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NBA, Gallinari a Sky: "Recupero? Più veloce del previsto, ma difficile fare programmi"

NBA

Zeno Pisani [video: Sheyla Ornelas]

Danilo Gallinari in esclusiva per Sky Sport fornisce un aggiornamento su come sta proseguendo la sua riabilitazione a tre mesi e mezzo di distanza dalla rottura del legamento crociato anteriore di fine agosto. "Sta procedendo bene e sono contento, ma è difficile dire se tornerò in campo in questa stagione, anche se di sicuro lo spero. Boston ha una chimica speciale, Tatum e Brown hanno una caratteristica rara in NBA"

Sono passati ormai tre mesi e mezzo dal giorno in cui Danilo Gallinari ha subito la rottura del legamento crociato anteriore con la nazionale italiana a fine agosto, e la data del suo rientro è comprensibilmente ancora lontana. L'azzurro dovrebbe tornare a correre entro la fine del mese, un ulteriore step nella giusta direzione di una riabilitazione che lui stesso definisce come positiva, anche più veloce di quello che si sarebbero aspettati insieme allo staff medico. Gallinari è a seguito della squadra impegnata nell'ultima tappa di un lungo giro di gare in trasferte che li ha portati fino a Los Angeles, dove affronteranno sia i Clippers (nella notte tra lunedì e martedì in una gara da seguire anche su Sky Sport NBA) che i Lakers (il giorno successivo) prima di tornare a casa per il resto del mese di dicembre. Per l'occasione abbiamo parlato con Gallinari del suo recupero, di cosa rende speciali i Boston Celtics e di tre suoi compagni in particolare — Jayson Tatum, Jaylen Brown e Marcus Smart —, oltre all'immagine che coach Joe Mazzulla sta inculcando nelle teste dei suoi giocatori per spingerli a lavorare sempre di più.

Innanzitutto come stai e come sta procedendo la riabilitazione?

"Sta andando molto bene, sono contento. Stiamo andando più veloci di quanto ci aspettavamo, perciò procede per il meglio".

 

Hai ancora la speranza, o l'obiettivo, di tornare in campo entro la fine della regular season o per i playoff? A che punto sei della tua tabella di marcia?

"Diciamo che in queste situazioni è difficile fare programmi a lungo termine: proviamo ad affrontarla valutando giorno per giorno e settimana per settimana. È difficile dire se sarò in campo per la fine della stagione o per i playoff: è chiaro che lo spero, perché la squadra è forte ed è un bel gruppo. Farne parte in campo sarebbe sicuramente meglio che farne parte da fuori, ma vedremo. È difficile fare programmi".

 

Boston sta volando ed è la squadra col miglior record della lega: cosa ti ha colpito di questo gruppo?

"La chimica che c'è e la determinazione dei ragazzi. Ogni giorno lo si respira e lo si vede, hanno tutti un obiettivo in testa ed è molto chiaro. Lo dimostrano tutti i giorni tanto in partita quanto in allenamento, anche nelle giornate più tranquille in cui si fanno solo sedute di video e non si lavora in campo la concentrazione è massima".

Ora che sei suo compagno di squadra, qual è l'aspetto più impressionante di Jayson Tatum?

"È uno dei migliori two-way player della lega: è sia un ottimo difensore che un grandissimo attaccante. Prende come una sfida personale quella di essere forte anche in difesa: quando qualcuno cerca di attaccarlo gioca è molto bravo in uno contro uno. Offensivamente poi non ha punti deboli: è molto fisico, tira da fuori, è atletico, tira bene anche al ferro".

 

Come mai con Jaylen Brown funziona così bene? È l'intesa che fa la differenza?

"Funzionano bene perché sono tanti anni che giocano assieme, si conoscono e sanno come trovarsi in campo, quali sono le situazioni migliori per uno e per l'altro, perciò hanno un'ottima chimica. Soprattutto tutti e due hanno bene in testa qual è l'obiettivo della squadra e vogliono arrivarci. Anche Brown è capace di giocare in entrambe le metà campo: hanno tutti e due questa caratteristica che non è facile da trovare in NBA, soprattutto in due giocatori che sono ottimi attaccanti".

 

Marcus Smart è l'anima di Boston, essendo lì da tanti anni. Cosa ti piace di un giocatore del genere?

"Marcus è un leader perché parla tanto e aiuta molto i compagni di squadra, è una presenza fondamentale sia a livello difensivo ma anche offensivo, un giocatore estremamente altruista che sa sempre con chi gioca e come servire il proprio compagno di squadra. Quando serve poi sa tirare da tre punti ma anche usare il fisico per penetrare, perché la maggior parte delle volte è marcato da playmaker che non sono forti fisicamente come lui. Quindi riesce a sfruttare anche la sua presenza fisica".

 

Che reazione hai avuto quando hai sentito coach Mazzulla parlare dell’ormai famoso “castello di sabbia”? Hai avuto altri allenatori che usavano esempi evocativi di questo genere?

"Sì, ne ho avuti altri in passato che usavano esempi di questo tipo. Questo del castello non lo avevo mai sentito: me ne avevano parlato i compagni senza che io fossi presente in queste riunioni in cui era stato citato, poi finalmente ho fatto una riunione di squadra ero presente in prima persona nella preparazione di una partita. Il concetto è che ogni giorno bisogna costruire un nuovo castello, perché le onde piano piano erodono il castello che viene demolito. Perciò ogni giorno devi lavorare per costruire un nuovo castello: è un ottimo esempio che serve a far capire che nessuno ti regala niente se vuoi vincere qualcosa. La stagione NBA è una maratona e ogni giorno devi costruire qualcosa per arrivare poi all'obiettivo finale".

tranquillo

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