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Mercato NBA: e se LeBron James restasse ai Cleveland Cavaliers?

NBA

Tante le ipotesi, numerose le squadre in lista per provare a convincerlo e a godersi gli ultimi anni di carriera del giocatore NBA più forte al mondo. Nessuno però sembra tenere conto di un’altra ipotesi, con James che “a sorpresa” potrebbe scegliere di restare a Cleveland

Il saluto lento a tutti gli addetti della Quicken Loans Arena, tenendo a riparo la mano infortunata dietro la schiena dopo averla portata allo sforzo estremo nelle tre partite di finale in cui nessuno era a conoscenza del suo problema. LeBron James si è lasciato frettolosamente alle spalle la festa degli Warriors, consapevole che quella sirena finale avrebbe significato anche l’inizio di una lunghissima serie di illazioni, congetture e ipotesi riguardo il suo futuro. Dove giocherà la prossima stagione? Quale squadra lo convincerà nuovamente a salutare il suo Ohio? Domande legittime, dopo che il roster dei Cavaliers è apparso spremuto e non in grado di supportare il n°23 che da solo ha trascinato Cleveland per la quarta volta consecutiva alle Finals NBA. Discorsi e supposizioni che non tengono conto però di una possibile alternativa: e se LeBron decidesse di restare? Magari seguendo il consiglio di Shaq, pensando che peregrinare per la lega a caccia di un titolo sia uno sforzo vano e che non aggiungerebbe molto alla sua già straordinaria carriera? Difficile da credere, visto che nonostante i 34 anni che si avvicinano, James resta il miglior giocatore NBA in circolazione. Fino a quando il suo fisico (e la sua resa) resterà così alta, impossibile non puntare al bersaglio grosso, anche a costo di rifare le valigie e andare via (di nuovo) da Cleveland. Questa volta non sarebbe però un tradimento, visto che il debito con la sua gente è stato definitivamente saldato con il successo nel 2016. Sul piatto questa volta ci sono ben altre considerazioni di cui tenere conto, a partire da quelle familiari. La moglie e i figli infatti a Cleveland hanno trovato la definitiva stabilità dopo gli anni pur gradevoli trascorsi a South Beach e potrebbero preferire restare in Ohio. Valutazioni tutt’altro che secondarie, come quelle scaturite dall’attrattiva inevitabile dettata dal vivere al sole di Los Angeles o godendosi le possibilità di New York (no, LeBron non andrà ai Knicks). A questo però bisognerà poi far coincidere anche altre valutazioni, figlie di logiche tecniche ed economiche.

Cleveland, un sacrificio economico (enorme) se resta LeBron

A livello salariale Cleveland sarebbe ovviamente la soluzione ideale: nessuno infatti può offrirgli più soldi di quanto possa mettere sul piatto Dan Gilbert, il proprietario dei Cavs con cui i rapporti sono tutt’altro che idilliaci. Le frizioni con la dirigenza sono un altro aspetto che lascia immaginare ci possa essere una rottura in estate, ma già in passato il n°23 ha deciso di proseguire nonostante le divergenze e il rapporto complicato con la proprietà. LeBron fino alla mezzanotte del 29 giugno potrà scegliere se declinare o accettare la player option prevista dal secondo anno del suo biennale che gli permetterebbe di incassare da 34 milioni di dollari. Firmare sarebbe paradossalmente un messaggio in controtendenza, perché indicherebbe l’intenzione di garantire un base contrattuale alle altre squadre, con cui poter mettere in piedi una trade (sì, Houston sarebbe la principale indiziata dietro una mossa del genere). Se l’intenzione di James fosse quella di restare a Cleveland invece, LeBron cercherebbe di massimizzare la sua possibilità di passare all’incasso, potendo vagliare le solite due alternative già a disposizione durante le scorse off-season. James potrebbe firmare nuovamente un biennale, mettendosi in tasca il massimo consentito nella prossima stagione e ritrovandosi poi ad avere sempre il coltello dalla parte del manico la prossima estate, oppure accettando un accordo da cinque anni e 207 milioni di dollari. Cifre che solo Cleveland può garantirgli che manderebbero un chiaro segnale a tutte le altre squadre della lega: la mia carriera la finisco lì dove è iniziata, a casa mia. Con buona pace delle tante squadre che sognano di poterlo convincere. Una buona notizia per Cleveland a livello tecnico, che però sarebbe costretta a sobbarcarsi un onere ulteriore sotto l’aspetto economico, superando la soglia della luxury tax per il l’ennesimo anno consecutivo. Uno sforamento che inizierebbe a costare molto più caro rispetto al passato, secondo quanto previsto dalla repeater tax, che tende a disincentivare lo sforamento del salary cap per più anni successivi. Una piacevole condanna insomma, che porterebbe l’esborso dei Cavaliers al di sopra dei 200 milioni di dollari.

Che squadra (ri)costruire attorno a James?

Messa mano al portafoglio e convinto James a restare, il lavoro più complicato a quel punto sarebbe rimettere in piedi un roster competitivo senza alcun margine di manovra che non implichi scambi di contratti pesanti e spesso legati a giocatori in una fase calante della loro carriera. Questo gruppo costa tanto e non garantisce a LeBron il supporto necessario per tirare il fiato e disporre di alternative credibili ad alto livello. Cleveland ha faticato a battere gli Orlando Magic in regular season, quando James decideva di tirare il fiato e il motore magicamente smetteva di girare. Un chiaro segnale di come questo roster senza il suo leader, fatichi a battere qualsiasi avversario. La speranza più grande al momento è riposta nell’ottava scelta del prossimo Draft, che si preannuncia come uno dei più ricchi degli ultimi anni e potrebbe permettere a Cleveland di pescare un talento di buon livello. Una chiamata che può far gola a molti, ma che i Cavs non possono scambiare prima del prossimo 21 giugno (a causa della Ted Stepien Rule, che non permette di rinunciare a una prima scelta in anni consecutivi, per colpa proprio di un ex GM di Cleveland), ma che in via indiretta potrebbe garantire un ghiotto boccone alle franchigie a caccia di giovani talenti. Sacrificare quella potrebbe voler dire liberarsi di almeno uno dei contrattoni pesanti presenti a libro paga, senza però permettere al GM Koby Altman di poter fare affidamento ad altro spazio oltre alla Mid-Level da 5.4 milioni di dollari. Cifre che non permetterebbero di firmare neance Tyreke Evans o Jahlil Okafor per intenderci (entrambi guadagnano di più. come la quasi totalità dei giocatori della lega), figurarsi profili di spessore che permettano di avere alternative credibili durante i playoff. No, tenere LeBron vorrebbe dire mettere in discussione tutto il resto, a partire da Kevin Love e da tutti quei giocatori che riescono ad avere un minimo di appeal e di mercato. Confermare James implicherebbe dunque l'ipotesi di abbattere tutto il resto e ripartire da zero. O dal 23, che non è poco, ma che negli ultimi due anni non è bastato.