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NBA, il tweet su Kobe era anti-LeBron? Jeanie Buss svela tutta la verità

NBA
©Getty

Alcune parole usate dalla proprietaria dei Lakers sull'ex stella gialloviola ("Metteva la squadra davanti a tutto") avevano sollevato un polverone mediatico, venendo intese come un attacco indiretto a LeBron James. Niente di tutto questo, spiega Buss: e all'origine del suo messaggio c'è solo il dolore che non passa per la scomparsa di un amico e la voglia di non sentirsi sola nell'affrontare il lutto

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Lo scorso 4 luglio, sull'account Twitter di Jeanie Buss, proprietaria dei Lakers, era apparso un messaggio destinao a far parlare (e così è stato): "Mi manca Kobe Bryant", diceva e dell'ex n°8/24 Buss diceva: "Lui capiva come la squadra venisse sempre prima dei singoli. Mettendo al centro gli obiettivi di squadra invece di quelli personali le soddisfazioni individuali poi sarebbero automaticamente arrivate". Parole che molti avevano visto come un attacco velato al leader gialloviola attuale, LeBron James, che con l'agenzia di Rich Paul (Klutch Sports) dalla sua parte per molti ha creato in seno alla squadra di L.A. un centro di potere alternativo (e a volte forse conflittuale) alla franchigia stessa. Niente di più sbagliato, dice ora Jeanie Buss, che a distanza di una decina di giorni è voluta tornare sul significato di quel suo tweet per fare chiarezza.

La spiegazione di Buss al suo tweet

"Mi mancano tante persone del nostro passato, ma più di tutte mi manca Kobe", ha ammesso il n°1 gialloviola. "Ci manca la sua voce, la sua amicizia, tutto quello che la sua assurda morte ci ha strappato di colpo. E siccome so che è così per tutti i tifosi dei Lakers, quando mi sento giù dico una cosa del genere per ottenere da loro una risposta che mi faccia sentire meno sola. Una comunità supera anche così i propri lutti, accettare la scomparsa di Kobe è un processo che per me durerà tutta la vita: si tratta di un vuoto che non sarà mai colmato e non mi aspetto possa esserlo". 

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Il retroscena delle parole di Phil Jackson su Kobe

Buss poi ha svelato un retroscena che riguarda proprio Kobe Bryant e il suo ex allenatore (e di lei compagno) Phil Jackson. "Per via della nostra relazione, quando Phil è andato ai Knicks la lega ci ha fatto firmare una lettera per garantire che il nostro rapporto non toccasse temi sensibili dal punto di vista sportivo, ora che eravamo diventati rivali. 'Vuol dire che non ti posso più aiutare - mi disse Phil - ma tu hai sempre Kobe, e Kobe sarà sempre dalla tua parte. Parla con lui se hai bisogno di consigli'. Per questo per me l'idea che oggi lui non ci sia più è ancora più difficile da accettare". 

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Dalle parole di Buss, quindi, emerge il dolore - e non certo la volontà di polemica - come unico motore della sua esternazione: "Frutto di un cuore ricolmo di tristezza", dice. "Cerchi altre persone che come te sentano quel dolore per commiserarti. Nient'altro. Non aveva altro scopo che quello di alleggerire il peso che sento nel mio cuore", ha concluso la figlia del grande Dr. Buss, in un momento in cui i Lakers - dopo essere stati dipinti in toni parecchi accessi dalla serie "Winning Time" - stanno per dare alla luce un proprio documentario in 9 episodi (ancora non si conosce il titolo, in USA sarà visibile su Hulu) sugli ultimi 40 anni di storia gialloviola, con oltre 35 persone intervistate tra cui Pat Riley, Phil Jackson, Magic Johnson, Shaquille O’Neal e Kareem Abdul-Jabbar e ricco di filmati mai visti prima anche della famiglia Buss. Non mancheranno ovviamente immagini su Kobe, per il piacere, misto a dolore, di Jeanie Buss. 

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