Navratilova salva per un pelo: il Kilimanjaro mi uccideva

Tennis
Martina Navratilova si è salvata per miracolo
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Intervista del Sunday Telegraph all'ex campionessa appena dimessa da un ospedale kenyota. Martina, 54 anni, racconta il dramma della sua ascesa fallita sulla cima africana

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"Sul Kilimanjaro per poco non ci lasciavo la pelle": per la prima volta, in una intervista al Sunday Telegraph tre giorni dopo esser stata dimessa da un ospedale kenyota, Martina Navratilova racconta il dramma della sua ascesa fallita sulla cima africana, una impresa che avrebbe dovuto rappresentare la sua rivincita contro il cancro.

"Se non avessi detto niente quella notte e fossi andata a letto, chissà, forse non mi sarei svegliata", ha detto l'ex asso del tennis che per poco non è morta di edema polmonare da altitudine, una patologia provocata da un eccesso di fluido nei polmoni legato all'adattamento dell'organismo ad altitudini elevate. La Navratilova aveva guidato una squadra di 27 alpinisti fino a 1300 metri dalla cima quando si è sentita male: un misto di nausea e una infezione intestinale hanno messo ko la campionessa che in maggio aveva dato battaglia con successo a un tumore al seno e aveva deciso di scalare la montagna per superare la depressione.

Con Martina sempre più debole e sofferente in tenda in un campo a 3.600 metri di quota, è cominciata una operazione di salvataggio notturna al cardiopalma in cui la 54enne ex atleta è stata tratta in salvo in barella, attaccata alle bombole per l'ossigeno. Martina si era sentita male fin dall'inizio dell'ascensione ma non aveva dato peso ai disturbi di stomaco che le provocavano dolorosi crampi sperando che le passassero. Le cose invece erano andate di male in peggio e il suo organismo, che non riusciva a reidratarsi e ad assumere una quantità di cibo sufficiente, era andato in tilt via via che il gruppo saliva sulla montagna.

Al quarto giorno la squadra di alpinisti era scesa da un campo a 4500 metri a un altro a 3.600 per permettere ai partecipanti di acclimatarsi in vista dello sforzo finale verso la cima. Martina però stava sempre peggio. E quando a sera il medico del gruppo ha controllato i livelli di ossigeno dei partecipanti, il suo era a quota 68 per cento, ben al di sotto dell'85 per cento degli altri. "Non riuscivo più a inghiottire, per quanto mi si era seccata la bocca. Mi sono messa a piangere".

In tenda, quella sera, la campionessa ha capito che nel match con il Kilimanjaro aveva vinto la montagna. Bisogna saper perdere, una lezione che a sue spese la Navratilova ha imparato e impartito in anni di incontri sulla terra rossa: "Mi sono resa conto che avrei dovuto scendere a valle. Che non c'era verso, su quella cima non sarei mai arrivata". Il salvataggio, durante la notte, su una barella improvvisata, non è stato privo di rischi. "Ma se era spaventata non l'ha dato a vedere", ha detto Claire Milligan, il medico della spedizione. Dalla barella, una volta a valle, la Navratilova è stata caricata in ambulanza. Secondo i medici dell'ospedale di Nairobi che l'hanno curata, ce l'ha fatta per il rotto della cuffia.