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NBA, Marcus Smart: “Addio mamma, la donna più forte che abbia mai conosciuto”

NBA

Camellia Smart non ce l'ha fatta: la madre del giocatore di Boston è venuta a mancare nel weekend dopo una lunga battaglia contro il cancro. E il n°36 dei Celtics le ha reso omaggio sui social in maniera davvero toccante

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BOSTON RINNOVA CON MARCUS SMART: 4 ANNI, 52 MILIONI DI DOLLARI

Mamma Camellia non ce l’ha fatta. Dopo una lunga battaglia con un tumore al midollo osseo – divenuta pubblica lo scorso aprile durante i playoff – la 63enne madre di Marcus Smart si è arresa alla malattia ed è venuta a mancare nel weekend, come comunicato dallo stesso giocatore dei Celtics attraverso la sua pagina Twitter in un post dal titolo "Ti amo mamma" in cui descrive la madre come “il mio esempio, la mia amica, la colla che mi tiene assieme, la mia tifosa numero uno e la mia critica numero uno”. Le parole del giocatore di Boston sono di ammirazione sconfinata per una donna forte come nessuna (“Hai messo tutto e tutti davanti a te”) e a cui il piccolo Smart, a soli 9 anni, aveva fatto una promessa: “Ti ho promesso che ce l’avrei fatta e che tu e papà avreste finalmente potuto riposarvi, ma non pensavo che il riposo per te fosse quello che ora ti aspetta in paradiso. Le parole non riescono a esprimere l’amore e la mancanza che già sento per te, che mi hai insegnato a tenere sempre la testa alta e a essere forte. È come se ti sentissi ripetermelo anche adesso, mentre scrivo queste parole e dentro mi viene da piangere e mi sento come se stessi soffocando. La persona che mi ha sempre aiutato a superare tutto questo ora mi ha lasciato ma so che sei in un posto migliore senza più preoccupazioni, dolore e tristezza. Odio l’idea di doverti lasciare andare ma ringrazio Dio per avermi dato un angelo che chiamo mamma”. Il messaggio di Smart si conclude poi con un addio che è in realtà un triste arrivederci, “fino alla prossima volta in cui ci vedremo ancora, ti auguro di riposare in pace. Alla persona più forte che ho mai conosciuto, mia mamma, Camellia Smart”. Il carattere coriaceo della donna era venuto alla ribalta durante la corsa playoff dei Celtics la scorsa primavera: la volontà del giocatore di stare vicino alla madre durante la malattia si era scontrata proprio con l’opinione della diretta interessata, che aveva esortato il figlio a non lasciare i suoi compagni in un momento così delicato della stagione e di continuare a scendere in campo onorando la maglia biancoverde dei Celtics. Smart – da bravo figlio – aveva seguito i consigli di sua madre, senza però dimenticarla una volta sul parquet: sulle sue scarpe ecco allora comparire diversi messaggi a lei rivolti, da “Mama’s boy” all’esortazione “Io lotto, tu lotti”, fino a uno sfogo (“F cancer”) contro la malattia che – dopo avergli portato via un fratello maggiore a soli 33 anni, quando lui ne aveva 9 – ha vinto la battaglia anche contro la madre.

"YounGameChanger": una fondazione per aiutare i ragazzi malati

Sono stati mesi davvero intensi per la guardia di coach Brad Stevens, giunto in scadenza di contratto al termine della scorsa stagione. Dopo essere rientrato da un infortunio proprio durante i playoff e aver aiutato i Celtics con il suo gioco tutto energia-e-lotta a raggiungere gara-7 contro i Cleveland Cavs di LeBron James in finale di conference, Smart è rimasto a lungo senza contratto durante le prime settimane di free agency, raggiungendo infine un accordo con la franchigia più vincente della NBA per i prossimi 4 anni, mettendosi in tasca una cifra di tutto rispetto (52 milioni di dollari). Una sicurezza, professionale ed economica, a cui il giocatore fa riferimento anche nel messaggio indirizzato alla madre, a cui avrebbe voluto dedicare una vita finalmente comoda e agiata. Venuta a mancare lei, non finisce però l’impegno del n°36 dei Celtics verso tutte le persone colpite come mamma Camellia dalla malattia: Smart ha difatti fondato fin dal suo ingresso nella NBA la propria associazione benefica – YounGameChanger Foundation – ed è spesso in prima fila, visitando diversi ospedali della zona di Boston, per assicurare la sua presenza al fianco di ragazzi e ragazze meno fortunati di lui, impegnati a disputare una partita sicuramente più importante di qualsiasi rivalità NBA.