sky original
Per sempre
O Rei
Pelé
___________
1940 - 2022
Eterno Pelé
Si è spenta a 82 anni
la leggenda brasiliana
Per la FIFA
il miglior marcatore della storia del gioco.
Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, uno dei più grandi calciatori della storia del calcio, si è spento il 29 dicembre 2022 all'ospedale Albert Einstein di San Paolo del Brasile, dove era ricoverato da un mese: gli era stato diagnosticato un tumore al colon nel 2021 e nelle ultime settimane le sue condizioni erano peggiorate. Il mondo del calcio piange una leggenda.
"Tutto ciò che siamo, è grazie a te.
Ti amiamo infinitamente.
Riposa in pace"
Kely Nascimento (fonte: Instagram)
Nel racconto di
Federico Buffa
l'omaggio di Sky Sport
al re del calcio mondiale
Progetto digital di Sara Cometti
con Francesca Bonetti e Alberto Pontara
Art Director | Leopoldo Muti Video Editors | Massimo Tralci, Luca Longo Graphics | Andrea Gilardi, Vincenzo Lo Re
L'altro viandante
FEDERICO BUFFA | “Doppelgänger” è un'espressione tedesca che si potrebbe tradurre con l'altro viandante. È un concetto antichissimo, rintracciabile nel mito, nel folclore e poi in psicanalisi. Assume che, da qualche parte, nel grande universo, ci sia un essere vivente identico a noi. E se foste entrati in un giorno qualsiasi del '56 o del '57 nello spogliatoio del Santos Futebol Clube - che è stato fondato lo stesso giorno in cui affondava il Titanic - vi avrebbero raccontato che anche lì stava succedendo qualcosa di analogo. Da qualche tempo, infatti, in quello spogliatoio si cambiava un imberbe post-fanciullo dal nome di Edson Arantes do Nascimento. Il giorno della partita amava farsi massaggiare per ultimo, possibilmente con delle salviette riscaldate, ma a massaggio ultimato, non si alzava dal lettino, anzi, afferrava una di quelle salviette e se la calava lungo il petto, sino a coprirsi il volto e rimaneva immobile. Poi, con gesto elegante, perché il post-fanciullo conosceva solo gesti eleganti, la smetteva, e silente si metteva a disposizione, ma i suoi compagni di allora raccontano che ognuno di loro aveva intuito, che non era la stessa persona, ma un'altra, ovvero un uomo di cui Edson, infatti, avrebbe sempre parlato in terza persona. Talmente conosciuto da non dover mai mostrare il passaporto e che sarà addirittura dichiarato patrimonio dell'umanità.
Era l'altro viandante.
Era Pelè.
"Pelé ha superato i limiti della logica"
Johan Cruijff
#SkyBuffaRacconta
Dico, il giovane Pelé
Episodio 1
disponibile on demand
FEDERICO BUFFA | Edson aveva sei anni quando incontrò Pelé a Bauru e non andò granché bene, ma da lì, nel cuore del Brasile rurale, iniziò il viaggio di entrambi.
Edson, il viandante originario, passione e patimento.
Pelé, l'altro, la regalità declinata in fuoriclasse.
Chiedete a tutti nel mondo se hanno mai sentito parlare di Pelé e nessuno vi dirà mai di no.
Provate a chiedere di Edson, mistero svelato a pochi, e rischiate un imbarazzante silenzio.
La prima volta di Dico per la prima volta con le scarpe da calcio.
Pelé vincitore del titolo di campione paulista col Santos.
Dalla terra di Bauru, sulla strada per Santos il mito prende forma. Un lustrascarpe calciatore che conquista il mondo. Il sovrano che dal ‘50 il Brasile non ha mai smesso di cercare.
Da #SkyBuffaRacconta Pelé - Episodio 1
Dal punto di vista tecnico, Waldemar de Brito ha fatto un grandissimo lavoro a Bauru col giovane Dico,
ma João Ramos do Nascimento, per tutti Dondinho, è stato un calciatore e
vuole lasciare a suo figlio degli insegnamenti che O Rei, Pelé non dimenticherà mai.
I COMANDAMENTI DI DONDINHO
[D] «Allora, cominciamo. La palla?»
[P] «Ai piedi».
[D] «I passi?»
[P] «Corti».
[D] «Come se?»
[P] «Come se ci fosse un filo, un filo che collega la testa al pallone».
[D] «Sì. Velocità?»
[P] «Si cambia».
[D] «Quante sono le marce?»
[P] «Due».
[D] «Le finte con che cosa si fanno?»
[P] «Con le spalle?»
[D] «A caneta? Il tunnel?»
[P] «Ginga, movimento basculante della vita. E poi si tocca la palla sul movimento delle gambe dell'avversario».
[D] «Se ha un piede dietro?»
[P] «Tabelinha (si fa sponda e si passa dall'altra parte)».
[D] «Ci siamo. Qual è l'altra cosa fondamentale, a parte l'ambidestrismo?»
[P] «Il controllo di palla».
[D] «Con che cosa si controlla la palla?»
[P] «Con tutto».
[D] «Qual è il controllo di palla più importante?»
[P] «O peito (di petto)»
[D] «Perché?»
[P] «Perché se lo sai fare orientato è già un dribbling».
[D] «Quando ci si ritira, Dico?»
[P] «Quando lo decidiamo noi, non quando ce lo dicono gli altri».
[D] «Perfetto. Ah No. C'è un'altra cosa. Qual è la prima cosa che si mangia tutte le mattine?»
[P] «Uova».
[D] «Come?»
[P] «Sode».
[D] «Quante?»
[P] «Due».
«Che Dio ti benedica, figlio».
"Pelé è uno dei pochi che contraddice la mia teoria:
invece di quindici minuti di fama, avrà quindici secoli."
Andy Warhol
Su Sky Sport e disponibile on demand.
#SkyBuffaRacconta
Il "Santastico"
Episodio 2
disponibile on demand
FEDERICO BUFFA | Un'antica elucubrazione indiana insegna che, se sai rallentare la respirazione, anche il tempo rallenta. Esercizio impraticabile per Edson, inseguito dai suoi errori, ma del tutto naturale per Pelé, che infatti nel '66 si ritira dalla Seleção. Punto e virgola però, perché la storia continua. In realtà, sta solo pensando che, per evitare che la polvere del tempo calcistico possa cadere su di lui, ha bisogno di una consacrazione che sia possibile solo per lui, ovverosia vincere, da protagonista, un terzo e ultimo Mondiale.
4 titoli mondiali, tra Nazionale e club, in pochi anni: tutto il mondo vuole assistere dal vivo al Never Ending Tour di Pelé e dei suoi “Santasticos”, i nuovi Harlem Globetrotters del calcio.
19 novembre 1969. Pelé festeggia il 1000° gol allo stadio Maracana di Rio.
"Dalla Siberia alla Patagonia, tutto il mondo conosce Pelé".
Vinícius de Moraes
Su Sky Sport e disponibile on demand.
Il re che ci ha lasciato il futuro
Episodio 3
disponibile on demand
FEDERICO BUFFA | Dicono che se entrate in confidenza con Pelé, lui si diverta a metter mano al portafoglio e a mostrarvi la sua carta di credito, pezzo unico, perché vi è effigiato lui, in una "bicicletta", una di quelle rovesciate arrampicate in cielo. Giusto. Il vero artista è quello che arriva per primo e lui è stato fondamentale nel calcio che si avvicinava alla modernità e decisivo nel definirla. Sì, ma se non firma Edson, il viandante originario la transazione non va in porto...
Il mondiale di Svezia nel 1958 incorona Pelé “Re” del calcio a soli 17 anni . A fine carriera, solo il 30% delle sue giocate sarà visibile, ma basterà a comprendere quanto in anticipo ci consegnò il futuro.
Pelé e Ali nel giorno dell'addio al calcio del campione di calcio brasiliano.
"Il mio nome è Ronald Reagan,
sono il Presidente degli Stati Uniti d'America.
Non serve che Lei si presenti:
tutto il mondo sa chi è Pelé."
Ronald Reagan
Su Sky Sport e disponibile on demand.
"Per tutti noi che abbiamo giocato a calcio,
quest'uomo è come Muhammad Ali"
Diego Armando Maradona, EL D10S
O REI vs EL D10S
MEGLIO MARADONA O PELÉ?
The G.O.A.T.
Di vicende e di imprese di eroi si nutre il mito.
Il mito oltrepassa confini e dimensioni temporali, rifugge il razionale e corre parallelo alla storia, riflettendo il bisogno collettivo di superare i limiti, di plasmare i valori e generare ideali. Il mito è racconto, è narrazione, dà voce e forma a imprese e fatti perlopiù eccezionali. Il mito non è altro che il sogno di uomini normali, che non hanno speso la loro vita a contare i giorni, ma a far sì che fosse un singolo giorno a contare, e proprio quel giorno li ha resi straordinarie leggende. Miti che nessuno potrà mai dimenticare. E quando uno tra loro abbandona la realtà terrena costringendoci a ricalcolare la nostra vita in relazione alla sua, ecco configurarsi l’enigma:
Chi è stato il migliore?
Ali è stato “The Greatest”.
Maradona è stato di tutti.
Jordan ha portato il basket un metro più in alto di tutti.
E Pelé?
No. Pelé no.
Pelé è (e sarà per sempre) il Re.
NEL NOME DEL 10
PELÉ NON HA DUBBI: DIEGO, INCOMPARABILE
A una settimana dalla morte di Maradona, così O REI aveva ricordato EL D10S sul suo profilo Instagram.
“Molta gente amava paragonarci, è stato così per una vita. Tu sei stato un genio che ha incantato il mondo, un mago con il pallone tra i piedi. Una vera leggenda. Ma prima di tutto, per me, tu sarai sempre un grande amico, con un cuore ancora più grande.
Oggi il mondo sarebbe molto migliore se potessimo fare meno paragoni gli uni con gli altri e invece passassimo più tempo ad ammirarci di più, gli uni con gli altri. Per questo voglio dirti che
tu sei incomparabile
La tua traiettoria è sempre stata contrassegnata dall’onestà. Hai sempre dichiarato ai quattro venti ciò che amavi e ciò che detestavi. E questo tuo modo particolare insegna che dobbiamo amare e dire "ti amo" molte più volte. La tua scomparsa così rapida non mi ha permesso di dirtelo, allora te lo scrivo:
Io ti voglio bene, Diego
Mio grande amico, grazie per le nostre giornate. Un giorno, lassù, giocheremo nella stessa squadra. E sarà la prima volta che solleverò i pugni in aria non per festeggiare un gol, ma per poterti dare ancora un altro abbraccio”.
Pelé
TUTTI I NUMERI DEI DIEZ
O REI
Edson Arantes Do Nascimento, Pelé, nacque il 23 ottobre 1940 in Brasile, nel Minas Gerais, a Três Corações, è cresciuto a Bauru, vicino a San Paolo.
Per aiutare la famiglia, da bambino lavorava come lustrascarpe. Non potendo neppure permettersi le scarpe, giocò a lungo senza, fino al suo esordio nelle giovanili del BAC (Bauru Athletic Club), col quale vinse tre consecutivi campionati giovanili dello stato di San Paolo. Il 19 novembre 1969 segnò il suo 1000° gol, durante la partita tra Santos e Vasco da Gama.
Dopo aver debuttato a livello internazionale a soli 16 anni, giocherà 1.363 partite ufficiali tra il 1955 e il 1977, segnando 1.283 reti. Pelé è l'unico giocatore a poter vantare 3 titoli mondiali: Svezia 1958, Cile 1962 e Messico 1970. L'unico ad aver segnato in 4 diverse edizioni della Coppa del Mondo di calcio.
Pelé ha davvero raggiunto quota 1000? Chi è il migliore di sempre? Messi li supererà tutti?
El Grafico nel 2017 ha provato a dare qualche risposta a queste domande e soprattutto a fare chiarezza sui numeri, confezionando una tabella coi migliori marcatori di sempre. Tra record e curiosità, non poteva mancare "EL CASO PELE", che riporta l'esito di un’approfondita ricerca condotta nell’ aprile 2012 dal giornalista Martín Estevez proprio per la rivista El Gráfico n° 4421.
Estevez ha attribuito a Pelé 757 gol ufficiali (643 nel Santos, 37 nel Cosmos e 77 nella squadra brasiliana), giungendo a questa cifra dopo aver escluso quelli segnati nelle amichevoli: 446 con il Santos, 26 con i NY Cosmos, 9 in una squadra dello Stato di San Paolo, 6 con la squadra mista Santos e Vasco da Gama, 18 in partite di esibizione della Nazionale, 3 per il Sao Paulo Athletes, 5 in partite di beneficenza e 14 nella squadra dell'esercito brasiliano.
Questo calcolo porterebbe a 1.284
il numero totale dei gol segnati dal “Re" del calcio.
La FIFA tuttavia non ha voluto accettarlo e gli attribuisce 1.283 in 1.363 partite, lo stesso numero che Pelé ha sempre riportato nei suoi account e nelle sue biografie ufficiali.
I MIGLIORI DI SEMPRE IN PARTITE UFFICIALI
Se vi state domandando chi sia Josef Bican, è un gioiello della Mitteleuropa degli anni ’30, cresciuto a Vienna (a pochi metri di distanza dalla casa di Matthias Sindelar). Gioca la semifinale del ‘34 contro l'Italia, poi viene naturalizzato cecoslovacco. Addirittura i Cechi credono che lui abbia segnato in competizioni ufficiali più di 800 gol.
Maradona nacque il 30 ottobre 1960 a Villa Fiorito, alla periferia di Buenos Aires, quinto di otto figli. Come Pelé, anche Maradona ha vissuto di stenti i primi anni della sua vita. Il pallone ricevuto in regalo a 3 anni gli cambiò la vita. A soli 10 anni è entrato a far parte della Nazionale Juniores dell'Argentina, che ha condotto ad una striscia di imbattibilità di 136 partite. Iniziò la sua carriera da professionista quando aveva solo 15 anni.
EL D10S
Messi, Pelé e il primo record infranto
📲 Las palabras de Leo #Messi tras superar el récord de @Pele
— FC Barcelona (@FCBarcelona_es) December 23, 2020
🔥 644 goles en un mismo club 🤯 pic.twitter.com/5P8zm5W4Kc
Il 19 dicembre 2020 l'attaccante argentino Leo Messi (all'epoca al Barcellona) ha superato Pelé nel record di gol segnati con la maglia di un club. Già contro il Valencia Messi aveva segnato il gol n° 643* con la maglia del Barça, uguagliando così il record di Pelé con il Santos. Con il suo gol contro il Valladolid Leo aveva segnato 644 gol nelle 749 partite giocate per il club del Barça, dal suo debutto nel 2004, superando così il record storico di Pelé di gol con la stessa squadra.
*Sono stati conteggiati solo i gol nelle partite ufficiali, secondo i dati forniti dal club del Barça e dal sito web specializzato Transfermarkt. Nelle diverse banche dati consultate (fonte EFE, RSSSF, Transfermarkt) il numero di gol coincide (643), anche se c'è un gap di tre partite (656-659).
CR7 rispondeva a Leo e Pelé:
757 gol e oltre
Con la doppietta segnata contro l'Udinese nella prima partita del 2021, Cristiano Ronaldo aveva realizzato il gol n° 758 nelle 1.032 gare ufficiali giocate sin a quel momento con Sporting Lisbona, Manchester United, Real Madrid e Juventus, oltre alla nazionale portoghese, superando così Pelé nella speciale classifica del maggior numero di gol segnati in partite non amichevoli.
#SkyBuffaRacconta
The Sunday Times, June 22nd, 1979
How do you spell Pelé? G-O-D!
22 giugno 1979 | Il giornale The Sunday Times titola: come si sillaba Pelé? ... D-I-O!
The New York Times, June 10th, 1975
Pelé: A Slim Figure of Athletic Perfection
Page 63| What makes Pelé, the uncrowned king of soccer, so much better than other stars? The 34‐year‐old Brazilian, who is scheduled to sign a multi‐million dollar contract with the New York Cosmos today, has physical and mental qualities which he calls, “God's divine gifts.” Medical tests have revealed that Pelé's heart when he is training, beats 56 to 58 times a minute. The heart of an average athlete in training beats 90 to 95 times a minute. Pelé's aerobic capacity is such that he can repeat a great effort within 45 to 60 seconds. His peripheral vision is 30 per cent greater than that of the average athlete. Leonardo da Vinci once sketched a man with his arms stretched in a circle to show the perfect proportions of man's body. Peld seems to fit the mold. Pelé's feet are parallel and the bone in his heel is exceptionally strong and developed, which forces him to bend forward as he runs and serves as a shock absorber after a jump or a high kick. It also helps his quickness.
Pelé e il cinema
Molti campioni possono mettere in bacheca la locandina di un film che li ha visti comparire in un cameo recitato o in azione sul campo di gioco. Nessuno però tra i big player internazionali di ieri e di oggi può vantare una vera e propria carriera cinematografica come quella di Pelé, che ha preso parte da attore, nei panni di un personaggio o di se stesso, a una dozzina di produzioni cine-televisive di finzione. Nella terza puntata della mini serie firmata Sky Sport Federico Buffa accenna a questa peculiarità del campione brasiliano, che qui approfondiamo.
di Michele Sancisi
Nella filmografia personale di Pelè vanno ovviamente tenuti distinti i documentari di argomento sportivo in cui è comparso (che sono moltissimi) dai film di finzione nel cui cast rientra il suo nome: sono questi ultimi a siglare una posizione unica tra i grandi calciatori della storia.
Dopo la vittoria del primo mondiale nel 1958 con la nazionale verdeoro il cinema cerca subito il futuro “Rei” del pallone carioca e lo inserisce in una prima pellicola a metà strada tra le due categorie. Il film del 1959, pluripremiato all’epoca, si intitola “O preço da vitória” (“Il prezzo della vittoria”) scritto e diretto dal cineasta Oswaldo Sampaio nello stile del neorealismo italiano allora popolare in tutto il mondo. È la storia di un campione del mondo dal passato turbolento, nella cui squadra, oltre a Pelé, si vedono in azione anche gli altri campioni del Brasile del ‘58: Gilmar, De Sordi, Santos, Djalma, Bellini, Santos, Nilton, Zito, Garrincha, Didi, Zagalo & C.
Tre anni dopo, vinto anche il secondo titolo mondiale (1962), viene prodotto il primo importante documentario sul campione che impone il suo nuovo status fin dal titolo: “O Rei Pelé” è diretto da Carlos Hugo Christensen, tratto dal libro “Eu sou Pelé” di Benedito Ruy Barbosa. Basato su una lunga intervista al calciatore il film ne ricostruisce la traiettoria, narrando il suo arduo viaggio fino alla massima gloria con la maglia del Santos e della nazionale. Il film – di cui parla anche Buffa – ha momenti straordinari, come la scena in cui Pelé vede per la prima volta l'oceano. Scopriamo che quando nasce, sua madre porta il piccolo Edson da un indovino che le dice: “Tuo figlio diventerà un re, non so il re di dove o cosa, ma diventerà un re”. Nel povero villaggio in cui vivono, la maggior parte della gente ne ride, ma all'età di 14 anni Edson viene scoperto da un reclutatore di calcio, Waldemar de Brito, che lo aiuterà a diventare un calciatore professionista.
Ma veniamo al cinema vero e proprio. L’esordio di Pelè sul set è del 1969 (un anno prima del terzo mondiale) in “Os Estranhos”, popolare serie tv di prima serata scritta dalla nota autrice brasiliana Ivani Ribeiro e co-diretta dall’attore-regista di origine milanese Gianfranco Guarnieri, molto attivo in Brasile. Quella di Edson Arantes do Nascimento è una “partecipaçao especial”, tuttavia il già due volte campione del mondo è stranamente assente da alcune locandine del film, mentre compare su copertine di riviste brasiliane nella sua nuova veste artistica. Pelé interpreta il ruolo dello scrittore Plinio Pompeu che fa parte di una missione spaziale in cerca di un pianeta pacifico da colonizzare (era l’estate dello sbarco sulla luna), in quella che è stata promossa come la prima telenovela di fantascienza della Tv brasiliana. I colleghi di lavoro hanno raccontato di un Pelé ottimo attore: paziente, preparato e dotato di buona memoria del copione.
L’anno dopo, quello del trionfo al mondiale messicano, esce un altro importante documentario “Isto é Pelé” (“Questo è Pelé”) di Luiz Carlos Barreto ed Eduardo Escorel: ripercorre i suoi primi 17 anni di carriera calcistica nella suggestiva narrazione del giornalista Sérgio Chapelin.
Nel 1971 Pelé torna a recitare in un film a soggetto, la commedia “O Barão Otelo no barato dos bilhões” (“Il povero ricco Barone Otello”) nel ruolo del ricco Dr. Arantes - ma viene chiamato anche Dottor Pelé - coinvolto in un giro di scommesse.
Pelé è un attore credibile, disinvolto e dotato di una voce profonda e ammaliante. Trattandosi di un film di serie A, diretto dall'affermato regista brasiliano Miguel Borges e prodotto sempre dal grande Barreto, è singolare che neppure questa volta il nome di Pelé – già tre volte campione del mondo – si faccia notare sul manifesto del film, tra gli altri membri del cast. La star di turno è invece Grande Otelo.
Nel 1972 Pelé ritrova Oswaldo Sampaio, regista paulista che nel 1953 era stato anche in gara alla Mostra del Cinema di Venezia, qui al suo ultimo film, “A marcha” (“La marcia”) del 1972. Questa volta il popolarissimo campione è protagonista assoluto nel ruolo di Chico Bondade, un nero liberato che guida una rivolta di schiavi in Brasile nel 1880. Emozionante la scena madre del film, tratto da un romanzo di Afonso Schmidt, con Chico/Pelé alla testa degli schiavi in marcia pacifica contro le truppe dell'esercito, che si rifiutano di fare fuoco su di loro. Siamo al cospetto di una vera interpretazione da attore in un film d’autore di buona fattura. Oro per la carriera di chiunque nel mondo dell'entertainment.
Dopo il suo ritiro dal calcio nel 1977 la presenza di Pelé nel cinema diventa più frequente e si può iniziare a considerarlo un lavoro. Nel 1979 è la volta di “Os Trombadinhas” (“I ladri”) di Anselmo Duarte, in cui Pelé è se stesso nel ruolo di un allenatore di calcio (ruolo che non ha mai ricoperto nella vita) del Santos Futebol Clube, al quale vengono affidati dei ragazzi di strada di San Paolo per strapparli al crimine e al carcere. Un’altra buona prova di recitazione del campione in un film di crudo realismo.
Un anno dopo arriva la celeberrima apparizione nel blockbuster internazionale “Fuga per la vittoria” (“Victory”) di John Huston del 1981, uno dei film più visti nella storia del cinema.
Anche qui Pelé incanta con la sua maestria sul campo, sfoggiando la celebre sforbiciata in rovesciata, la nota "bicicletta”, che fu perfetta al primo ciak. Ma il fuoriclasse veste pure i panni di un personaggio, il Caporale Luis Fernandez, condividendo lo spazio in locandina con grandi star dello schermo come Michael Caine, Max Von Sydow e Sly Stallone. Quest’ultimo, nel ruolo del portiere, si ruppe un dito durante le riprese nel tentativo di parare un tiro, vero, del Rei.
“John continuava a dirmi di rilassarmi, ma io avevo fame di gol pure sul set, come in una partita vera”.
Il re del football ritrova Houston attore un paio di anni dopo, sul set del film “Giovani giganti” (“A Minor Miracle” o “Young Giants”) di Terrell Tannen, del 1983. La trama è analoga a quella di “Os Trombadinhas”, ma virata più alla commedia: un gruppo di orfani e il loro tutore-allenatore (ovviamente Lui) giocano per salvare dalla chiusura il loro istituto. Cast e produzione sono di prima classe, Pelé senz'altro all'altezza della situazione.
La fama cinematografica dell’ex campione si impenna ed eccolo nel 1985 nel film “Pedro Mico” di Ipojuca Ponte. In questo caso si tratta di una piccola apparizione, ma ora il nome e l’immagine di Pelé sono sparati al centro del manifesto.
È una star di richiamo anche per il pubblico del cinema.
L’anno successivo escono addirittura due film con il nome di “O Rei” in locandina: “Hotshot” di Rick King (un king che dirige un rei!) è una produzione Usa, dove il campione che aveva concluso la sua carriera nei N.Y. Cosmos era molto popolare. Un cast di livello con al centro Pelé, ancora una volta nei panni del coach.
Il film è la storia di un calciatore americano che vuole diventare un campione e si rivolge a colui che era già considerato “il più grande giocatore di tutti i tempi”, per essere da lui guidato al successo.
Sempre nel 1986 esce in Brasile “Os Trapalhões e o Rei do Futebol” (“I Lancieri e il re del calcio”) di Carlos Manga, una simpatica commedia sulla squadra del Galinheiro Futebol Clube formata da vecchie glorie ed ex combattenti emeriti. Nel ricco cast, tra Milton Moraes, Dedè Santana e Zacarias, Pelé ritrova il popolare attore-cantante Grande Otelo, con cui aveva esordito nel cinema. Ma ora è Pelé a regnare anche nella settima arte con tanto di trademarks nel titolo del film.
Gli anni Ottanta si chiudono con “Solidão, Uma Linda História de Amor” (“Solitudine, una bella storia d’amore”) del 1989: una piccola partecipazione per Pelé in un dramma sentimentale scritto e diretto da Victor di Mello.
La sua voglia di cinema si affievolisce negli anni ’90.
Pelé torna a far battere un ciak importante nel 2001 per “Mike Bassett: England Manager”, riuscita commedia calcistica inglese diretta da Steve Barron su un allenatore fuori dal giro catapultato per caso sulla panchina della nazionale. Niente più che un cameo per il Nostro. Così come nella serie tv “O Clone” (“Il clone”) dello stesso anno.
Questo, a grandi linee, il curriculum “artistico” di Edson Arantes do Nascimento, esclusi naturalmente i documentari su o con Pelé. I documentari sono almeno un centinaio, l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, realizzato da Gianluca Fellini e Michela Scolari nel 2019, ci tocca da vicino perché è dedicato all’eroe italiano del Mundial 1982:
L'ultimo documentario a cui ha preso parte è dedicato a Pablito:
“Paolo Rossi, un campione è un sognatore che non si arrende mai”
A raccontare il nostro Pablito nazionale, recentemente scomparso, ci sono, oltre a Pelé, Maradona, Zico, Platini e tanti altri amici e storici avversari.
Andando indietro di qualche anno, segnaliamo poi un altro documentario veramente interessante di cui parla anche Federico Buffa: “Pelè Eterno” (2004) di Anibal Massaini Neto è una ricostruzione biografica accuratissima. Come altri doc mostra molti spezzoni di partite e bellissime giocate. Ma è noto che alcune, leggendarie, non sono state mai riprese, perciò la produzione ricostruisce in digitale il gol considerato il più bello della sua carriera e mai documentato in video. Buffa racconta nel suo documentario che solo il 30% del gioco di Pelé è stato immortalato, una cosa che rende la sua fama ancora più grande, se paragonata alla totale esposizione mediatica dei campioni venuti dopo di lui, da Maradona a Cristiano Ronaldo.
Proprio pensando a questa rarefazione di archivio, va assolutamente citato, tra i doc imperdibili, almeno “When the World Watched | Brazil 1970” incentrato sul Brasile del 1970 al mondiale del Messico: un film entusiasmante, con le immagini inedite della Fifa girate in pellicola 35 millimetri, che ci mostrano una delle squadre più forti mai viste sul globo terracqueo.
Alcune immagini di
“When the World Watched | Brazil 1970"
sono inserite in #SkyBuffaRacconta Pelé, la miniserie.
Su Sky Sport, disponibile on demand
Chiudiamo l’excursus sul “calciattore” brasiliano con un ultimo film e un aneddoto più personali. Il film si intitola appunto “Pelé: Birth of a Legend” ed è un byopic kolossal che pochi grandi sportivi della storia hanno meritato, almeno nell'epoca in cui ha vissuto il brasiliano. Mentre è impossibile fare paragoni con sportivi-star di oggi come Michael Jordan, che durante il lockdown - in assenza di sport dal vivo - ha avuto un incredibile successo con la docu-serie sportiva “The Last Dance”. Oggi non si contano documentari e serie sportive che le piattaforme digitali producono in collaborazione con i loro stessi protagonisti (“All Or Nothing: Manchester City”, “Sunderland ‘Till I Die” per citarne solo due), oltre alle biografie di Griezmann, Kroos, Sergio Ramos, Benzema e tanti altri. Praticamente un nuovo genere in cui rientreranno certamente ancora molti campioni e team vincenti contemporanei e futuri. Ma quello attuale è un mondo in cui gli sportivi si costruiscono a piacere una immagine fictional ad uso di tv e social network. Negli anni di Pelé tutto ciò era semplicemente fantascienza. La performance sportiva si vedeva solo in minima parte sui media e lo sportivo in generale era parodiato come un grezzo ignorante da comici tipo Walter Chiari e Ugo Tognazzi (si pensi ai due pugili suonati de “I mostri” di Dino Risi).
Con grande anticipo sui tempi Pelé ha dimostrato che un campione sul campo di gioco può avere la presenza e la duttilità per stare anche sulla scena da attore o da personaggio credibile. E ha inanellato una filmografia che non ha paragone con nessun altro campione di ieri o di oggi. Tanto da meritare quella definizione di “artista” che Buffa gli attribuisce al termine del suo ritratto. Pelé lo dimostra in tante situazioni, come nella delicata comparsata che fa nel bel film biografico “Pelé: Birth of a Legend” del 2016, diretto da Jeff e Michael Zimbalist, con la star Vincent D’Onofrio. In una scena il vero Pelé osserva divertito il giovane che lo interpreta (Kevin De Paula) mentre prova il palleggio in stile “ginga” prima della storica finale Svezia-Brasile del 1958. Un cameo di stampo hitchcockiano. Un campione sportivo che si specchia nella sua seconda identità filmica.
Infine l’aneddoto “privato”, che emerge da una biografia della grande attrice Mariangela Melato (“Tutto su Mariangela”, Bompiani, 2018, p. 169) e dimostra come Pelé sapesse anche godersi la vita nel rispetto del proprio status agonistico. Nel 1977 l’attrice milanese di “Travolti da un insolito destino” vive per alcuni mesi a New York, dove si inaugura il mitico Studio 54. Lei è pazza per il ballo e appena può corre in pista nel locale in cui Bianca Jagger, Barbra Streisand, Andy Warhol e molte altre star si mescolano ai normali avventori in sfrenate sessioni di disco-dance. Una mattina la Melato, allora trentaseienne, rientra più tardi del solito. Un amico le chiede con chi ha passato la notte al club e lei, che non ricorda il nome del cavaliere, tira fuori dalla borsa un curioso biglietto da visita. È un cartoncino rotondo che nel disegno di un pallone da football reca inciso il nome anagrafico del più grande calciatore di tutti i tempi.
Per chi è famoso, è normale diventare un idolo. Un idolo rispettato. La gente finisce per dimenticare la base. Io dico che quando Edson ha incontrato Pelé, all’età di 6 anni a Bauru, è stato Edson a piangere, a soffrire, ad avere problemi.
Pelé è immortale. Pelé è un idolo.
Potete chiedere a tutti nel mondo:
“Hai mai sentito parlare di Pelé?”
Nessuno dirà mai di no.
Provate a chiedere di Edson…
Eppure Edson sta alla base di Pelé. Se potessi rinascere, farei tutto come ho fatto finora. Uscirei dal grembo materno, rifarei tutto da capo.
Edson Arantes do Nascimento, Pelé
WHEN THE WORLD WATCHED BRAZIL 1970 - FIFA footage courtesy of FIFA. All rights reserved. ©FIFA
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