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NBA Finals, i Golden State Warriors vincono il titolo NBA 2018

NBA

Non c'è partita in gara-4 tra Cleveland e Golden State: gli Warriors dominano la sfida sin dalla palla a due, chiudono la serie sul 4-0 e vincono il secondo titolo NBA consecutivo, il terzo negli ultimi quattro anni, condannando LeBron James alla sesta sconfitta alle Finals in carriera. Kevin Durant votato MVP delle Finals a sorpresa, nonostante i 37 punti di Steph Curry per il 108-85 finale

IL TABELLINO DELLA PARTITA

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Se gara-3 era stata la fotocopia della partita dello scorso anno, gara-4 delle NBA Finals 2018 è stata tutto il contrario: i Golden State Warriors questa volta non hanno abbassato la guardia e hanno chiuso il cappotto ai danni dei Cleveland Cavaliers dominando dall’inizio alla fine, vincendo senza alcuna discussione il sesto titolo della loro storia, il terzo negli ultimi quattro anni, il secondo in fila. Un successo che porta la firma di Steph Curry, che con i suoi 37 punti non è però riuscito a vincere il primo titolo di MVP delle Finals della sua carriera, andato invece di nuovo - un po' a sorpresa - a Kevin Durant. KD ha chiuso la sua gara-4 con una tripla doppia da 20 punti, 12 rimbalzi e 10 assist, ma è sembrato anche lui piuttosto imbarazzato nel ricevere il premio dalle mani di Bill Russell, andando quasi a "scusarsi" con Curry dopo l'intervista di rito sul palco. Al di là del premio di MVP, tutti i membri della squadra hanno dato il loro contributo, dai 10 punti tutti nel terzo quarto di Klay Thompson passando per i mattoncini portati da Draymond Green (9 punti e 9 assist), Andre Iguodala (tre triple nel primo tempo), JaVale McGee (decisivo nel terzo quarto) e tutti gli altri giocatori andati a referto con almeno un canestro a testa nella parte competitiva della partita. Per “parte competitiva” si intendono i primi tre quarti, visto che l’ultimo — pur vedendo in campo buona parte dei titolari — non ha avuto alcuna storia, con gli Warriors sempre avanti di almeno 20 punti e in controllo delle operazioni senza mai rischiare. Merito del solito terzo quarto da 25-13, chiudendo una stagione in cui i campioni in carica hanno battuto gli avversari di ben 524 punti nei loro tremendi terzi parziali, lasciando ancora un po’ di più il loro marchio su questa era del basket NBA. Golden State ha avuto un solo momento si sbandamento nel corso del secondo quarto subendo il sorpasso dei Cavs sul 39-38 dopo aver chiuso il primo quarto in vantaggio di 9, ma da lì in poi hanno ripreso il controllo delle operazioni sfruttando le tantissime situazioni di 4 contro 3 concesse dalla difesa di Cleveland, talmente preoccupata da Steph Curry (senza peraltro riuscire a fermarlo) da concedere canestri al ferro non contestati in quantità industriale.

Niente da fare per Cleveland: è stata l’ultima partita di LeBron James in Ohio?

Si conclude così la stagione dei Cavs, e probabilmente la carriera di LeBron James nel suo amato Northeast Ohio: il Re ha chiuso con 23 punti, 7 rimbalzi e 8 assist ma anche 6 palle perse e 7/13 dal campo in poco più di 40 minuti di gioco, senza trovare mai ritmo in attacco e, come al solito, senza troppo aiuto dai suoi compagni. Gli unici a chiudere in doppia cifra sono stati Kevin Love (13 punti con 4/13 al tiro), J.R. Smith (10 con 3 triple) e Rodney Hood (10 quasi tutti nell’ultimo quarto non competitivo): tutti gli altri non hanno superato quota 7, chiudendo con il 35% di squadra al tiro e il 30% da tre, senza capitalizzare sui 16 rimbalzi d’attacco conquistati. I Cavs hanno probabilmente superato i loro limiti arrivando a una finale che senza James non avrebbero mai neanche potuto immaginare, ma davanti a una squadra come Golden State hanno palesato le loro difficoltà tanto offensive quanto soprattutto difensive, senza avere un’idea di come rallentare gli Warriors al di là della gara-1 portata fino al supplementare. Forse senza l’errore ai liberi di George Hill e la follia di J.R. Smith quella partita sarebbe finita in maniera diversa, ma il verdetto della serie è inappellabile: Golden State si è meritatamente confermata come la squadra più forte della NBA per il secondo anno in fila, e dal prossimo anno partirà ancora con un vantaggio consistente nei confronti delle altre 29 avversarie.