Please select your default edition
Your default site has been set

NBA Finals, la rivincita di Kyle Lowry: "Essere campione mi ripaga di tutto"

NBA

Mauro Bevacqua

Una stagione partita male — con la cessione del suo miglior amico in squadra DeMar DeRozan — si è conclusa con lo champagne negli spogliatoi della Oracle Arena: “Ma io non bevo”, scherza Kyle Lowry, per la prima volta campione NBA

I TORONTO RAPTORS VINCONO IL TITOLO 2018-19

LEONARD MVP DELLE FINALS: "IN TANTI DUBITAVANO DI ME"

KLAY THOMPSON, LA DIAGNOSI È TREMENDA

OAKLAND — Kyle Lowry ha una parola per descrivere il momento che sta vivendo: “Surreale”. Un aggettivo che potrebbe sembrare perfetto anche per descrivere il suo primo quarto di gara-6, chiuso già con 15 punti, 10 nei primi 2 minuti e 12 secondi, il giocatore più rapido di sempre (dalla fusione della NBA con la ABA a metà anni ’70) a raggiungere la doppia cifra in una gara di finale NBA. “Volevo solo essere aggressivo — spiega — perché riguardando i video delle partite precedenti avevo notato come, con l’eccezione di gara-1, in tutte le altre nostre vittorie una costante era stata la mia aggressività iniziale”. Si spiegano anche così allora i 15 punti in meno di 10 minuti di campo ottenuti con un perfetto 4/4 dalla lunga distanza, in una partita poi chiusa in doppia doppia a quota 26 punti e 10 assist ma con anche 7 rimbalzi e 3 recuperi. La sua partita forse più completa proprio nel momento più importante, nei 48 minuti che hanno incoronato i Raptors e Lowry campioni NBA: “Non mi sembra ancora vero, ma so quanto ho lavorato duro nella mia carriera e la felicità di poter dire di essere un campione NBA ora mi ripaga di tutto. Riuscire a vincere un titolo è qualcosa di pazzesco, perché tanti campioni non ce l’hanno mai fatta, per cui non voglio darlo assolutamente per scontato. Non è stato facile nel corso di tutta la mia carriera ma mai, mai una volta ho pensato di mollare: amo questo gioco, amo questo lavoro, amo la mia vita”, dice oggi, finalmente arrivato al punto di arrivo di un viaggio lungo e complicato. Per i tifosi di Toronto — “e di tutto il Canada” — ha un messaggio semplicissimo: “We did it” — ce l’abbiamo fatta — “ora godetevela, festeggiate, ma fatelo senza far danni”, dice e poi racconta di come ha voluto a tutti i costi mettere le mani sul pallone della partita: “Lo voglio portare al nostro centro di allenamento, voglio che sia in bella mostra, con una scritta che dica ‘Campioni NBA 2019’”. 

Il rapporto con Kawhi Leonard

L’aneddoto lo racconta per prima Kawhi Leonard: “Appena ho saputo della cessione a Toronto, il giorno dopo ho mandato un messaggio a Kyle: ‘So che sei infuriato, so che hai appena visto partire il tuo miglior amico, ma lavoriamo per poter fare qualcosa di speciale’, gli ho scritto”. Lowry conferma: “Poche parole, ma importanti: dimostrano che tipo di persona sia Kawhi. Sapeva che quel tema per me era delicato e importante e così ha voluto fare subito il bel gesto di cercarmi lui per primo”. Del Leonard giocatore non perde neppure troppo tempo sprecando parole inutili: “Cos’ho scoperto di lui giocandoci assieme per un intero anno? Che è fortissimo. Davvero fortissimo. L’ha dimostrato per tutta la stagione”. Una stagione per lui iniziata come peggio non avrebbe potuto immaginare — dovendo dire addio a DeMar DeRozan, il suo miglior amico e l’altra grande star della squadra — e chiusa con la doccia di champagne di gara-6 alla Oracle Arena. “Ma io non bevo, ne ho solo spruzzato un po’ sui miei compagni”, puntualizza divertito. Champagne o non champagne, la festa è comunque assicurata.