacramento Kings-Houston Rockets 96-83

Non ha troppo senso la vittoria contro la squadra n°1 della lega (senza i “Big Three” Harden-Paul-Capela) colta dai Sacramento Kings davanti al pubblico di casa nell’ultima gara della stagione: così facendo i californiani pareggiano Chicago col sesto peggior record di lega (potevano averlo “in esclusiva”, in chiave Lottery) ma non salvano una stagione da soli 27 successi (il minimo dal 2010-11) che li vede ancora una volta lontani dai playoff. Con la qualificazione di Minnesota, a digiuno di postseason da 14 anni, diventano proprio i Kings la squadra NBA con la striscia aperta più lunga (12 annate) senza un’apparizione nella parte di stagione “che conta”. Sono i 22 punti di Willie Cauley-Stein la prestazione di serata migliore tra i padroni di casa, mentre Houston ne ha 31 con 7 triple da Gerald Green: D’Antoni però non sorride sapendo di  non poter contare per tutto il primo turno di playoff su Luc Mbah a Moute, atteso a un periodo di recupero dalla lussazione alla spalla destra di due-tre settimane.