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Sei Nazioni 2023: la piccola restaurazione del rugby internazionale

Rugby
©IPA/Fotogramma

Gli Azzurri possono continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno, ma a differenza dello scorso autunno è stato un Torneo senza sorpresa, malgrado l’altissimo livello

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Con il trittico di sfide di sabato 18 marzo si è chiuso il Sei Nazioni 2023. Come di consueto, il Torneo ha portato con sé il suo carico di emozioni profonde, di storia e cultura, di appartenenza: un viaggio lungo sette settimane dove tutto il mondo della palla ovale si ferma e si concentra su quello che accade in sei splendidi stadi. Il rugby espresso è stato di altissimo livello, con picchi straordinari come quello di Irlanda-Francia, una partita destinata a rimanere nella memoria di tanti, una inedita sfida tra la prima e la seconda del ranking mondiale durante un Sei Nazioni.

La competitività dell’Italia

La rinnovata competitività della nazionale italiana ha reso ancora più avvincente il Torneo, dando un’ulteriore dimensione di profondità alla competizione. Sembrano ormai alle spalle i tempi in cui la gara degli Azzurri poteva essere un aperitivo per ingannare il tempo in attesa della portata principale nel menù del giorno. Anzi, in diverse occasioni le partite con l’Italia tra i protagonisti sono state le più divertenti e godibili di questa edizione.

 

Per questo motivo Michele Lamaro e i suoi compagni possono uscire dal Sei Nazioni 2023 continuando a vedere il bicchiere mezzo pieno, nonostante le 5 sconfitte in altrettante gare. L’obiettivo annunciato del mandato da head coach di Kieran Crowley era quello di restituire rispetto e credibilità all’Italrugby ed è un traguardo raggiunto: contro Francia, Irlanda e Scozia c’è stata competizione per la vittoria dell’incontro fino al termine del medesimo. Oggi tutti sanno che all’Italia non si può regalare niente. Adesso manca solo la soddisfazione di ottenere qualche altro risultato importante.

©IPA/Fotogramma

Il ritorno delle gerarchie

È stato un Sei Nazioni di restaurazione. Il rugby internazionale ci ha abituato da anni a una dimensione scandita da gerarchie chiare. Poi, fra giugno e novembre scorso, una serie di risultati sorprendenti ci hanno convinto che le cose fossero cambiate: che ogni squadra tra le prime 10/12 al mondo può battere ognuna delle altre, nella singola occasione. In questo Torneo, invece, si è tornati ad una maggiore prevedibilità dei risultati. In tutte le partite, tranne Inghilterra-Scozia della prima giornata, ha vinto la squadra più in alto nel ranking mondiale.

Come escono le squadre dal Torneo

  • Per l’Irlanda è stata una sorta di consacrazione: oggi è lei la favorita per il mondiale. 
  • La Francia si conferma principale antagonista, migliorando nel finale un Sei Nazioni che era partito in maniera un po’ contratta a livello di prestazioni. 
  • La Scozia è in questo momento la terza forza in Europa. Ha una profondità di talento che non ha mai avuto fin qui, uno staff tecnico troppo spesso sottovalutato e un pacchetto di avanti sempre più granitico. Al mondiale ha un girone infernale, ma può mettere i bastoni fra le ruote a chiunque, Irlanda compresa.
  • L’Inghilterra e il Galles chiudono il Sei Nazioni in miglioramento, ma rimangono infine con un numero di nodi da sciogliere tanto consistente quanto sette settimane fa. Il XV della Rosa, prima ancora di decidere chi debba vestire la maglia numero 10, deve ritrovare le fondamenta del suo rugby in un pacchetto degli avanti che ha faticato più volte ad imporsi. I Dragoni sono in questo momento in estrema difficoltà rispetto al recente passato, ma al mondiale concederanno un ultimo giro di giostra ad un drappello di veterani contro il quale non è mai stato saggio scommettere negli ultimi 10 anni.
  • Per l’Italia, di cui si è già detto, valgano infine i seguenti dati: l’Italia non segnava così tante mete dal 2018 (10), non ne concedeva così poche (22) dal 2015, chiude con la miglior differenza punti dal 2013 ad oggi (-60) e ha concesso il minor numero di punti (149) ancora dal 2013 ad oggi, il tutto con una squadra con 25 anni di età media. Sono numeri di una nazionale in procinto di fare un salto importante verso un livello superiore.

 

A cura di OnRugby.it