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NBA, la difesa al centro della seconda resurrezione stagionale di San Antonio

NBA

In difficoltà già a cavallo tra novembre e dicembre, gli Spurs erano tornati prepotentemente in corsa grazie al proprio attacco. Ora, dopo un Rodeo Trip disastroso (1-7) è invece la difesa ad ancorare la striscia di 9 vittorie in fila che fa di nuovo di San Antonio una minaccia per tutti a Ovest

CADE ANCHE GOLDEN STATE: 9^ VITTORIA IN FILA SPURS

COSA SUCCEDE A SAN ANTONIO?

LA PRIMA RESURREZIONE SPURS

IL PEGGIOR RODEO DI SEMPRE PER GLI SPURS

Solitamente il “Rodeo Trip” era il momento dell’anno in cui gli Spurs – quasi magicamente – ingranavano la marcia alta per lanciarsi verso i playoff. Tante trasferte consecutive lontano da casa per compattarsi e fare gruppo, trovare la propria identità e proiettarsi verso grandi risultati. Quest’anno no. Anzi. Otto partite, una sola vittoria e sette sconfitte. Un record che, dal 32-22 di inizio febbraio, precipita ai limiti del 50%: quando gli uomini di Gregg Popovich scendono in campo per l’ultima gara del mese contro Detroit, il record è 33 vittorie e 29 sconfitte e gli Spurs sono aggrappati all’ottavo e ultimo posto per i playoff a Ovest, con Sacramento vicinissima (stesso numero di sconfitte, due sole vittorie in meno) e i Lakers di LeBron James sempre insidiosi. Dopo 21 apparizioni consecutive ai playoff, all’ombra dell’Alamo si inizia a temere che questo possa essere l’anno in cui la striscia più lunga della NBA veda la sua fine. E come spesso accade, quando il gruppo di Gregg Popovich viene dato per spacciato, reagisce come solo lui sa fare. Nello specifico inanellando nove vittorie consecutive, da quel primo successo contro i Pistons ad altre vittorie eccellenti contro i Blazers, i Thunder e soprattutto contro Nuggets, Bucks e Warriors, tutte al primo posto di conference quando sconfitte dagli Spurs. L’ultimo successo, quello contro i campioni NBA in carica, ha portato Steve Kerr a riconoscere quello che appare evidente anche a un rapido sguardo alle classifiche: “Sono la squadra più calda della NBA al momento, ovviamente allenati benissimo e ora stanno eseguendo alla perfezione ogni giocata”. Solo gli Warriors di Kerr hanno fatto meglio degli Spurs quest'anno (con una striscia di 11 successi in fila), mentre a San Antonio non vedevano così tante vittorie consecutive dal 2015-16 (al tempo furono 13). Non è la prima volta però in questa annata che i nero-argento sono stati capaci di trovare la loro quadra interna proprio reagendo a periodi difficilissimi. La prima volta era accaduto a dicembre, dopo che gli Spurs erano andati incontro a una serie di sconfitte addirittura imbarazzanti, tanto per gli scarti subiti (-39 contro Minnesota, -31 contro Houston in due partite consecutive) quanto per la facilità degli avversari di segnare contro la difesa dei texani (140 punti subiti da New Orleans, 135 da Milwaukee, 136 da Houston e 139 da Utah). Inchiodati a un record largamente perdente (11 vinte e 14 perse al 6 di dicembre) gli Spurs riuscirono a reagire vincendo 14 delle successive 19 gare, trasformandosi difensivamente (103.6 il rating difensivo durante la striscia di successi, il sesto migliore della NBA) ma soprattutto offensivamente (con 116.6 punti per 100 possessi nessuno faceva meglio dei texani). 

La difesa è la chiave, il calendario fa ben sperare

Ricetta che invece va ribaltata per spiegare la seconda grande resurrezione della stagione dei nero-argento, quella attuale iniziata dopo i disastri della lunga trasferta lontana dall’AT&T Center. In questo caso infatti è la difesa a guidare la riscossa degli uomini di Popovich: nelle ultime nove gare – quelle senza sconfitta – gli Spurs possono vantare infatti la seconda miglior difesa NBA, dietro soltanto a quella degli Utah Jazz (che nell’arco dell’intera stagione vantano la seconda miglior difesa, inferiore solo a quella dei Milwaukee Bucks). DeRozan, Aldridge e compagni concedono infatti soltanto 100.5 punti per 100 possessi, un dato trasformato rispetto a quello (108.4 punti per 100 possessi) che li pone al 19° posto dall’inizio dell’anno. In questo secondo periodo magico della loro stagione, gli Spurs fanno la voce grossa a rimbalzo (quasi 39 a sera, secondo dato NBA) e proteggono bene il ferro, come testimoniano le oltre 6 stoppate di media (solo i Jazz di Gobert e Favors fanno meglio) ma soprattutto i soli 43.6 punti a partita concessi nell'area pitturata, il quarto miglior dato di tutta la lega. A parità - o quasi - di rendimento dell’attacco (112.1 punti per 100 possessi nelle ultime 9 rispetto al 111.1 che prende in considerazione tutte le 71 gare disputate da inizio anno), ecco allora che a marzo i texani sono titolari del miglior net rating di tutta la NBA, un +10.5 che diventa 11.6 se si considerano le ultime nove gare disputate. San Antonio è al momento addirittura quinta in classifica a Ovest, pur con un margine davvero minimo su Oklahoma City (stesso identico record, ma vantaggio assicurato dal 2-1 nei tre scontri diretti stagionali), Utah (una sola vittoria in più, ma in questo caso con scontri diretti sfavorevoli, 1-2) e sugli L.A. Clippers (una vittoria in più, una sconfitta in meno, ma texani favoriti per via di un miglior record nelle sfide interne alla Western Conference). A far sorridere la squadra di Belinelli, poi, è il calendario delle ultime 11 partite, che vedrà San Antonio impegnata contro sole tre squadre al momento con un record vincente a fronte di 8 perdenti, e con un sostanziale equilibrio tra gare da disputare in casa (5) o fuori (6). Lo strenght of schedule dei texani è nettamente migliore di quello dei Thunder (che hanno il calendario più difficile di tutte le squadre da playoff a Ovest) anche se peggiore di quello di Clippers e Jazz, che al momento però guardano gli Spurs dal basso verso l’alto. E cambiare la prospettiva non sarà certo facile.