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NBA, Boston massacra Cleveland in gara-1: "È solo l’inizio, siamo una squadra diversa"

NBA

I Celtics hanno dominato sin dalla palla a due, travolto nel primo quarto i Cavaliers e vinto senza problemi la prima sfida della serie. Una squadra profondamente diversa da quella di 12 mesi fa: "Siamo cresciuti, abbiamo lanciato un segnale importante"

Dopo il “massacro del Memorial Day” (in cui i Celtics nel 1985 travolsero i Lakers in gara-1 per 148-114), alla lunga e gloriosa storia dei biancoverdi di Boston si aggiunge anche quello che è già stato ribattezzato come “il massacro della festa della mamma”. Il 61-35 messo a referto nel primo tempo infatti è uno dei margini più ampi nella storia playoff dei Celtics, secondo soltanto a quello raccolto proprio contro i Lakers 33 anni fa. L’abbrivio di una gara dominata, con la speranza che il finale della serie non si riveli come quello di qualche decennio fa contro i giallo-viola (quella volta i Celtics persero in sei partite). L’importante era lanciare un segnale, far capire a Cleveland che le cose a Boston sono cambiate decisamente in meglio, nonostante Kyrie Irving e Gordon Hayward se la ridessero soddisfatti in borghese seduti in prima fila: “Era importantissimo mandare un messaggio del genere, molto importante – sottolinea Jaylen Brown, miglior realizzatore del match con 23 punti -. Lo scorso anno, se guardiamo a quanto fatto in campo, Cleveland vinse tutte e tre le partite al Garden nonostante noi fossimo la prima testa di serie a Est. Quest’anno invece eravamo secondi, ma siamo riusciti a invertire la tendenza e a portare a casa una vittoria fondamentale. È stato un cambio d’atteggiamento incredibile rispetto a 12 mesi fa, sono felicissimo di far parte di questa squadra”. E chi non lo sarebbe dopo un’impresa del genere, una di quelle che possono dare alla testa di una squadra in cui le motivazioni continuano a fare la differenza. “Il nostro livello di convinzione è stato da subito molto elevato – sottolinea Marcus Morris -. Dai più giovani ai più esperti, tutti crediamo nel fatto di poter essere competitivi contro qualsiasi avversario. Alla fine le chiacchiere stanno a zero, sappiamo che quando mettiamo piede in campo dobbiamo garantire competitività a prescindere da chi ci troviamo di fronte”.

Marcus Morris, dalle parole ai fatti: la sua difesa su LeBron ha funzionato

A poche ore dalla palla a due Marcus Morris aveva avuto la non brillante idea di provocare James, auto-definendosi il miglior difensore della lega in uno contro uno su di lui. Beh, per sua fortuna (e per quella dei Celtics) il suo lavoro ha funzionato, nonostante i due falli incassati dopo pochi minuti di partita. Il gemello di Markieff si è preso cura del n°23 avversario in 24 possessi, concedendo a LeBron un modesto 2/6 al tiro, con soli cinque punti a referto. A funzionare infatti è stato tutto il blocco difensivo dei Celtics: “Una partita sottotono non cambia le cose: lui resta il miglior giocatore della lega – sottolinea Morris -, ma questa è una di quelle serata che racconterò ai miei nipoti. Prima però bisognerà raccogliere le forze e ricaricare le energie, visto che i Cavaliers sono rimasti particolarmente feriti da una sculacciata così forte: “Adesso dobbiamo tenere il livello di guardia molto alto, visto che loro torneranno sul parquet martedì riversando tutta la loro rabbia – spiega coach Stevens -, per noi sarà un’altra opportunità per dimostrare a che punto è arrivata la nostra crescita. Un modo per misurare i nostri progressi”. Marcus Smart però non vuole perdere l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Negli ultimi due incroci ai playoff e anche nelle ultime sfide di regular season, abbiamo perso in maniera sonora. Senza competere. Questa volta però i roster sono profondamente cambiati e noi siamo pieni di giovani talenti in squadra. Se dimostriamo di essere più maturi di quanto dice la carta d’identità però, per Cleveland è diventa dura pensare di vincere contro di noi”.