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Philadelphia, diagnosi per infortunio di Fultz: Markelle ha il TOS

NBA

Le visite con gli specialisti delle ultime settimane hanno dato una diagnosi definitiva alla guardia dei Philadelphia 76ers: il suo problema è la sindrome dello stretto toracico superiore che gli impedisce di sollevare correttamente le braccia. Non è prevista una operazione chirurgica, verrà rivalutato tra 3-6 settimane di fisioterapia

IL CASO FULTZ SI TINGE DI GIALLO, E SI VA VERSO L'ADDIO A PHILA

Dopo più di un anno di speculazioni sulle condizioni fisiche di Markelle Fultz, finalmente si è arrivati a una diagnosi definitiva – o almeno così si spera. Come comunicato dal suo agente/avvocato Raymond Brothers attraverso ESPN, la prima scelta assoluta al Draft 2017 soffre della sindrome dello stretto toracico superiore (in inglese "Thoracic Outlet Syndrome", abbreviato in TOS), una condizione che  impatta i nervi e le arterie/vene tra il collo e la spalla comprimendoli e limitando il movimento verso l’alto delle braccia, tra cui quindi la meccanica di tiro. Il giocatore dei Philadelphia 76ers rimarrà fuori per un periodo compreso tra le tre e le sei settimane prima di essere rivalutato dalla franchigia, ma per il momento è stata esclusa un’operazione chirurgica. La guardia farà solo fisioterapia a Los Angeles nelle prossime settimane seguito anche dallo staff medico dei Sixers, che comunque lo ha accompagnato in ognuna delle tante visite fatte dal giocatore con circa dieci specialisti in giro per gli Stati Uniti. La speranza di tutti è che questa diagnosi permetta finalmente di avere una pianificazione per il ritorno ai livelli del college per Fultz, dopo che nelle ultime settimane si erano sparse diverse voci sulle difficoltà psicologiche del ragazzo. "Le persone dicevano che fosse un problema mentale, ma non lo è" ha detto Brothers. "Non c’è nessuna possibilità che una prima scelta assoluta da un giorno all’altro non riesca più a sollevare le braccia per tirare un pallone [solo per un blocco mentale]. C’è qualcosa di sbagliato dal punto di vista fisico, e ora abbiamo la risposta a quel problema".

Che cos’è la sindrome dello stretto toracico superiore?

Più che una singola problematica, la definizione di sindrome dello stretto toracico superiore (TOS) fa riferimento a una serie di sintomi e problemi che derivano da una compressione neurovascolare della zona compresa tra collo e spalla, dove i vasi sanguigni e i nervi vengono “schiacciati” e quindi non possono funzionare a dovere. Quella compressione può derivare da anomalie legate a tessuti morbidi come i muscoli o legamenti oppure a ossa, ma i sintomi possono essere estremamente variabili – da una generale intorpidimento dovute a un flusso sanguigno minore a formicolio, debolezza, una maggiore stanchezza in quella zona del corpo fino a vero e proprio dolore. Il TOS può essere molto difficile da diagnosticare e varia fortemente da persona a persona in base a quale vaso sanguigno o nervo viene schiacciato, e gli esami che possono essere effettuati non sono sempre conclusivi – il che porta a frustrazione nel cercare di determinare la radice del problema, come è sicuramente il caso di Fultz nell’ultimo anno.

La particolarità del caso di Fultz

Il TOS solitamente affligge sportivi che utilizzano ripetitivamente la parte superiore del corpo come i lanciatori del baseball (negli ultimi anni è capitato a Chris Carpenter, Phil Hughes e Matt Harvey) o anche nuotatori, sub, pallanuotisti, pallavolisti, giocatori di tennis o di football. Quello che rende davvero particolare il caso di Fultz è che i giocatori di pallacanestro di solito non ne sono afflitti, visto che il movimento di tiro “richiede più tecnica che forza”, per usare le parole del Dr. Jason Lee dello Stanford University Medical Center, interpellato da ESPN. Nella NBA l’unico precedente riguarda l’ex giocatore Ben Uzoh, a cui però la diagnosi del TOS è stata data solo dopo la fine della sua carriera. Per questo, al di là dei primi tempi di recupero dati dall’agente (anche per calmare le acque con la franchigia?) è difficile stabilire con certezza quando Fultz tornerà davvero al 100% - se mai succederà, anche perché la riabilitazione prevede un periodo per imparare di nuovo certi movimenti, oltre a rafforzare i muscoli attorno alla zona interessata. Questo percorso dovrebbe riportare Fultz alla sua condizione originaria, ma se così non fosse – e i problemi si rivelassero strutturali – ovviamente l’opzione di ricorrere ad operazione chirurgica non può essere esclusa.