Doping, caso Caironi: la Procura riconosce lo scopo terapeutico

Olimpiadi
caironi

La Procura Nazionale Antidoping ha deferito Martina Caironi alla Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping con la richiesta di un anno di sospensione. La Procura, dopo aver ascoltato Martina Caironi e il medico federale coinvolto nella vicenda, ha riconosciuto la non intenzionalità dell’atleta e la necessità terapeutica per l’uso del Trofodermin

La Procura Nazionale Antidoping ha deferito Martina Caironi alla Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping con la richiesta di un anno di sospensione.
Era stata la stessa campionessa paralimpica ad ammettere di aver usato una pomata (Trofodermin) per curare un’ulcera al moncone della gamba amputata e di averlo fatto solo dopo aver consultato il medico federale che le ha precisato come la TUE (esenzione per fini terapeutici) non fosse necessaria per un uso localizzato e non protratto nel tempo. La pena per l’utilizzo di steroidi anabolizzanti prevede una squalifica di quattro anni dalle competizioni sportive. La Procura Nazionale Antidoping, dopo aver ascoltato Martina Caironi e il medico federale coinvolto nella vicenda, ha riconosciuto la non intenzionalità dell’atleta e la necessità terapeutica per l’uso del Trofodermin chiedendo un anno di squalifica.
Il legale di Martina Caironi, l’avvocato Giovanni Fontana, conta di portare in fase dibattimentale elementi ed argomentazioni a ulteriore discolpa della velocista paralimpica. "Ci conforta il fatto che la procura antidoping ha riconosciuto l’uso terapeutico del medicinale e non a fini di doping. Questo è già un grande passo in avanti nel dimostrare la correttezza dell’atleta Martina Caironi. Possiamo quindi dire che non si tratta di un caso di doping ma di un errore formale. Ora abbiamo questa richiesta di un anno di sospensione che però ritengo comunque enorme rispetto ad un' atleta che ha avuto solo la necessità di curarsi e si è fidata delle indicazioni datele da chi era preposto a questo compito. Indicazioni che poi combaciavano con quanto è scritto nel foglietto illustrativo del Trofodermin ovvero che l’utilizzo terapeutico del medicinale non è doping”, dichiara il legale della campionessa paralimpica.