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Playoff NBA, Blake Griffin si è operato al ginocchio: "Ma il futuro è dalla nostra parte"

NBA

L'ala dei Pistons è andato immediatamente sotto i ferri a Los Angeles per essere pronto a lavorare già in estate e tornare più forte di prima l'anno prossimo: "Questo gruppo mi piace, orgoglioso di quanto fatto"

DETROIT RECORD: 14 KO IN FILA AI PLAYOFF

IL RIASSUNTO DELLA SERIE CONTRO MILWAUKEE

“Qualcosa dovrò fare – diceva prima delle ultime gare di playoff Blake Griffin, facendo riferimento al suo ginocchio sinistro, che così tanti problemi gli stava dando – ma deciderò una volta che la stagione sarà finita”. Detto, fatto. Eliminati 4-0 dai Milwaukee Bucks i suoi Pistons, Griffin non ha aspettato ad andare sotto i ferri, con un procedimento in artroscopia perfettamente riuscito che dovrebbe permettere all’ala di Detroit in pista in tempo per la normale attività estiva, in preparazione alla prossima stagione. “Mi sarei preso comunque un po’ di tempo di riposo, per cui non sarei comunque tornato in campo ad allenarmi – pallone in mano – prima di luglio”. L’operazione, effettuata a Los Angeles, mette il punto definitivo a un tormentato finale di stagione, in cui Griffin ha dovuto saltare sei delle ultime 11 gare dei Pistons, compreso le prime due di playoff. Che soffrisse di un dolore al ginocchio è stato reso noto a fine marzo, dopo una vittoria su Orlando, seguita dalla sua prima assenza stagionale nella gara casalinga contro Portland. Dopo altre due assenze, un primo ritorno in grande stile, con 45 punti rifilati ai Thunder, e due gare meno brillanti a seguire. Tenuto a riposo nell’ultima di stagione regolare contro New York, Griffin poi non è sceso in campo (2-7 il record di Detroit senza di lui) né in gara-1 né in gara-2 contro Milwaukee, rivelando solo ora che la decisione non è stata sua: “Fosse stato per me avrei giocato: faceva male, sì, ma so di poter giocare sul dolore”. Lo staff medico però ha avuto idee contrarie, dando il via libera solo per la terza e poi la quarta gara della serie, chiusa con 24.5 punti, 6 rimbalzi e 6 assist di media nelle due partite, cifre tutto sommato molto simili a quelle tenute in stagione. Un’annata che lo ha visto confermarsi All-Star – per la sesta volta in carriera – e viaggiare a 24.5 punti, 7.5 rimbalzi e 5.4 assist di media con oltre il 36% da tre punti su 7 tentativi a sera (nessuno ha segnato da tre più di lui in tutti i Pistons): uno stile di gioco più completo rispetto al passato ma altrettanto efficace (21 partite con almeno 30 punti per lui) e che fanno di lui la superstar di riferimento a Detroit, dove qualsiasi ambizione di grandezza per l’immediato passa da Griffin e dai suoi tre anni ancora rimanenti di contratto per quasi 110 milioni di dollari.

Amore reciproco: a Griffin piace Detroit, a Detroit piace Griffin

Così, nonostante quella di gara-4 contro i Bucks sia stata la 14^ sconfitta consecutiva ai playoff dei Pistons, un record negativo NBA, a Blake Griffin piace quello che coach Casey e la società vogliono costruire a Detroit. “Certo, il modo in cui è finita la stagione è dolceamaro, non certo quello che volevamo, ma io sono realmente orgoglioso di questo gruppo. Lo si sente dire spesso, ma credetemi: non lo sto dicendo tanto per dire. Vedo tanto orgoglio in questa squadra, per il viaggio che abbiamo condiviso assieme, per la capacità che abbiamo dimostrato di superare anche gli infortuni e riuscire comunque a raggiungere il nostro obiettivo stagionale, la partecipazione ai playoff. Sono stato fortunato nella mia carriera, ho giocato in alcune grandi squadre – dice Griffin – e mi piace quello che vedo qui: quest’annata è stata divertente, è stato bello andare in battaglia coi miei compagni di squadra”. Lui crede nella squadra – e in Ed Stefanski, che è chiamato ad agire sul mercato in estate – e la squadra crede in lui. “Ha dato tutto, ha giocato nonostante il ginocchio gli facesse male e si gonfiasse in continuazione: lo ha fatto per dare una mano ai suoi compagni”, racconta coach Casey. “Ci conosciamo da anni – gli fa eco il proprietario di Detroit Tom Gores – e so che voleva essere in campo perché crede in questa squadra, in questa città. Si è comportato da vero soldato, ha fatto tutto quello che potevamo chiedergli, è stato il nostro leader. E sa che su di lui puntiamo tanto”. Un messaggio che Griffin sembra aver recepito, anche a leggere le parole di commiato stagionali scelte su Instagram nel salutare e ringraziare i suoi tifosi: “Detroit, non volevamo che finisse così ma volevo ringraziare tutti per il supporto dimostrato nell’arco di tutta la stagione. Quest’anno è solo l’inizio, per noi. Continueremo a crescere sulle basi gettate quest’anno per riportare questa franchigia al livello che le appartiene. Siete stati incredibili per il modo in cui vi abbiamo sentiti vicino nei momenti in cui avevamo più bisogno di voi. Grazie per avermi e per averci accolto. Non vedo l’ora di tornare al lavoro”, seguito dall’hashtag più classico di tutti: #detroitbasketball.