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NBA, Houston Rockets: Jabari Smith Jr è finalmente sbocciato, il miglior rookie a marzo

NBA
©Getty

Reduce da mesi non semplici di adattamento, il rookie dei Rockets ha trovato ritmo in attacco, ottime percentuali realizzative e permesso a Houston di sperimentare nuove soluzioni offensive che lo vedono come protagonista e che permettono anche al resto del gruppo di crescere al suo fianco: "Conosciamo il vero Jabari: è arrivato il momento in cui anche il resto della NBA inizi a fare i conti con lui"

Una settimana di svolta per Jabari Smith Jr., coronamento di una crescita continua nell’arco di un anno complicatissimo per il rookie dei Rockets - finito a Houston dopo che per settimane il suo nome era stato indicato come quello del favorito nella corsa alla prima scelta assoluta al Draft NBA 2022. Scivolato alla n°3 dopo i cambi di programma dei Magic che gli hanno preferito Paolo Banchero, Smith Jr. non è riuscito da subito a mostrare il cambio di passo necessario per i giovani talenti quando approcciano per la prima volta in carriera al mondo dei professionisti. Prima dei 17 punti e 11 rimbalzi con 7/15 al tiro messi a referto contro gli Warriors, la terza scelta assoluta aveva messo in fila per la prima volta in carriera tre gare con almeno 20 punti segnati (nelle 31 precedenti erano state soltanto due le occasioni in cui c’era riuscito). Dopo la vittoria - inattesa - contro Boston, Jalen Green aveva spiegato: “Ho imparato a conoscere il vero Jabari e sono felice che adesso sia a questi livelli di rendimento: se lo merita e tutta la NBA dovrà in futuro fare i conti con lui”. Un talento duttile e di prospettiva: quello che in Texas speravano riuscisse prima o poi a mostrare.

In particolare nella sfida contro Boston, Smith Jr. ha mostrato di aver ritrovato la sua sicurezza e il ritmo giusto nelle conclusioni - senza esitazioni o pensieri aggiuntivi che non inducono altro che all’errore il tiratore. La mentalità e la capacità di resettare i problemi e andare avanti però è stata una delle ragioni per cui i Rockets hanno deciso di puntare su di lui: a lievitare a marzo infatti sono state prima di tutto le sue percentuali, con oltre il 55% dal campo e il 50% dall’arco. Pericolosità di cui hanno beneficiato anche i compagni al suo fianco, dai quali si è allontanata in parte l’attenzione dei difensori avversari e non solo. Nei momenti in cui Houston ha provato a farlo giocare da centro, i problemi a livello difensivo per gli avversari sono letteralmente decuplicati - con il giovane talento Rockets pronto a colpire da tre dall’angolo e la rotazione difensiva che non riusciva in alcun modo adattarsi. Con quelli spazi, anche passatori non eccezionali - per indole, quantomeno - come Kevin Porter Jr. e Jalen Green diventano dei giocatori in grado di mettere in crisi gli avversari e generatori d’attacco difficili da arginare. “Quello che più mi conforta è il fatto che non ha mai mollato un secondo, non si è mai abbattuto quando il pallone andava dentro: ero certo che sarebbe arrivato il suo momento”, spiega coach Silas. Ora bisognerà trovare il modo di farlo durare il più a lungo possibile.

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