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NBA, Jeanie Buss: "Luke Walton ha fatto bene, ma non rispondo sul suo futuro"

NBA

La figlia del grande Jerry, oggi figura di riferimento della proprietà Lakers, loda Walton sia come allenatore ("Difficile fare meglio in queste circostanze") che come persona. "Ma per le decisioni di pallacanestro mi affido a Magic", avverte

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Quattro partite alla fine della stagione, un’intera estate per reinventarsi e presentarsi al via molto più competitivi: i Lakers non sono mai rimasti fuori dai playoff 6 anni in fila, la carestia in California deve assolutamente finire. Così la pensa sicuramente Jeanie Buss, così la pensano anche il general manager Rob Pelinka e il presidente Magic Johnson: su come invertire la rotta, però, le opinioni potrebbero essere diverse. Non è un segreto che la posizione di Luke Walton, ad esempio, sia in bilico. È l’uomo della proprietà, scelto dalla Buss (insieme alla coppia dirigenziale precedente, il fratello Jim Buss e Mitch Kupchak) ma non da Magic e Pelinka: la sua panchina va gola a molti, e i nomi non mancano. Sono stati fatti quelli di Mark Jackson, prima; di Tyronn Lue poi e Jason Kidd poi; ultimamente sembra prendere sempre più consistenza l’ipotesi Juwan Howard, assistente allenatore dei Miami Heat (anche ai tempi di LeBron James). Prima però ci sarebbe da liquidare Walton, dead man walking per qualcuno, ma fino a prova contraria l’allenatore dei Los Angeles Lakers. “Se rimarrà anche l’anno prossimo? Non risponderò a questa domanda”, ha replicato Jeanie Buss durante una sua apparizione come ospite a un podcast registrato alla Loyola Marymount University di Los Angeles. Risposta transitoria, a cui è seguita però una difesa a spada tratta del suo allenatore, motivato con le circostanze (speciali) della sfortunata stagione Lakers ma anche con il rapporto davvero unico tra la franchigia e il suo attuale allenatore. “Mi hanno detto che il numero di partite saltate dai nostri giocatori per infortuni è il più alto di tutta la lega. Luke ha potuto schierare il nostro quintetto base solo cinque volte in tutto l’anno. Per un allenatore il compito così diventa davvero difficilissimo”, sostiene Buss. Che insiste: “Le cose stavano andando bene, a Natale abbiamo battuto Golden State, poi si è fatto male LeBron… Considerate queste circostanze, sono convinto che Luke abbia fatto un lavoro fantastico”.

Phil Jackson: “Bill può essere il padre di Luke, ma lui è mio figlio”

Ma l’ammirazione della proprietaria dei Lakers sembra essere ancora più convinta quando si parla del Walton persona, prima ancora che allenatore: “Non credo realizzi in pieno neppure lui le sue naturali doti di comunicatore, la sua leadership, la facilità che ha di rapportarsi con la gente e di stabilire contatti tra persone diverse”. Parola di chi Luke Walton lo conosce bene: “C’è stato un intero capitolo della mi vita precedente durante il quale, per 15 anni, sono stata la fidanzata di Phil Jackson. Lui diceva sempre: ‘Bill può essere il padre di Luke, ma lui è mio figlio’. Mi viene da pensare a Guerre Stellari se devo provare a spiegare il loro rapporto. Luke è arrivato ai Lakers in un’epoca di transizione, alla fine dell’era Shaq&Kobe per poi vivere quella con Kobe&Pau: è come se avesse fatto da ponte tra due ere diverse”. Dopo Kobe i Lakers hanno scelto di affidare a LeBron James la prossima era (ci si augura vincente): che Luke Walton – non più da giocatore ma stavolta da allenatore – riesca a viverla ancora in prima persona dipenderà dalla decisione dei vertici dei Lakers: “Sulle decisioni che riguardano strettamente la pallacanestro mi affiderò sempre all’opinione di Magic Johnson”, afferma Buss. “Lui ha la visione di quello che sarà il nostro futuro, anche se il roster lo stiamo ancora costruendo: ma siamo in sintonia, abbiamo una missione e un obiettivo comune e non l’abbiamo ancora raggiunto. Ma stiamo andando nella giusta direzione”. Chissà se con o senza Luke Walton.