Cleveland è con le spalle al muro, sotto 0-3 nella serie e chiamata a salvare la faccia per evitare il cappotto e l'ennesima sconfitta casalinga. Golden State invece non vuole fallire il primo match poi per assicurarsi il prima possibile il secondo titolo NBA consecutivo
Nessuna squadra NBA ha mai recuperato una serie playoff dopo essere stata sotto 0-3 in una serie, a maggior ragione sul palcoscenico più importante di tutti. E i Cavaliers, nonostante un sublime LeBron James, non sembrano attrezzati per riuscire a rispondere in maniera efficace agli attacchi degli Warriors, né a invertire la tendenza in una serie ormai segnata. Restano però tantissimi spunti per cui vale la pena seguire questa gara-4, a partire dal più banale e suggestivo di tutti: questa sarà l’ultima partita di James con indosso la maglia dei Cavs? L’ultima nella sua arena, osannato dal suo pubblico che lo ha (ri)accolto a braccia aperte dopo il primo addio. Una storia d’amore che potrebbe nuovamente vivere una brusca fine il prossimo luglio, con Cleveland che cercherà in tutti i modi di convincere LeBron a restare. Ma i risultati sul parquet (e le parole di James in conferenza stampa) lasciano presagire un finale ben diverso. Il n°23 dei Cavs proverà dunque certamente a congedarsi dalla Quicken Loans Arena con un successo, evitando l’onta di uno sweep e magari accedendo la fiammella di una speranza che già alla vigilia delle Finals in molti vedevano spenta. Dall’altra parte invece Golden State è nuovamente a un passo da un momento storico, da un back-to-back che consacrerebbe coach Kerr e tutto il suo gruppo come una della squadre più vincenti della storia NBA e con una prospettiva tutt’altro che negativa. Nessuno al momento sembra poter competere con i quattro All-Star degli Warriors e un’organizzazione di gioco senza eguali, con l’unica incrinatura all’interno del gruppo legata all’assegnazione del titolo di MVP delle Finals. Una contesa che scalda il giusto gli animi nello spogliatoio dei campioni NBA in carica, con Steph Curry che potrebbe lecitamente avanzare la sua candidatura, nonostante il passaggio a vuoto in gara-3. Durant infatti si è preso responsabilità e onori, segnando 43 punti e rilanciando le sue quotazioni. In una squadra piena di stelle, c’è l’imbarazzo della scelta anche quando bisogna assegnare un premio del genere: tutti vorrebbero avere questi problemi.