NBA, Los Angeles Lakers, Alex Caruso: “Ecco perché i talenti restano bloccati in G-League”
le paroleIl neo-campione NBA con i Lakers, partito senza essere scelto neanche al Draft, ha giocato nella lega di sviluppo prima di conquistarsi con perseveranza un posto nella rotazione dei gialloviola. Merito del suo spirito di sacrificio; concetto ben reso dal suo esempio: “In molti non capiscono ciò che serve alle franchigie: è come andare a un colloquio di lavoro pensando che diventerai il dirigente dell’azienda e invece stanno cercando soltanto qualcuno per pulire i bagni”
È diventato l’idolo dei social nella cavalcata verso il titolo dei Los Angeles Lakers, il GOAT con cui anche LeBron James e Anthony Davis hanno imparato a scherzare. Merito della sua capacità di rendersi sempre utile sul parquet, un sogno durato un anno e concluso con l’esordio da titolare in carriera ai playoff proprio nella partita che ha regalato il titolo NBA ai Lakers. Alex Caruso è una bella storia di successo, un giocatore passato dall’essere reclutato per la lega di sviluppo che ha saputo attendere il suo momento e soprattutto interpretare la richiesta dei gialloviola: serviva un giocatore che sapesse adattarsi e lui lo è stato per i Lakers, tanto da conquistare un pezzetto alla volta i minuti che coach Vogel gli ha concesso. In molti però non sembrano avere il suo spirito di sacrificio, come confermato per sua stessa ammissione durante una chiacchierata con JJ Redick nel podcast condotto dal giocatore dei Pelicans. Un esempio calzante che ben racconta la situazione: “Una delle ragioni principali per cui i ragazzi, anche talentuosi, restano bloccati in G-League e non riescono a trovare spazio in NBA è perché non si rendono conto della posizione per la quale la lega si rivolge a loro - spiega Caruso - È come andare a un colloquio di lavoro pensando che diventerai il dirigente dell’azienda e invece stanno cercando soltanto qualcuno per pulire i bagni”. In fondo, sono davvero pochi i giocatori in grado di guidare una franchigia NBA da protagonisti: a tutti gli altri tocca iniziare da molto più lontani, alle volte senza passare neanche dal Draft. Caruso c’è riuscito, non solo grazie alla sue capacità tecniche, ma soprattutto per quelle di adattamento al contesto che lo circondava.