Un testa a testa che ha diviso la redazione del prestigioso quotidiano newyorchese: LeBron forse è stato il giocatore più forte, ma Steph ha definito il decennio e rivoluzionato il gioco. Ecco le motivazioni di una scelta assai complicata
Fine anno, anzi fine decennio, e allora è naturale che sia tempo di bilanci e classifiche, che vanno a valutare giocatori, squadre e imprese. Un gioco a cui non si è sottratto neppure una testata importante e prestigiosa come il New York Times, che ha voluto incoronare il giocatore NBA del decennio che si sta chiudendo. Una corsa a due, nessun’altra superstar davvero in gioco, tra LeBron James e Steph Curry. Ma per il quotidiano newyorchese l’MVP degli anni ’10 del Duemila non è il n°23 oggi ai Lakers – tre titoli NBA, tre premi di MVP delle finali, anche tre titoli di MVP stagionali e 8 finali NBA disputate consecutivamente – bensì il n°30 degli Warriors, preferito (non certo all’unanimità) a “King” James. La decisione è giustificata soprattutto con una singola motivazione: LeBron è stato il giocatore più forte, ma Steph Curry quello che ha definito il decennio, rivoluzionando in un certo senso la stessa pallacanestro. Non gli mancano i trofei da esibire, quello è poco ma sicuro – due titoli di MVP stagionali, tre anelli di campione NBA (vinti tutti sconfiggendo in finale NBA proprio LeBron James), una serie di record senza fine nel tiro da tre punti – ma è dal punto di vista “filosofico” che la guardia di Steve Kerr si fa preferire, nell’opinione della redazione del New York Times, a LeBron James. L’impatto di Curry su come si gioca oggi nella NBA – con una serie di giocatori sempre più pericolosi dalla distanza, che così facendo aprono il campo come mai prima – è considerato epocale, ed è stato proprio il figlio di Dell ha “riscrivere completamente i confini di quello che può essere accettato come un buon tiro”. “Nessuno ha cambiato la pallacanestro come ha fatto lui – scrivono – e nessuno ha catturato l’immaginazione popolare in tutto il mondo al suo pari”. Nella campagna a suo favore valgono anche le 73 vittorie dei suoi Warriors nella stagione 2015-16, il massimo di sempre per una squadra NBA – meglio dei Bulls di Michael Jordan – ma anche gli incredibili record per canestri da tre punti: prima del suo arrivo nella lega, nessuno aveva segnato più delle 269 triple mandate e bersaglio da Ray Allen in una singola stagione. Curry ha superato quel numero in 5 delle ultime 11 stagioni, stabilendo il suo primato a quota 402. Grazie a lui, oggi, tutta una serie di giocatori – da Damian Lillard a Trae Young – può tirare (e segnare) quasi da centrocampo senza per questo temere le urla del proprio coaching staff: ma nessuno – ancora oggi, nessuno – riesce a farlo meglio della guardia dei Golden State Warriors.