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Playoff NBA, spavento a Boston per un leggero infarto a Danny Ainge

NBA

Il presidente delle Basketball Operations dei Celtics ha subìto un leggero infarto prima di gara-2, a Milwaukee. Le sue condizioni però non preoccupano: "Si riposa e sta meglio, a breve può far ritorno a Boston"

BOSTON, CHE DISASTRO KYRIE IRVING IN GARA-2

Dopo aver visto i suoi Celtics vincere con grande autorità gara-1 a Milwaukee, Danny Ainge era pronto a gustarsi il secondo episodio della serie al Fiserv Forum: non molto prima della palla a due, però, il 60enne presidente delle Basketball Operations di Boston ha subìto quello che è stato definito “un leggero attacco cardiaco”, tenuto all’oscuro ai giocatori della squadra di lì a pochi minuti impegnati in campo. Soccorso immediatamente, le condizioni dell’ex n°44 dei Celtics sono immediatamente migliorate e il dirigente biancoverde è atteso a un completo recupero: “Sta riposandosi, si sente meglio”, ha fatto sapere coach Brad Stevens, in costante comunicazione con la famiglia di Ainge. “Ovviamente ci siamo spaventati ma Danny ha avuto attorno a sé le persone giuste, per cui ci si aspetta torni presto in forma. Alla fine è andata bene, ma la notizia è stata sicuramente spaventosa”. Anche perché non si tratta della prima volta: già nell’aprile del 2009 Ainge aveva subìto un infarto che lo aveva portato sotto i ferri, per l’inserimento di uno stent a favorire la circolazione del sangue nell’arteria bloccata, dovendo restare in ospedale per diversi giorni. Pronto sono arrivate le reazioni di alcuni dei suoi giocatori, ovviamente vicini al loro dirigente: “Quello che è successo è ovviamente più importante di qualsiasi partita che stiamo giocando”, ha immediatamente commentato Jayson Tatum. “Ora sta meglio e sono certo che ci vuol vedere scendere in campo e dare tutto in gara-3, una partita importante per noi ma anche per lui e per tutta l’organizzazione”. “Danny è una di quelle persone che trova sempre il tempo, anche nelle sue giornate super impegnate, per ritagliarsi 10 minuti e chiederti come stai, sapere come va”, gli fa eco Marcus Smart, ancora costretto ai box anche per la terza gara della serie. “Per me è un mentore, la persona che fin dal primo giorno in cui sono arrivato qui a Boston ci è sempre stato: ha significato tanto per me e per la mia famiglia. Gli auguro davvero un recupero immediato”. Magari dedicandogli una vittoria in gara-3, che porterebbe i suoi Celtics più vicini alla finale di conference e al sogno di poter tornare a giocare per il titolo.