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NBA, LeBron James incorona Kevin Durant: “Il giocatore più forte che abbia mai affrontato”

NBA

Mauro Bevacqua

Una prestazione da 43 punti, 13 rimbalzi, 7 assist e il canestro del definitivo ko mette tutti d'accordo: Kevin Durant è l'assoluto MVP di gara-3 e la vera differenza tra gli Warriors degli ultimi due anni e le loro versioni precedenti

CLEVELAND, OHIO — “Quando Kevin [Durant] ha segnato quella tripla [quella del 106-100, a 49 secondi dalla fine, ndr] ho urlato tantissimo, e Draymond pure — racconta Steph Curry col sorriso sul volto — perché invece KD anche dopo un canestro del genere ha sempre la stessa faccia. Insomma: qualcuno deve pur mostrare delle emozioni…”. Sembra quasi scusarsi, il n°30 degli Warriors, per la gioia che riesce a portare in campo anche in una serata da 3/16 al tiro e solo 1/10 da tre punti, mentre il suo compagno con il n°35 — il protagonista assoluto di gara-3, chiusa con 43 punti (massimo in carriera ai playoff), 13 rimbalzi e 7 assist, frutto di un ottimo 15/23 al tiro e 6/9 da tre punti — sembra rimanere freddo e glaciale in ogni occasione. “No, non fraintendetemi — dice invece Durant — perché ogni volta che segno un canestro del genere io dentro di me sono felicissimo, anche se magari non lo faccio più vedere come una volta. Segnare canestri del genere a questo livello non è per nulla facile, per cui fidatevi: sono davvero felice ogni volta che riesco a farlo”. Da Tyronn Lue a Kevin Love, a molti non è passata inosservata la similitudine tra la tripla segnata da Durant nel finale e l’analogo canestro mandato a segno in gara-3 lo scorso anno, anche in quel caso decisiva per portare Golden State sul 3-0 nella serie. ““Gran tiro, simile a quello che ha segnato l’anno scorso”, ammette l’allenatore dei Cavs, tanto che Kevin Love parla addirittura di “deja vu”: “Un canestro davvero simile a quello dello scorso anno — anche stavolta in gara-3, lo stesso momento della partita”. Lui, il diretto interessato, assicura di non averci neppure pensato: “L’unica cosa a cui ho pensato è stato tirare e segnare. Per il resto — dice — è stata una gara diversa, è una stagione diversa, ho vissuto sensazioni diverse: per me è tutto diverso, quella di stasera è soltanto un’altra partita di pallacanestro e domani dobbiamo tornare al lavoro e cercare di fare ancora meglio in vista di gara-4”. Glaciale anche nei commenti, non solo nelle reazioni in campo, Durant — che vede il suo punto di vista condiviso niente meno che da LeBron James: “No, non è lo stesso tiro — concorda il n°23 dei Cavs — perché stavolta lo ha segnato da molto più lontano. Giù il cappello comunque davanti a un giocatore capace di segnare canestri così importanti”, dice.

Tutti i Cavs rendono omaggio a KD

Ma“King” James non ha finito di regalare complimenti al suo avversario: “Me l’avete già chiesto altre volte: qual è la differenza tra gli Warriors dell’anno scorso o di quest’anno e quelli precedenti? Cosa vi avevo risposto? Kevin Durant, esatto. La mia risposta era stata proprio questa: Kevin Durant”, ripete James, che poi aggiunge: “è uno dei giocatori più forti che abbia mai affrontato e che questa lega abbia mai visto, per la sua abilità di trattare il pallone, di tirare, di creare gioco sfruttando un mix unico di centimetri, stazza e velocità”. Concorda anche coach Lue: “Uno come lui fa la differenza: è uno dei migliori giocatori di uno-contro-uno della lega — anzi, è uno dei due migliori giocatori in assoluto [l’altro ovviamente LeBron, ndr]: questa sera il suo talento nel giocare uno-contro-uno e nell’andare in lunetta li ha salvati”. “Un potenziale MVP ogni anno — riconosce anche Kevin Love — un All-NBA, sempre nel primo quintetto: la sua presenza aggiunge dinamiche completamente diverse a questa squadra”.

I complimenti di Curry, Green e Kerr

Steph Curry, uno che di tiri importanti se ne intende, sceglie di mettere l’accento sulla “suprema fiducia in sé di KD: lavora duro sul suo gioco ogni giorno, per questo è pronto per momenti come questi”, dice. “Quando credi in te stesso nessun momento di nessuna partita ti sembra fuori portata. Ma ci vuole coraggio e allo stesso tempo grande controllo di sé per segnare tiri come quello dell’anno scorso e come quello di stasera: è stato davvero fantastico. Sono convinto che se anche l’avesse sbagliato avrebbe accettato serenamente le conseguenze dell’errore, sapendo tutto il lavoro fatto per meritarsi di prendere quel tiro, perché questo è quello che fanno le superstar”. Il suo allenatore allarga il campo dell’analisi oltre il singolo tiro ad abbracciare una prestazione superba a 360 gradi: “Vero — ammette — ha segnato ogni volta che ne avevamo bisogno, ma non sono solo i punti a definire la sua gara: ha dato via 7 assist ed è andato molto bene a rimbalzo — e quando KD è attivo in difesa e sotto i tabelloni solitamente per noi è un buon segno”, l’analisi di Kerr. Che poi, per spazzare ogni dubbio, aggiunge: “Kevin [Durant] è stato il motivo per cui nel primo tempo siamo rimasti in partita e Kevin è stato il motivo per cui nel secondo tempo l’abbiamo vinta”. E si ritorna al tiro del 106-100, che la gara l’ha chiusa definitivamente in favore degli Warriors: “KD segna in modo diverso da come fa Steph [Curry]”, racconta Draymond Green. “Steph è più appariscente, balla in campo, si inventa uno step back, fa cadere per terra il suo marcatore — dice — mentre Kevin si limita a tirare in testa agli avversari. Il risultato, però, è lo stesso”. E se ne sono accorti, ancora una volta, i Cleveland Cavs: condannati da KD alla sconfitta l’anno scorso e di nuovo ancora anche quest’anno.