La maglietta di Draymond Green ha fatto molto discutere (come al solito): questa volta l'obiettivo è stato LeBron James, facendo chiaro riferimento a un post Instagram di qualche mese fa. A parole poi il n°23 degli Warriors non ha fatto sconti: "Vinciamo perché siamo fatti di una pasta diversa da tutti gli altri, l'ho detto anche a Tristan Thompson"
Ci risiamo. Stessa storia, stessa festa, maglia diversa. Anche se le intenzioni e il risultato sono sempre quelli: prendere in giro lo sconfitto. Draymond Green come lo scorso anno (in cui indossò una t-shirt con la scritta ‘Quickie’, giocando con la denominazione dell’arena dei Cavaliers) ha scelto una maglietta celebrativa molto particolare per partecipare alla parata con cui gli Warriors si sono goduti un clamoroso bagno di folla, baciati dal sole californiano e annaffiati da tanto alcool. Una festa in cui molti riflettori erano puntati proprio sul n°23 di Golden State, che non ha deluso le aspettative. Una provocazione ricercata e certamente riuscita. Una storia che risale allo scorso novembre, qualche vita fa se si pensa alla composizione e alle ambizioni del roster dei Cavaliers. Il copione però anche a inizio regular season prevedeva la stessa trama: LeBron James solo contro tutti. E dopo la striscia di sconfitte preoccupante con cui Cleveland iniziò la stagione (non l’unica), James postò su Instagram una foto dal chiaro messaggio con la didascalia “Mood”, mettendo ben in evidenza il pugno stretto del celebre cartone animato Arthur. Un post che fece molto discutere e al quale Green rispose in maniera indiretta, pubblicando una foto con la stessa didascalia che lo rappresentava mentre faceva la linguaccia. Una provocazione che il diretto interessato si affrettò a smentire in fretta e furia (mostrando anche una discreta coda di paglia), ma che rivisto oggi dopo la parata sembra essere stato un chiaro messaggio provocatorio. Alle celebrazioni per le strade di Oakland infatti Green si è presentato con una maglia raffigurante il pugno di Arthur, la scritta “Mood” e l’aggiunta di tre anelli. Tanti quanti gli Warriors hanno sottratto proprio a James negli ultimi quattro anni. Nulla da aggiungere, se non fosse che intervistato prima dell’inizio della festa (così ha voluto Golden State, evitando poi di arrivare troppo ubriachi al termine e poi essere costretti a parlare), Green ha rincarato la dose contro un altro dei suoi avversari principali durante le Finals, quel Tristan Thompson con cui più volte si è ritrovato faccia a faccia. Alla domanda sul perché questa squadra riesce a far sembrare così facile la conquista di un titolo NBA, Green ha replicato: “Dovrei darti una risposta politicamente corretta, ma la cosa che conta in realtà è che siamo fatti di una pasta diversa dagli altri. Ci sono un sacco di giocatori nella lega, ma sono soft. Noi abbiamo una durezza diversa. L’ho urlato anche a uno dei ragazzi dei Cavs, dopo una partita, lui ha provato a stringermi la mano e gli ho detto: ‘Tristan, non siamo fatti della stessa pasta’”. Difficile essere più chiari di così.