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NBA, Dwyane Wade rivela: "Nel 2010 LeBron e io potevamo andare ai Chicago Bulls"

NBA

La leggenda dei Miami Heat ha rivelato come lui e LeBron James sono arrivati alla decisione più importante delle loro carriere nel 2010. "Abbiamo pensato a lungo ai Bulls, che avevano spazio salariale e ottimi giocatori. Ma tra me e Rose non avrebbe funzionato"

L'ULTIMA SFIDA TRA JAMES E WADE

Ora che la sua carriera in campo è finita, Dwyane Wade può lasciarsi andare ai ricordi – e raccontare aneddoti che fino a questo momento non aveva rivelato al pubblico. Ospite nel podcast su The Players’ Tribune di altri due ex giocatori NBA come Quentin Richardson e Darius Miller, la leggenda dei Miami Heat ha raccontato molto della sua carriera, dagli anni del liceo passati insieme a Miller a come è cambiata la sua vita con l’arrivo di Shaquille O’Neal a Miami. La parte più interessante, però, è stata quando ha raccontato come lui e LeBron James hanno deciso di unire le forze nella famosa estate del 2010. “Non avrei mai pensato che io e LeBron potessimo finire per giocare insieme” ha raccontato Wade, “ma eravamo entrambi in un momento delle nostre carriere in cui volevamo qualcosa in più. Mi ricordo di essere andato nell’ufficio del mio agente e lui mi ha detto ‘Ehi, LeBron e Leon [Rose, al tempo agente di James, ndr] vogliono fare una call con noi’. A quel punto ho detto a Bron ‘Ehi, che cos’hai in mente? Io ho in testa di vincere, tu?’. E lui ha risposto ‘Stessa cosa, facciamolo insieme!’ e da lì abbiamo cominciato la nostra ricerca”.

Perché non hanno scelto Chicago

La cosa interessante è che i due hanno pensato a lungo di giocare anche da altre parti che non fossero Miami: “Quando stavamo cercando di capire in quale città giocare o dove volevamo andare, abbiamo considerato ogni opzione. Abbiamo pensato a New York, ma era Chicago ad essere in cima ad entrambe le nostre liste” ha rivelato Wade. “Avevano a disposizione due contratti al massimo salariale e giocatori molto interessanti come un giovane D-Rose, Luol Deng e Joakim Noah. E quindi mi sono detto: ‘Perché non Chicago, in uno dei mercati più grandi?’”. Il motivo, però, è stato tecnico prima ancora che di personalità: “La convivenza tra me e Rose sarebbe stata difficile con un pallone solo da condividere anche con LeBron, perciò ci siamo concentrati su altro”.

Come si è arrivati a Miami (e a Chris Bosh)

Scartata l’opzione Bulls, di fatto c’era una sola squadra che corrispondeva alle esigenze di James e Wade: “Quando è arrivato il momento di decidere, Miami era l’unica squadra con abbastanza soldi per prendere tre giocatori, mentre le altre arrivavano al massimo a due. Così abbiamo passato in rassegna gli altri free agent per trovare ‘il terzo’. Abbiamo pensato ad Amar’e [Stoudemire], ma saremmo stati tre ‘alpha’ e gli ego sarebbero andati in collisione. Chris Bosh, invece, era il complemento perfetto sia dal punto di vista della personalità che da quello tecnico, punendo tutte le attenzioni che io e Bron avremmo attratto. A quel punto Miami è diventata la scelta più logica”. Il resto, come si suol dire, è storia.