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NBA, Houston Rockets: via anche Mbah a Moute, ma la luxury tax non è un problema

NBA

Houston ha perso due pedine fondamentali e deve ancora trovare l'accordo per il rinnovo di Clint Capela. La dirigenza dei Rockets però è tranquilla, sicura di mantenere la squadra al vertice. A parole i soldi non sembrano essere un grosso problema

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“Siamo arrivati a un infortunio di Chris Paul di distanza dalle Finals NBA, non possiamo che essere positivi e fiduciosi anche riguardo quello che succederà nella prossima stagione”. È sorridente Tilman Fertitta, da meno di un anno diventato il nuovo proprietario dei Rockets e pronto alle sfide che aspettano i suoi ragazzi da ottobre. Al momento però c’è da pensare a una free agency complicata, piena di potenziali punti di svolta, durante la quale i texani sono stati costretti a fare delle rinunce. Il primo obiettivo non poteva che essere il modo di sbrogliare la matassa CP3: 160 milioni di rinnovo, quattro anni di contratto e Paul blindato a vita con Houston. Una scelta compromettente se si guarda al salary cap, e a tutti gli altri contratti sul tavolo ancora da sbloccare. Spendere così tanto per l’ex point guard dei Clippers vuol dire superare certamente la soglia della luxury tax, nonostante poi i Rockets siano stati costretti a fare delle rinunce. Il primo giorno di free agency è andato via Trevor Ariza, felice di intascare ben 15 milioni di dollari dai Suns; una cifra che i texani non avrebbero potuto pareggiare in alcun modo. Nelle ultime ore invece ha salutato la compagni Luc Mbah a Moute, che a 12 mesi di distanza è pronto a ripercorrere in senso opposto la strada per Los Angeles, andandosi a prendere un annuale da 4.3 milioni di dollari. Quasi il doppio dei 2.4 che prevedeva il minimo da veterano dei Rockets. Decisione sofferte, ma non figlie di un presupposto: “Sappiamo bene che saremo una delle squadre che pagheranno la tassa di lusso – sottolinea Fertitta – ma se tu vuoi competere per il titolo, a meno che non sia stato veramente fortunato, sei costretto a spendere più del consentito. Per questo, le cose vadano come devono: non sarò certo io a porre dei veti per ragioni economiche”. E Houston sembra avere davvero tutta l’intenzione di restare al vertice, nonostante la grana del contratto di Clint Capela, nel bene o nel male l’ultimo nodo da sciogliere. Il lungo svizzero ha chiesto 100, i Rockets inizialmente avevano proposto 60 e l’accordo è ancora lontano, ma necessario per mantenere intatto il gruppo che così bene ha fatto la passata stagione. Anche a costo di spendere qualche dollaro in più, tanto la luxury tax non sembra essere un grosso problema.