Massimo stagionale per i Celtics i 138 punti rifilati ai Pacers, mentre a Los Angeles Kyle Kuzma stabilisce il suo nuovo career-high con 41 punti in soli tre quarti. Luka Doncic segna 30 punti e domina la sfida con Deandre Ayton, ancora meglio fa Anthony Davis che con 38 punti e 13 rimbalzi infligge ai Cavs l'11^ sconfitta in fila
NON BASTA UN HARDEN DA 42, ANTETOKOUNMPO VINCE LA SFIDA TRA MVP
Boston Celtics-Indiana Pacers 135-108
Una battaglia tra due squadre di vertice della Eastern Conference, entrambe in grandi periodi di forma, con Boston (quinta a Est) vincente nelle ultime tre uscite e Indiana (terza) in cinque delle ultime sei. La vincono senza neppure troppe difficoltà i Celtics, segnando il massimo totale stagionale di squadra (135 punti) ma soprattutto mettendo a referto per la quinta volta in fila una gara con almeno 30 assist, segnale di eccellenza assoluta nell’esecuzione offensiva (per trovare una striscia simile occorre tornare al lontano 1987). Una vittoria dei Celtics da Celtics, ovvero segnata da tanti protagonisti e non da un’unica serata magica: tre giocatori del roster di coach Stevens toccano quota 20, con Marcus Morris e Jaylen Brown a quota 22 e Jayson Tatum a 20, ma altri quattro vanno in doppia cifra, tra cui un Kyrie Irving che chiude con 12 punti in soli 24 minuti e può restare a riposare per tutto il quarto quarto, in una gara condotta dal primo secondo all’ultimo (con Tatum a segnare 9 dei primi 11 punti di squadra) e che li ha visti toccare quota 100 già prima dell’inizio dell’ultimo quarto. Sopra di 15 punti già all’intervallo, Indiana non va oltre al -12, senza apparire mai in grado di impensierire davvero i padroni di casa. “Non ne avevamo fisicamente”, ammette coach McMillan. “È la nostra quarta gara in cinque sere e giochiamo a Boston: non posso rimproverare troppo ai miei ragazzi”. Il migliore dei Pacers è Domantas Sabonis, stabilmente in quintetto per via dell’infortunio a Myles Turner, che chiude con 20 punti e 7 rimbalzi; 17 li aggiunge Victor Oladipo mentre 15 con 16 tiri li porta in dote Tyreke Evans dalla panchina. Col successo sui Pacers, Boston ha vinto 7 delle ultime 9 gare.
Los Angeles Lakers-Detroit Pistons 113-100
Ancora senza “King” James, per una volta Kyle Kuzma si traveste da LeBron e trascina al successo i suoi. Il n°0 gialloviola, originario del Michigan (è nato a Flint), contro la squadra del suo stato stabilisce il suo nuovo massimo in carriera, chiudendo la gara con 41 punti e un ottimo 16/24 dal campo che vede anche 5 triple a segno sulle 10 tentate. Kuzma segna 22 dei suoi 41 punti nel solo terzo quarto e poi resta in panchina a riposare per tutta l’ultima frazione (il primo Lakers da quando è stato introdotto il cronometro dei 24 secondi a riuscirci in meno di 30 minuti), quando i suoi compagni portano a compimento un prezioso successo, il secondo in fila dopo cinque sconfitte nelle precedenti sei gare (tutte in contumacia James). Un altro giocatore che ha ben motivo di festeggiare in casa Lakers è Michael Beasley, che festeggia il suo compleanno regalandosi un season-high da 19 punti con 9/13 al tiro dalla panchina, che produce anche 15 punti da Kantevious Caldwell-Pope e 11 da Ivan Zubac. Sono tutti loro i 45 punti della second unit gialloviola, mentre il solito Langston Galloway guida quella degli ospiti con 15 punti, uno in meno di quelli mandati a referto da Blake Griffin, che dei Pistons è il miglior marcatore di serata ma chiude con l’incredibile impresa (al rovescio) di non catturare neppure un rimbalzo in 37 minuti di gioco. Ne prende 17 invece il suo compagno di lotte sotto i tabelloni Andre Drummond, ma tira solo 2/12 e non evita a Detroit il terzo ko consecutivo, l’ottavo nelle ultime dieci gare disputate.
Dallas Mavericks-Phoenix Suns 104-94
Dallas va all’intervallo sotto di 8 ma un terzo periodo da 32-19 decide la sfida contro Phoenix permettendo ai Mavs di vincere la prima gara delle ultime otto giocate contro i Suns. Maledizione spezzata soprattutto grazie a un’altra immensa prestazione di Luka Doncic, forse stimolato dalla sfida ravvicinata con il n°1 assoluto dell’ultimo Draft, Deandre Ayton. Lo sloveno, chiamato alla n°3, chiude a quattro punti soltanto dal suo massimo in carriera, collezionando 30 punti con 4/9 da tre, 6 rimbalzi, 5 assist, 3 recuperi e ben 16 liberi tentati, altro career-high, mentre il lungo ex Arizona è limitato per tutta la serata da problemi di falli e non va oltre una misera gara da 6 punti e 5 rimbalzi (con 5 falli). “È una vera bestia – dice Ayton di Doncic – guardo tutte le sue partite e quando lo guardo giocare dico sempre che non sembra assolutamente una matricola, perché è come se si fosse già trovato in certe situazioni”. I Mavericks hanno 17 punti anche da Harrison Barnes e un Wesley Matthews decisivo nel secondo tempo, quando la gara si decide, e l’ex Marquette mette a tabellone 12 dei suoi 14 punti. Per Phoenix, ancora senza Devin Booker, ci sono 20 punti di T.J. Warren, 17 di Josh Jackson e 16 con 7/8 al tiro di Richaun Holmes dalla panchina.
New Orleans Pelicans-Cleveland Cavaliers 140-126
I Cavs sono reduce da 10 sconfitte in fila ma sul campo dei Pelicans partono caldissimi, segnando le prime 8 triple e mettendo a tabellone un primo quarto da 38 punti. Il vantaggio degli ospiti arriva anche a 16 punti all’inizio del secondo quarto, chiuso però con un parziale di 12-2 New Orleans che rimette in gioco i padroni di casa. Il secondo tempo poi è tutt’altra storia, con Anthony Davis a farla da padrone: segna 18 punti nel solo terzo quarto e chiude con 38, 13 rimbalzi, 7 assist e 4 stoppate, prendendosi soltanto 17 tiri. I Pelicans segnano 41 punti nel terzo periodo e 40 nel quarto, confezionando una seconda metà di gara quasi perfetta offensivamente, con il 67.6% dal campo, il 38.5% da tre e sbagliando un solo libero (26/27). La terza vittoria consecutiva arriva anche grazie ai 19 punti del rookie Frank Jackson (al suo secondo massimo in carriera consecutivo, dopo i 17 contro Memphis), ai 18 di Jrue Holiday e ai 17 di Julius Randle di un rientrante Nikola Mirotic, pronto ad aggiungere nuovo potenziale offensivo alla squadra di coach Gentry. Nonostante l’ottimo avvio, la panchina di Cleveland – guidata dai 21 punti di Jordan Clarkson – fa meglio del quintetto base, segnando 75 punti, contro i 51 di titolari, che hanno in Ale Burks il giocatore più prolifico a quota 17. “Il problema non è stato l’attacco ma la difesa”, dice coach Larry Drew. E non da oggi.
Washington Wizards-Philadelphia 76ers 123-106
Come spesso accade in caso di home-and-home (due squadre in back-to-back l’una in casa dell’altra), Washington e Philadelphia si dividono equamente le gare con gli Wizards che trovano il successo vendicando la sconfitta di ieri notte. Merito di Bradley Beal, che ha segnato 14 dei suoi 34 punti negli ultimi quattro minuti di partita, battendo da solo gli avversari 14-5 e regalando ai suoi la quarta vittoria su sette partite disputate senza John Wall. Il parziale di Beal è cominciato dopo aver preso uno sfondamento da Joel Embiid, con il quale si allena abitualmente durante l’estate tramite il loro trainer comune Drew Hanlen, che gli ha permesso di prenderla sul ridere dopo la gara: "Sono un giocatore fisico, mi piace prendere sfondamento, ma con Jojo è un po’ diverso perché è davvero grosso". Il centro dei Sixers ha chiuso con 35 punti e 14 rimbalzi, seguito dai 23 di Jimmy Butler e i 15+10 di Ben Simmons, ma gli ospiti hanno pagato la brutta combinazione di cattive percentuali (8/27 dall’arco) e palle perse (24) che hanno portato alla prima sconfitta dopo quattro successi in fila. In casa Wizards arriva la buona notizia dei 23 punti di Otto Porter, la miglior prestazione da quando è rientrato ormai un mese fa. "Non è facile tornare in forma dopo un infortunio, mi manca la condizione fisica" ha ammesso l’ala di Washington.
Portland Trail Blazers-Chicago Bulls 124-112
La terza vittoria in fila di Portland (quinta nelle ultime sei) significa il quinto ko consecutivo per i Bulls, attesi ora ad altre quattro trasferte in fila. Nell’Oregon il viaggio lontano da Chicago non comincia neppure male, con la squadra di coach Boylen che regge bene per un tempo, poi inizia a imbarcare acqua nel terzo quarto (i Blazers vanno anche sul +11) e poi si arrende nel quarto, quando C.J. McCollum e compagni allugano definitivamente. È proprio la guardia n°3 il migliore tra i padroni di casa con 24 punti e un ottimo 10/14 al tiro, mentre dalla panchina Seth Curry ne aggiunge 17 in 23 minuti con 7/11 dal campo. Si ferma a due rimbalzi dalla doppia doppia Jusuf Nurkic, che segna 18 punti, mentre 16 con 10 assist li aggiunge Damian Lillard. Chicago manda sei giocatori in doppia cifra: Wendell Carter Jr. è il top scorer dei suoi con 22 punti mentre 15 dalla panchina li mette anche il rientrante Bobby Portis, una delle poche note liete in casa Bulls.
Brooklyn Nets-Atlanta Hawks 116-100
Atlanta è reduce da una sconfitta più che onorevole a Toronto e anche sul campo di Brooklyn parte forte, segnando 46 punti nei primi 15 minuti e costruendosi un vantaggio che arriva fino a 19 punti, sul 46-27. C’è tutto il tempo però per i Nets per rientrare e difatti un primo mini-break sul finire del primo tempo riporta i padroni di casa in partita, sotto solo di 6 all’intervallo. Il parziale del secondo tempo è un secco 65-43 che corona la grande rimonta di Brooklyn che al Barclays Center ha vinto otto delle ultime nove gare disputate. Il merito va come spesso accade condiviso tra le tante tessere del puzzle ideato da coach Atkinson: ci sono 23 punti per D’Angelo Russell ma anche 16 a testa per Joe Harris e Spencer Dinwiddie e 17 di DeMarre Carroll dalla panchina, da cui esce anche un Ed Davis capace di catturare 16 rimbalzi, suo massimo stagionale. Inutili per gli Hawks i 30 punti con 14 rimbalzi di un eccellente John Collins e i 17 di Trae Young, mentre Jeremy Lin ne aggiunge 16 dalla panchina ma tirando solo 5/18.
Utah Jazz-Orlando Magic 106-93
Non avrebbero potuto essere più differenti le due metà di gara disputate da Utah e Orlando. Nella prima gli ospiti hanno dominato in lungo e in largo, raggiungendo anche le 21 lunghezze di vantaggio mandando quattro giocatori in doppia cifra all’intervallo. Nel secondo però hanno subito il ritorno dei padroni di casa guidati da un Donovan Mitchell in grandissimo spolvero, capace di segnare 8 dei 12 tiri tentati dopo l’intervallo e di chiudere con 33 punti e 7 assist, trascinando i suoi a un parziale di 25-3 nel terzo quarto e infine al successo che vale il 50% di record (21-21). Senza Ricky Rubio e Dante Exum, Mitchell si è assunto ancora di più i compiti di creazione nell’attacco dei Jazz, che hanno avuto anche 16 punti da Joe Ingles e la doppia doppia da 12+14 di Rudy Gobert. Per i Magic alla fine ci sono 23 punti di D.J. Augustin, i 20 di Nikola Vucevic e i 18+10 di Aaron Gordon, ma non sono serviti per evitare la quarta sconfitta consecutiva nel giro di sei gare in trasferta a Ovest, in cui per ben tre volte hanno sprecato un vantaggio sopra i 15 punti (+19 a Minneapolis e +15 a L.A. sponda Clippers).