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La NBA saluta i Suns? Phoenix potrebbe perdere la franchigia

NBA

Il voto sulla ristrutturazione dell'arena che ospita i Phoenix Suns è stato rimandato di un mese, mettendo in pericolo il progetto che aiuterebbe la franchigia a rimanere in città. Il proprietario Robert Sarver avrebbe "minacciato" di spostare la squadra a Seattle o Las Vegas, ma ha prontamente smentito ogni voce

Più o meno ogni due o tre anni nella NBA si assiste alla stessa scena: un’arena che ospita una franchigia inizia a mostrare il segno degli anni e il proprietario va alla ricerca di una parte dei soldi necessari a rinnovarla chiedendoli alla città, dando vita a una lotta più o meno serrata per ottenerli. È quello che è successo pochi anni fa a Milwaukee (e che ha portato al nuovo Fiserv Forum) ed è quello che sta succedendo anche tra la città di Phoenix e il proprietario dei Suns Robert Sarver, mettendo in pericolo la permanenza della franchigia in Arizona. La Talking Stick Resort Arena, casa dei Suns, deve essere rinnovata con un investimento di 230 milioni di dollari, ma il voto del consiglio cittadino è stato rimandato di un mese (al prossimo 23 gennaio) per permettere a tutti i residenti di assistere agli incontri pubblici che verranno tenuti per discutere del progetto. Una notizia che non ha fatto piacere a Sarver, il quale – secondo quanto riportato dall’Arizona Republic – avrebbe "minacciato" un membro del consiglio dicendogli che avrebbe portato la squadra a Seattle o Las Vegas se il progetto – che non avrebbe impatto sulle tasse dei cittadini, almeno secondo quanto detto dalla franchigia – non venisse approvato. Anche questo è un argomento che va avanti da anni: molto spesso i proprietari della NBA hanno utilizzato lo "spauracchio" di un trasferimento a Seattle o nella città del Nevada per forzare la mano nei confronti della politica, prospettando uno scenario simile a quello che dieci anni fa ha portato i Supersonics a Oklahoma City per farli diventare i Thunder.

La posizione di Sarver: "Vogliamo tenere i Suns a Phoenix"

Il city manager di Phoenix Ed Zuercher si è affrettato a dichiarare al giornale che ha dato la notizia di non ritenere le parole di Sarver come una minaccia. "Hanno parlato di quali opzioni ci sono, ma Robert non mi ha mai minacciato. Ha solo menzionato quali altre città stanno cercando di avere una franchigia NBA". Sarà pure così, ma quella dell’attuale proprietario dei Suns non sembra proprio un’allusione senza un doppio fine. Sarver, dal canto suo, ha gettato abbondanti dosi di acqua sul fuoco mettendoci la faccia con un messaggio di un minuto sul profilo Twitter dei Suns: "Sono impegnato al 100% per trattenere questa squadra esattamente qui dove siamo, e voglio che questo messaggio arrivi a tutti in maniera cristallina. I Phoenix Suns non lasceranno Phonix: questo è il mio impegno come lo è stato negli ultimi quattro anni cercando una soluzione per tenere questa squadra al centro di Phoenix, che rimane il suo posto". Sarver ha anche annunciato la necessità di rinnovare non solo l’arena (ormai vecchia di 30 anni e con il quale è stato firmato un contratto di leasing quarantennale nel lontano 1992, ma con opzione per uscirne dopo 30 anni), ma anche di migliorare il campo di allenamento che ospita i Suns e la franchigia WNBA delle Mercury per un costo complessivo di 80 milioni.

I due ostacoli: l’elezione del nuovo sindaco e la clausola di uscita a luglio 2019

Sarà davvero così? La risposta arriverà a partire dal prossimo 23 gennaio, quando sicuramente se ne saprà di più, ma bisognerà fare in fretta: dal 12 marzo infatti ci sarà un nuovo sindaco in città e la candidata in pole position, Kate Gallego, si è detta contraria a qualsiasi intervento pubblico per una nuova arena. Se prenderà più del 50% dei voti, è molto probabile che le trattative con i Suns verranno terminate in fretta. E se il progetto di ristrutturazione dovesse concludersi con un nulla di fatto, non è da escludere che l’arena possa essere spostata dal centro all’area di Scottsdale, vicino al casinò che sponsorizza l’attuale palazzetto. A pesare su tutto questo c’è anche la possibilità che hanno i Suns di uscire dall’accordo con la città nel luglio del 2019 se l’arena – come appare – dovesse essere ritenuta non all’altezza degli standard delle altre arene NBA. A quel punto Sarver sarebbe libero di prendere qualsiasi decisione egli voglia, e dalle parole che al momento appaiono ancora concilianti si passerebbe ai fatti.