Dopo un primo tempo decisamente sotto le sue possibilità, LeBron James ha cambiato marcia nella ripresa portando i Los Angeles Lakers al successo sul campo dei Miami Heat. “Eravamo in svantaggio per colpa mia, poi Davis e Cousins mi hanno detto di smettere di essere passivo” ha spiegato il Re dopo la 13^ vittoria consecutiva in trasferta
In questa stagione nessuno era ancora riuscito a espugnare l’AmericanAirlines Arena di Miami, dove gli Heat avevano vinto le loro prime undici partite. Nessuno fino a quando non sono arrivati i Los Angeles Lakers, la miglior squadra in trasferta di tutta la NBA, capace di conquistare il 13° successo in fila lontano da L.A.. Eppure anche loro hanno rischiato di cadere a Miami, specialmente in un primo tempo in cui sono andati sotto anche di 14 lunghezze sul finire del secondo quarto. E il motivo principale ha un nome e cognome: LeBron James. “Eravamo sotto per colpa mia” ha ammesso lui stesso commentando un primo tempo da 11 punti, 6 rimbalzi e 3 assist, ma con 7 errori su 11 al tiro, due su quattro ai liberi e soprattutto sette palle perse, una peggiore dell’altra. “Sono stato avventato” ha ammesso James, il quale nell’intervista post-gara ha spiegato cosa è cambiato nell’intervallo. “I miei compagni mi hanno fatto il c…o” ha detto candidamente ai microfoni di ESPN. “AD [Anthony Davis] e Boogie Cousins hanno alzato la voce e mi hanno detto di smettere di essere così passivo. Pensavo troppo in campo invece di leggere e reagire, dovevo solo essere me stesso. Per fortuna si giocano due tempi nella pallacanestro e ho potuto mettermi alle spalle il primo, tornando in campo per cercare di portare a casa la vittoria”.
Il cambio di marcia del secondo tempo e le parole dei protagonisti
Nella ripresa, in effetti, si è visto un altro James, per quanto nel primissimo possesso del secondo tempo si sia fatto intercettare il passaggio da Jimmy Butler propiziando un canestro in contropiede degli avversari. “Jimmy ci ha messo le mani sopra un’altra volta” ha detto James sull’avversario con cui ha pareggiato i conti sul 17-17 nei loro incontri in carriera. “Ma sapevo cosa sarebbe successo, solo che l’ho letta male. Da lì in poi però ho fatto le letture giuste”. Nella ripresa James ha infatti segnato 17 dei suoi 28 punti (7/11 dal campo con 3/5 da tre) e soprattutto ha distribuito 9 dei suoi 12 assist di serata, mancando la tripla doppia solo per un rimbalzo e chiudendo con un plus-minus di +15, il migliore di squadra nel secondo tempo. Soprattutto, James insieme ai 33 punti di Anthony Davis ha trasformato uno svantaggio in doppia cifra in uno di 11 lunghezze, tenendo duro fino alla fine nonostante la rimonta dei padroni di casa. “Nel secondo tempo sono tornato me stesso, facendo il mio gioco. Tutti abbiamo ricevuto energia da JaVale McGee, nel terzo quarto ha stoppato di tutto al ferro. Poi AD si è messo in ritmo, così come Danny Green e KCP. A quel punto mi sono aggiunto e siamo riusciti a chiudere il gap”. Proprio l’unità di intenti e la possibilità di dirsi le cose in faccia è quello che rappresenta al meglio questa squadra, almeno secondo Anthony Davis: “Ci rispettiamo l’un l’altro e abbiamo la fiducia necessaria per affrontare chiunque faccia a faccia. Il fatto che ascolti e che tutti accettino le critiche costruttive è ciò che ci rende così forti” ha detto dopo la partita. A guardare il loro rendimento in trasferta e il loro record da 23-3 (il migliore della lega insieme ai Milwaukee Bucks), diventa difficile dargli torto.