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NBA, coach D’Antoni e il dubbio dei Rockets: chi marca Kevin Durant?

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San Antonio e New Orleans non sono riuscite a trovare in tempo una soluzione, costrette ad alzare bandiera bianca. Houston invece sembra essere attrezzata, quantomeno per varietà di alternative che renderanno sempre diversa la scelta da fare per Durant

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Quante volte è stato ripetuto il motivetto ‘ai playoff spesso è questione di accoppiamenti’? Contro Golden State e in particolare quando tocca prendersi cura in difesa di Kevin Durant, questo concetto viene sublimato e diventa un grattacapo non da poco per qualsiasi avversario. Di Kawhi Leonard al mondo (proprio come KD) ne esiste uno solo, in grado di funzionare da stopper a protezione del ferro e al tempo stesso in grado di essere efficace in attacco. Nei primi due turni di questi playoff, se possibile, il punto interrogativo a riguardo è diventato ancora più grosso. Con Steph Curry fuori uso per buona parte del tempo, le responsabilità offensive di Durant sono aumentate, costringendo Popovich prima e Gentry poi a fare i conti con un rebus senza soluzione: chi si accoppia con il n°35? L’allenatore degli Spurs, dopo il ko in gara-1, rispose in maniera infastidita a una domanda riguardo i commenti relativi alla difesa di Danny Green: “Bene, chiederemo a Danny di crescere di una decina di centimetri entro lunedì sera [quando è andato in scena il secondo episodio di quella serie, ndr], chiedendogli di saltare più in alto e spostarsi più rapidamente, mentre a Durant diremo di non giocare così bene”. La provocazione è evidente, ma rende bene lo scoramento di chi si deve confrontare con Durant, come i Pelicans che hanno sacrificato il loro miglior difensore – Jrue Holiday -, coinvolto in una marcatura che lo ha visto uscire sconfitto spesso e volentieri. Scelte diverse, che hanno portato KD nella prima serie a usare (non sempre con successo) il tiro da tre punti, convertito poi in gioco dal midrange contro New Orleans. E adesso, contro i Rockets, che tipo di difesa lo attende? “Non so bene cosa aspettarmi da questa serie – racconta il diretto interessato -, non so chi sarà all’inizio l’uomo in marcatura su di me. Di solito loro amano cambiare e hanno diversi giocatori che possono farlo anche contro di me. Ma io so bene che tutto dipende dalla mia aggressività e dal mio approccio. Con quello posso esplorare tutte le possibilità che di volta in volta la difesa sarà costretta a concedermi. Non posso aiutare i miei compagni se il mio atteggiamento è remissivo. Non so quale sarà il trattamento che mi riserveranno, ma sono pronto a tutto”.

P.J. Tucker, Luc Mbah a Moute, o Chris Paul? Il trucco è variare

Aggressività a parte (sempre da garantire, anche per evitare di ricevere messaggi molesti in piena notte da Draymond Green), i Rockets in estate si sono mossi sul mercato anche per trovare una risposta a questa domanda, aggiungendo al roster dello scorso anno tre giocatori che a modo loro possono pensare di limitare Durant. P.J. Tucker è la chiave del quintetto più utilizzato da Houston in questi playoff, sul parquet assieme al trio delle meraviglie Capela-Harden-Paul e a Trevor Ariza. Ecco, il 3&D dei Rockets potrebbe essere un altro dei giocatori di cui tenere conto, anche se i texani dovranno di volta in volta fare una scelta rispetto al quintetto proposto dagli Warriors. Se Ariza scala su Durant, chi marca Thompson? E Curry? Insomma, un casino non da poco che diventa drammatico quando a incrociarsi sono i due quintetti migliori: gli Hamptons Five di Golden State (Curry-Thompson-Iguodala-Durant-Green) contro Harden-Paul-Gordon-Ariza-Capela. In questo caso coach D’Antoni potrebbe anche rischiare il lungo svizzero su Durant, scegliendo in partenza Harden su Iguodala. Oppure, altra ipotesi che rimanda a quanto visto in passato tra Clippers e Thunder: Chris Paul in marcatura sul n°35? Doc Rivers con la mossa che sembrava della disperazione riuscì a metterlo alle corde e magari come scelta per mischiare un po' le carte potrebbe funzionare. La novità infatti potrebbe essere proprio quella: non garantire mai a Durant la stessa marcatura, variando le opzioni e costringendolo a pensarci su, a valutare di volta in volta. Holiday era battibile, così come Danny Green e KD ha avuto tutto il tempo per prendere le misure e metterli alle corde. Cambiando di continuo lo scenario invece, coach D’Antoni potrebbe minare (in parte) le certezze dell’MVP delle Finals 2017. “Chi marca Durant? Tutti”. Letteralmente, in questo caso.