Sei Nazioni under 20: questa Italia ha un futuro. L’analisi del torneo degli Azzurri

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Una mischia solida e dominante, dei grandi talenti in mezzo al campo e la voglia di continuare a stupire. Se questa Italia riuscirà a correggere alcuni piccoli difetti, potrà fare un grandissimo Mondiale.

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Ancora meglio del 2022. L’Italia ha chiuso il Sei Nazioni under 20 (vinto dall’Irlanda con tanto di Grande Slam) a 15 punti, nonostante una vittoria in meno rispetto alle 3 ottenute lo scorso anno. Questa volta, però, gli Azzurri hanno concluso il torneo sul podio, grazie alla differenza punti nei confronti dell’Inghilterra. D’altro canto la squadra di Brunello ha fatto punti in tutte le partite disputate nel Torneo, dando un grandissimo segnale di costanza di risultati – anche quando non sono del tutto positivi – e continuità di prestazioni: 2 punti di bonus con la Francia, 2 con l’Inghilterra, 1 con l’Irlanda e poi due vittorie “piene” a 5 punti contro Galles e Scozia. Non era mai successo che una Nazionale italiana facesse “5 su 5” da quando il Torneo più antico del mondo utilizza l’assegnazione dei punteggi “moderna”, che prevede i punti di bonus.

Una mischia dominante

Se si pensa a questa Italia under 20, la prima cosa che viene in mente è senz’altro il pacchetto di mischia: Destiny Aminu e Marcos Gallorini sono l’ennesima grande coppia di piloni sfornata dalle nostre selezioni giovanili, e il secondo sarà a disposizione anche il prossimo anno, essendo classe 2004. Non vanno dimenticati però tutti gli altri elementi del pacchetto, che hanno contribuito a rendere la mischia italiana performante e temuta in tutta Europa: dal capitano Quattrini alla seconda linea Turrisi, passando ovviamente per l’altro leader di questa squadra, David Odiase, e da un Jacopo Botturi cresciuto di partita in partita fino a sfoderare una prestazione strepitosa nell’ultimo match contro la Scozia, vinto 40-17 a Glasgow.

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I talenti del reparto arretrato

Per quanto riguarda i trequarti, non sempre l’Italia è riuscita a concretizzare tutto ciò che ha costruito in queste 5 partite, ma questo Sei Nazioni under 20 ha visto la conferma di un talento puro: François Carlo Mey, già presente lo scorso anno nelle due storiche vittorie contro l’Inghilterra e in forza a un club storico del rugby francese come Clermont, con il quale ha già esordito addirittura in Champions Cup, la massima competizione europea per club. Sempre per quanto riguarda i trequarti, questo è stato un torneo di conferma anche per Dewi Passarella, centro in forza al Benetton con notevoli margini di miglioramento. È stato un peccato non aver potuto vedere fino in fondo anche Matthias Douglas, infortunatosi a metà torneo contro l’Irlanda: gran finalizzatore, belle gambe e ottima agilità.

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Le cose da migliorare

Togliendo forse la sfida contro un’Irlanda superiore a tutte le altre partecipanti, l’Italia avrebbe potuto portare a casa il bottino pieno sia contro la Francia che contro l’Inghilterra. È mancato un po’ di cinismo in "zona rossa" contro ragazzi che nonostante la giovane età sapevano benissimo cosa fare nei momenti più difficili, soprattutto per quanto riguarda mediana e trequarti, non sempre in grado di finalizzare le azioni che partivano da mischie o maul dominanti. Col passare delle partite, questi difetti si sono sempre più affievoliti, e questo è un ottimo segnale in vista del Mondiale under 20 che si disputerà in Sudafrica dal 24 giugno al 14 luglio. Allo stesso modo, fanno male i punti persi dalla piazzola, che in partite così tirate diventano un fattore determinante – se non decisivo – per decidere chi vince e chi perde. L’aspetto più importante però riguarda i piccoli – ma gravi – blackout visti durante tutto il Torneo. Si pensi al blocco totale sopraggiunto contro un’Inghilterra in 13, o al fatto che entrambe le vittorie sono arrivate per manifesta superiorità ma dopo due primi tempi molto rivedibili. Un problema, quello dell’approccio alle partite, che i giovani Azzurri condividono con i colleghi della Nazionale maggiore, e che rappresenta forse l’ultimo tassello da aggiungere per potersi sedere al tavolo dei grandi. 

Verso il Mondiale

Come detto, a 4 anni di distanza dall’ultima edizione, questa estate ritornerà anche il Mondiale under 20. L’Italia, a questo punto, può e deve arrivarci con l’ambizione di migliorare il proprio miglior risultato, l’8° posto del 2018: i ragazzi di Brunello hanno acquisito consapevolezza dei propri mezzi e della propria qualità partita dopo partita, e quando affronteranno – nell’ordine – Argentina, Sudafrica e Georgia saranno sicuramente in grado di giocarsela. In particolare, sarà molto interessante vedere la prima linea azzurra alle prese con quella dei Baby Boks, notoriamente ostica fin dalle selezioni giovanili. 

 

A cura di OnRugby.it (www.onrugby.it)