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Lamar Odom: "Ho usato un pene finto per andare alle Olimpiadi del 2004"

NBA

Gli estratti della biografia dell'ex giocatore dei Lakers stanno già facendo molto discutere: in un passaggio racconta nei dettagli il modo in cui ha eluso i controlli antidroga dopo la convocazione da parte della Federazione USA per partecipare ad Atene 2004

La sua biografia, così come la carriera e le avventure dentro e fuori dal parquet, farà discutere. Basta leggere le indiscrezioni uscite a meno di dieci giorni dalla pubblicazione di “Darkness to light”; un libro scoppiettante e pieno di retroscena sulla carriera di un giocatore controverso come Lamar Odom. Nelle ultime ore si è parlato molto dell’aneddoto relativo alla sua convocazione alle Olimpiadi del 2004 ad Atene: un sogno realizzato in uno dei momenti di maggiore difficoltà per la nazionale a stelle e strisce, rimasta fuori dalla finale per l’oro dopo la straordinaria vittoria in semifinale da parte dell’Argentina di Manu Ginobili (che poi ebbe la meglio in finale contro l’Italia). Aver preso parte a quella spedizione è stato “uno dei più grandi onori della carriera”, sottolinea Odom in una delle anticipazioni del suo libro, ma “la gioia per poter far parte dei 12 giocatori presenti nel roster USA si è presto trasformata in ansia, non appena ci hanno comunicato che avremmo dovuto sottoporci ai controlli antidroga prima di prendere parte alla nazionale diretta in Grecia”. A quel tempo l’ex giocatore dei Lakers faceva uso continuativo di diverse droghe e sarebbe rimasto certamente fuori dopo il controllo. Nel momento in cui arrivò la telefonata da parte della Federazione, Odom era spalle al muro: “Mi comunicavano che il test sarebbe stato effettuato di lì a pochi giorni nella mia casa di Los Angeles: non c’era modo alcuni di scamparla, visto che avevo fumato erba ogni giorno per tutta l’estate. Ero nel panico”. A quel punto, il colpo di genio. “Abbiamo iniziato a cercare su Google “peni finti” e studiato un modo per fregare il test: dopo una lunga ricerca ne ho ordinato uno nero, gigante arrivato in meno di 24 ore”. E così, il giorno del test, Odom era pronto a utilizzare il marchingegno riempito in anticipo dal suo trainer che non faceva uso di droga. “Mi porse il pene di gomma e lasciò il bagno mentre stentavo a credere ai miei occhi”. Gli uomini deputati al controllo a quel punto entrarono e si tennero a debita distanza, per evitare di mettere in imbarazzo Odom, senza rendersi conto che fosse una protesi finta. “Ho fatto tutto con naturalezza: abbassato la zip dei pantaloni e mi sono comportato come se nulla fosse”. La paura, riusciti nell’inganno, era che dalla pipì si riuscisse a capire che non apparteneva al giocatore dei Lakers. “A quel punto gli ho passato la tazza, loro hanno infilato un termometro dentro l’urina e dopo qualche istante mi hanno sorriso: ‘Benvenuto nel Team USA’. Ancora oggi stento a crederci”.