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NBA, Houston: Harden e Paul non vanno d'accordo e questo per i Rockets è un problema

NBA

Disaccordo sul parquet, incomprensioni fuori dal campo e un atteggiamento intransigente che rende difficile giungere a un compromesso: c'è grande tensione tra le due stelle dei Rockets e la cosa potrebbe creare un bel po' di problemi in casa Houston

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Tutto il roster (Harden incluso, ma soltanto per modo di dire) in vendita, una rivoluzione paventata a parole e applicata al momento nei fatti facendo fuori buona parte dello staff di allenatori, Mike D’Antoni ancora impegnato in una trattativa per giungere al rinnovo lontana da una conclusione. I Rockets sono diventati una polveriera nell’ultimo mese, nonostante i tanti infortuni in casa Golden State potrebbero portare i texani a recitare il ruolo di nuova protagonista della Western Conference. Per farlo però ci sarebbe bisogno di concordia e unità d’intenti: condizioni venute sempre meno nelle ultime settimane, in una franchigia che si è in parte ripiegata su sé stessa dopo l’occasione persa contro gli Warriors in semifinale di Conference. Il problema principale, quello che preoccupa tutta la dirigenza, è la rottura in campo e fuori tra Harden e Paul: un rapporto logorato dalle fasi diverse vissute da entrambi - il Barba è nel pieno della sua carriera, mentre CP3 mostra chiari segni di cedimento fisico - e reso ancora più complicato da digerire a causa dello stile di gioco dell’MVP in carica (almeno per altri dieci giorni). Isolamenti e una conduzione di gara tutta incentrata attorno a Harden che hanno portato Paul negli ultimi mesi a chiedere più volte di restare in campo il più possibile con la second-unit, in maniera tale da poter gestire il quintetto senza l’ingombrante presenza del Barba. Dal racconto fatto in un lungo profilo su ESPN questa dinamica viene resa ancora più evidente da alcuni dettagli filtrati: “Chris vuole fare da allenatore e spiegare le cose a James - spiega una fonte interna alla squadra – ma l’atteggiamento di Harden in risposta è del tipo: ‘Non potrai mai battermi, quindi resta in silenzio e guardami giocare’”. Una situazione insostenibile, in cui l’ex Clippers ha mostrato più volte insofferenza nei confronti dell’atteggiamento di un Harden che non ha alcuna intenzione di imparare dagli altri. Una bella grana insomma, da risolvere il prima possibile in casa Rockets.

I problemi in conferenza stampa: le domande sono tutte per Harden

La reazione passivo-aggressiva di CP3 dopo la prima sfida playoff vinta contro gli Utah Jazz aveva lasciato intendere che ci fosse qualcosa di non detto tra i due: entrambi sul podio della conferenza stampa, con le prime cinque domande tutte rivolte a Harden e l’ex Clippers rimasto prima in silenzio a fissare il foglio delle sue statistiche – mostrando di aver preso in quell’occasione meno della metà delle conclusioni del Barba – per poi alzare i tacchi dopo l’ennesima domanda rivolta al compagno e non a lui. Harden in quell’occasione lo guardò con aria di sufficienza e la scenetta divenne lo spunto per scherzi sui social, letta da pochi come sintomo di un malessere ben più ampio. Dal racconto fatto su ESPN però in realtà viene fuori uno spaccato ben più complicato e pieno di punti di domanda, di incomprensioni e di frizioni tra i due leader di uno spogliatoio che ha alzato per l’ennesima volta bandiera bianca contro gli Warriors. In quell’occasione Paul ha fatto espressamente richiesta di non salire sul podio per la conferenza stampa assieme al Barba, stravolgendo il protocollo dopo gara-6, facendo di corsa la doccia e fiondandosi davanti ai microfoni prima di Steve Kerr – che secondo l’organizzazione doveva essere il primo a parlare. Tutto per non ritrovarsi nuovamente sommerso dalle domande su Harden, una presenza ingombrante dentro e fuori dal parquet che CP3 non vede l’ora di scrollarsi di dosso.