Dopo la pena di 175 anni di carcere inflitta al medico degli Stati Uniti, Larry Nassar, ecco che inizia l'effetto valanga per quanto riguarda la serie di abusi sessuali subiti dalle atlete americane negli ultimi anni. Secondo le prime ricostruzioni, il ct: "Insultava e picchiava, poi il medico consolava"
USA, FINO A 175 ANNI DI CARCERE PER LARRY NASSAR
Effetto valanga, perchè Larry Nassar era solo la punta dell'iceberg. Un mostro è andato, ora gli altri: "Molti in posizioni autorevoli ti hanno protetto, dicendo a ogni sopravvissuta che andava tutto bene, che non stavi abusando di loro". Così aveva dichiarato Alexandra Raisman, argento olimpico a Rio e vittima, tra le tante, del medico-mostro degli USA. Una testimonianza forte, un'ulteriore prova che, probabilmente, Nassar non era solo nelle sue orribili pratiche. Ce n'erano altri, forse anche oro in alto nelle gerarchie della federazione statunitense, così in alto da riuscire ad insabbiare tutto per tanti anni. Fino al grido "Me Too", forte, acceso, pieno della speranza di chi ha visto cose inimmaginabili e provato sensazioni terrificanti per una ragazzina.
Anche il coach
Eccolo, quindi l'effetto valanga. Dopo Nassar, gli altri mostri. Non per forza stupratori, ma complici delle oscenità di un uomo che per oltre vent'anni ha abusato di atlete ameircane, ragazzine che sognavano una medaglia olimpica. A volte, come nel caso di Raisman e Biles (ma non solo) raggiungendola. Lo scorso aprile si è dimesso il presidente federale, Steve Penny, poi qualche giorno fa se ne sono andati altri tre membri del consiglio della federazione USA. Ieri, inoltre, è rotolata una delle teste più importanti del movimento di ginnastica: Lou Anna Simon, presidente di Michigan State, l’università su cui pende un’investigazione dell'FBI e che in passato avrebbe nascosto alle autorità locali e federali dei fascicoli con le prime denunce di aggressioni a sfondo sessuale compiute sulle atlete. Ma altre quattro persone dell’ateneo di Michigan, con ruoli diversi, erano già state sollevate dai loro incarichi nell'ultimo anno. John Geddert, poi, è uno degli orchi ancora da eliminare da un giro che, più passa il tempo,più diventa un vero e proprio assurdo crimine organizzato. Anche l'allenatore è stato nel giro dell'università di Michigan State, oltre che allenatore dell’anno nel 2007 e, soprattutto, uno dei due coach della Nazionale statunitense femminile che diede spettacolo a Londra 2012.
Le prime testimonianze
Negli anni, Nassar, non è stato l'unico mostro. Nel caso di John Geddert, infatti, gli abusi sono stati sia psicologici che fisici. Unallenatore dispotico, irascibile e molto predisposto all'esagerazione dei cmportamenti: "Ti richiamava nello spogliatoio e ti investiva di insulti e parole. Eravamo tutte terrorizzate, nessuna però osava parlarne con qualcuno". Così ha dichiarato Amanda Smith, ex allieva di Geddert, che poi ha aggiunto dettagli sulla pratica della coppia coach-medico (Nassar): "Prima venivi abusato verbalmente e fisicamente da Geddert e poi il dottor Nassar, che sembrava un uomo mite e buono, giocava il ruolo del buon samaritano e ti consolava. John e Larry erano la tempesta perfetta per tutte noi". Un racconto agghiacciante, istantanea di un mondo orrendo in cui hanno visstuo queste ragazze. Gli abusi di Geddert piano piano hanno portato alle prime denunce, insabbiate anche grazie all'aiuto di... Nassar, che in un'occasione era intervenuto per convincere una ginnasta a ritrattare l’accusa nei confronti del proprio allenatore. Un’altra delle allieve, Bailey Lorencen, ha rivelato che Geddert l’aveva costretta a rialzarsi nonostante una evidente frattura alla schiena, obbligandola con la forza a continuare l’esercizio: "Più tardi un dottore mi disse che era stato un miracolo se non ero rimasta paralizzata". Un'ex atleta, Makayla Thrush, ha confidato di aver terminato anticipatamente la propria carriera dopo che John Geddert la spinse contro un attrezzo, provocandole uno strappo agli addominali risultato decisivo per la fine anticipata dello sport che più amava. Queste le sue parole: "Mi dicesti più volte di suicidarmi. E dopo che dovetti abbandonare la ginnastica, ci provai per davvero". Per avere l'attenzione delle sue ragazze, aveva la tendenza (malata) di pestare loro i piedi: metologia sgradevole, nota a tutti ma, per la Nazionale statunitensde, vincente. Che così lo ha lasciato fare per anni, prima di sospenderlo nel corso della scorsa settimana. Dando così il via alla seconda parte del processo. Perché la punta dell'iceberg è stata elimanata. Ora è il turno di tutto il resto.