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Playoff NBA 2018, Miami-Philadelphia 108-128: torna Embiid, Belinelli vola, Sixers corsari in casa degli Heat

NBA

Il rientro dopo dieci partite di Joel Embiid e un’altra grande prestazione di Marco Belinelli spingono Philadelphia alla vittoria in Gara-3 sul campo dei Miami Heat. Gara nervosa (sei falli tecnici) e fisica, ma questa volta sono gli ospiti a fare la differenza nell’ultimo quarto

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Miami Heat-Philadelphia 76ers 108-128

In Gara-2 i Philadelphia 76ers erano stati schiacciati, oltre che da una prestazione vintage di Dwyane Wade, dalla fisicità e dalle “mani addosso” dei Miami Heat per 48 minuti. Ma visto che i playoff sono un gioco di aggiustamenti, la squadra di Brett Brown ha risposto a tono nella terza gara della serie, anche perché ha finalmente potuto schierare l’artiglieria pesantissima. Il rientro in campo di Joel Embiid dopo dieci partite di assenza è stato a dir poco trionfale: dopo essere passato da “in dubbio” a “probabile” dalla mattina al pomeriggio, il centro camerunense ha superato il suo provino pre-gara ed è regolarmente sceso in campo per il suo debutto nei playoff, bagnandolo con 23 punti, 7 rimbalzi, 4 assist e 3 stoppate, forte di un buon 5/11 dal campo (dopo aver cominciato 0/5) con tre triple su quattro a segno, ma soprattutto di un ottimo 10/15 dalla lunetta. Il suo parziale personale di 7-0 — un tiro in svitamento appoggiato al tabellone, una tripla e due liberi — nel corso dell’ultimo quarto ha definitivamente scavato un solco che gli Heat non sono più riusciti a colmare in un ultimo quarto perso 32-14, pur rimanendo in gara per tre quarti abbondanti grazie al super primo tempo di Justise Winslow (19 punti) e Goran Dragic (23 con 8 assist), entrambi protagonisti di schermaglie con gli avversari. Il primo si è reso protagonista di un episodio curioso calpestando la maschera di Embiid (inavvertitamente caduta per terra) e poi cercando di spezzarla con le mani; il secondo invece è andato faccia a faccia con il nostro Marco Belinelli dopo una giocata fisica, ripresi dagli arbitri con due dei sei falli tecnici fischiati nel corso della gara (ne hanno presi in coppia anche Dwyane Wade, Justin Anderson, James Johnson e Ben Simmons, oltre ai 56 falli di gioco fischiati dalla terna). Nonostante la fisicità esasperata, però, alla fine ad avere la meglio sono stati i Sixers, che hanno rimesso a posto le percentuali da tre punti dopo Gara-2 tirando 18/34 (53%) dall’arco tra cui spicca il 4/8 di Marco Belinelli, autore di un’altra super prestazione da 21 punti, 4 rimbalzi e 5 assist in 33 minuti di gioco chiusi con un plus-minus di +20. I canestri del Beli sono stati fondamentali per dare fiducia alla squadra, prendendosene almeno un paio particolarmente “ignoranti” e galvanizzando tutta la squadra con un gioco da tre punti già nel primo quarto. “Ogni volta che siamo riusciti a portarli negli ultimi cinque o sei secondi dell’azione, Belinelli ha avuto la palla tra le mani e ne ha fatto buon uso” ha commentato coach Erik Spoelstra sulla prestazione dell’italiano. “In due o tre di questi possessi era a diversi passi di distanza dalla linea a pochi secondi dalla sirena: in questo momento è in grande ritmo”.

La mancanza di talento di Miami e l’assenza di Whiteside

Embiid e Belinelli non sono ovviamente stati lasciati da soli: i due protagonisti della mancata rimonta in Gara-2, Dario Saric e Ben Simmons, hanno chiuso rispettivamente con 21 punti e 7 rimbalzi (4/7 da tre punti) e 19+12+7+4 recuperi, con l’australiano capace di aggiungere anche un ottimo 7/8 dalla lunetta e il miglior plus-minus di squadra (+24 in 40 minuti) pur senza disputare la sua miglior partita dell’anno. Davanti a un attacco del genere gli Heat non sono più riusciti a tenere testa nel finale, pagando la chiara differenza di talento rispetto ai più giovani avversari nonostante una gara da 16/33 da tre punti. Contrariamente a quanto successo in Gara-2, però, gli Heat non hanno potuto contare su un Dwyane Wade brillante (8 punti con 2/10 dal campo con 5 assist e 4 palle perse) e, con Embiid in campo, sono stati tenuti solamente a 22 punti nel pitturato e soli 5 rimbalzi in attacco, pur sopperendo con 20 punti in contropiede. Ancora una volta è del tutto mancato il contributo di Hassan Whiteside, che nonostante il rientro di Embiid gli dia teoricamente un lungo di pari stazza da poter marcare, è stato tenuto in campo solamente per 13 minuti chiusi con 5 punti, 2 rimbalzi, 2 palle perse e 4 falli a referto, perdendo chiaramente lo scontro col suo rivale Embiid. “Potrà non mettere su i numeri a cui è abituato, ma è parte del mio lavoro capire come possa sfruttare le sue qualità e avere un impatto per noi” ha detto coach Spoelstra. “Comincia tutto dalla difesa e dai rimbalzi, ma ha anche delle responsabilità in attacco per noi. Passerò del tempo a lavorarci su nel prossimo giorno e mezzo”. Già, perché nel primo pomeriggio di sabato — prima serata italiana alle 20.30 — è già tempo di Gara-4: ultima chiamata per i Miami Heat?