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NBA, nella bolla di Orlando arrivano anche le famiglie degli allenatori

la decisione
©Getty
frank_vogel

Dopo le proteste e le lamentele degli ultimi giorni - a partire dal duro sfogo di Mike Malone dei Denver Nuggets - la NBA ha deciso di concedere dieci accessi complessivi anche ai parenti delle persone che compongono lo staff tecnico, a partire dall’inizio della finali di Conference

In un comunicato ufficiale la NBA ha deciso di cambiare la sua posizione e di andare incontro agli allenatori e allo staff tecnico delle franchigie ancora impegnate nella bolla di Orlando, permettendo anche a loro di essere raggiunti da alcuni componenti delle loro famiglie - cosa già concessa ai giocatori dopo la conclusione del primo turno playoff. Ogni squadra - compresi capo allenatore, dirigenti e staff - potrà invitare all’interno della bolla un numero complessivo di persone non superiore a dieci che entrerà in contatto con le persone presenti all’interno di Disney World soltanto dopo sette giorni di completo isolamento. Le parole di coach Malone di qualche giorno fa a riguardo in realtà sono state soltanto l’apice di una lamentela che gli staff tecnici delle squadre avevano già fatto presente da settimane alla NBA, in costante contatto e trattativa con l’associazione che rappresenta gli interessi degli allenatori (la NBCA, National Basketball Coaches Association), il cui presidente è Rick Carlisle dei Dallas Mavericks. L’accesso sarà permesso a partire dall’inizio della finali di Conference e dunque soltanto alle quattro squadre che resteranno a Orlando per qualche altra settimana: una situazione da monitorare anche in vista della stagione 2020-21 quando, qualora dovesse ripresentarsi la necessità di organizzare un’altra bolla per isolarsi dal contagio, non si potrà più imporre anche agli addetti ai lavori di restare così tanto tempo lontano dalle proprie famiglie.