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NBA, i Bulls si appellano all'associazione giocatori contro Boylen: "Facciano pure una chiamata"

NBA

Continuano i problemi all'interno della franchigia di Chicago: una parte del roster si è lamentata delle decisioni e dei comportamenti del neo-allenatore dei Bulls, diventato una figura controversa e discussa in poco più di una settimana

COSA STA SUCCEDENDO NELLO SPOGLIATOIO BULLS?

BOYLEN: "FIGURA IMBARAZZANTE CONTRO I CELTICS"

DISASTRO BULLS: SCONFITTA RECORD CONTRO I BOSTON CELTICS

I CHICAGO BULLS HANNO LICENZIATO FRED HOIBERG

A Chicago quest’anno la situazione non è mai stata felice, eppure in casa Bulls in molti rimpiangono la “tranquillità” di dieci giorni fa. Da quando è stato allontanato coach Fred Hoiberg è successo davvero di tutto. L’ultima puntata della serie TV che ha già proposto la sconfitta peggiore della storia della franchigia e il tentato ammutinamento (più o meno riuscito) il giorno seguente in allenamento, ha alzato se possibile ancora di più l’asticella. Dopo il lungo meeting tra giocatori e staff le divergenze sembravano essere state appianate; un’illusione stando alle ultime indiscrezioni. Secondo quanto raccontato da Yahoo e nonostante la pace annunciata da più parti, alcuni giocatori dei Bulls infatti hanno contattato l’NBA denunciando quello che secondo loro è un comportamento non rispettoso della loro professionalità, contrari alle tecniche utilizzate e delle decisioni prese in allenamento da parte di coach Boylen. A detta di questa parte del roster,  i suoi tentativi di “motivare il gruppo” vanno ben al di là del consentito. Lamentale che per l’allenatore di Chicago non sono un problema: se alcuni dei giocatori che fanno parte della squadra vogliono appellarsi all’associazione giocatori, lo facciano a loro piacimento: “Li chiamassero pure: conosco le regole, non ho nessun problema. Non è di certo un deterrente per il lavoro che stiamo portando avanti in campo e in allenamento”. Non la migliore delle premesse prima di scendere in campo a meno di due giorni di distanza dalla peggior sconfitta della storia della franchigia. Per la prima volta in questa regular season, i Bulls hanno avuto a disposizione l’intero roster da schierare contro Sacramento (recuperando sia Bobby Portis che Khris Dunn) e sono tornati a quella che diversi cronisti di Chicago hanno definito come “la norma”: una prevedibile sconfitta con 20 punti di scarto che almeno non ha generato psicodrammi o rivolte. È già un buon risultato.

Le parole di Boylen: “Vi spiego io come stanno le cose”

In realtà il racconto dei fatti filtrato nelle ultime ore non è quello che coincide con la verità, almeno stando a sentire l’allenatore dei Bulls: “Non è vero quanto è stato raccontato, non amo questo genere di narrativa che si è costruita attorno agli ultimi due giorni. In realtà si tratta di un paio di ragazzi che hanno pensato che l’allenamento di domenica fosse eccessivo, dopo la dura settimana che avevamo avuto. Ma loro devono imparare a fidarsi di me del fatto che se io gli dico di essere in palestra, sarò poi in grado di gestire le loro gambe e le energie. Mi occupo io di tutto ciò che c’è da fare. Ma loro non lo hanno capito: sono stato costretto a spiegare di nuovo che devono fidarsi, farò sempre il meglio per questa squadra. Solo che devono lasciar decidere me: facciamo le cose insieme e miglioreremo tutti. Alcuni invece hanno preferito lamentarsi: abbiamo discusso di questo e siamo andati avanti. Possiamo commettere degli errori, soprattutto in una settimana piena di sali-scendi: nuovo allenatore, sette giorni impegnativi, una grande vittoria seguita poi da un tonfo memorabile. Siamo umani e tutti hanno un motivo valido per chiedere che le cose vengano fatte in maniera diversa. Alla fine basta parlarsi e capire le ragioni di tutti”.

I fischi del pubblico di casa e la "retromarcia" a fine partita

Siparietti e scenari che il pubblico dello United Center non ha gradito, fischiando rumorosamente la squadra dopo la sirena finale. E pensare che in spogliatoio gli animi sembravano all’apparenza tranquilli prima della palla a due: Wendell Carter Jr. scherzava assieme a Cameron Payne, mentre Zach LaVine ritrattava con ironia i commenti amari fatti dopo il ko da record contro Boston. Scene surreali ripetute anche a fine partita, quando i giocatori si erano prima goduti un ottimo quarto d’apertura, per poi crollare nella ripresa. “Abbiamo giocato uno dei migliori primi tempi della nostra stagione – sottolinea Boylen – facciamo fatica a reggere per 48 minuti quel ritmo e quel livello d’esecuzione”. Alla sirena sono ben 27 le palle perse, un altro record che avrebbero preferito non raccogliere: “Nel bene o nel male, questa bufera ci ha unito. Siamo un gruppo coeso”, sottolinea LaVine, seguito a ruota dal rientrante Dunn: “In trasferta ci toccherà unire gli sforzi ancora di più, avremo bisogno gli uni degli altri”, chiosa con la testa già a Città del Messimo, dove i Bulls giocheranno la partita contro Orlando. Una bella trasferta, lunga e in grado di liberare la mente. Un toccasana in una situazione via via sempre più complicata.