Wimbledon, è qui la festa? Tutti per Andy, Nole permettendo
Tennis
Lo scozzese gioca contro la storia e le aspettative di una nazione, forte di un precedente favorevole sull'erba del Centrale... che però non fa testo. Il serbo a caccia del settimo titolo negli Slam e del bis a Londra, dove in finale non ha mai perso
A dispetto di eliminazioni clamorose quali quelle di Nadal e Federer nei primi due turni e di una serie record di ritiri (Tsonga su tutti, ma anche il belga Darcis che aveva fatto fuori lo spagnolo al primo turno), la finale maschile di Wimbledon vedrà di fronte in numero 1 e il numero 2 del mondo. Non capita spesso, in realtà, che il campo traduca così fedelmente i valori espressi sulla carta - sui byte - dal computer, ma la finale tra Novak Djokovic e Andy Murray è la conclusione più logica di un percorso che ha visto questi due campioni che più coetanei non si può (lo scozzese è di 10 giorni più vecchio del serbo) crescere e farsi largo tra due icone come Federer e Nadal. Oggi, con lo svizzero in calo e lo spagnolo acciaccato, salvo sempre più rari colpi di coda, i titoli dello Slam paiono affar loro.
Nole, il quasi invincibile - Djokovic arriva in finale dopo aver perso solamente due set, ma rischiando tantissimo in semifinale contro il miglior Del Potro di sempre, anche di quello del 2009 che fu campione a Flushing Meadows. Il serbo torna in finale a Londra dopo l'unica apparizione condita con vittoria nel 2011 su Rafael Nadal e va a caccia del settimo sigillo negli Slam. Anche per Murray si tratta della seconda finale a Church Road, ma per lo scozzese i ricordi sono tutt'altro che dolci: sconfitta in 4 set dopo essere stato avanti di un set e in controllo per buona parte del secondo contro Roger Federer, 12 mesi fa. L'oro olimpico vinto sempre su questi campi per di più contro lo stsso Federer vale, eccome, ma qualsiasi suddito di Sua Maestà farebbe volentieri a cambio con la coppa dei Championships. Andy nelle finali Slam ha un record poco invidiabile di 1 vittoria a fronte di 5 sconfitte, figlie più che altro di una forza mentale non al livello degli altri "mostri" del circuito e del peso delle aspettative che tutta la Gran Bretagna riversa su di lui, "inglese" quando vince ma "scozzese" quando le cose iniziano a girare male.
Andy ok a Londra, non a Wimbledon... - I precedenti tra i due lascerebbero poche chance a Murray, ma come sempre Wimbledon sembra fare storia a sé. Su 18 incontri in ben 11 occasioni è stato il numero 1 del mondo a uscirne vincitore: la prima volta a Madrid nel 2006, l'ultima in Australia pochi mesi fa, finale degli Australian Open. In mezzo si sono giocate anche altre 3 finali nei tornei del Grande Slam, e solo una volta ha vinto lo scozzese (US Open 2012, al quinto set). Curiosamente non ci sono precedenti a Wimbledon. O meglio... ce n'è uno, ma si tratta dei giochi olimpici del 2012, e della semifinale, quindi di un match "2 su 3" e non "3 su 5" come negli Slam: vinse Murray con un doppio 7-5. Di sicuro stavolta non basterà. Per far esultare un'intera nazione che aspetta un campione nel torneo di casa dai tempi di Fred Perry (1936, il nonno materno di Andy aveva 5 anni) servirà almeno un altro piccolo sforzo.
Nole, il quasi invincibile - Djokovic arriva in finale dopo aver perso solamente due set, ma rischiando tantissimo in semifinale contro il miglior Del Potro di sempre, anche di quello del 2009 che fu campione a Flushing Meadows. Il serbo torna in finale a Londra dopo l'unica apparizione condita con vittoria nel 2011 su Rafael Nadal e va a caccia del settimo sigillo negli Slam. Anche per Murray si tratta della seconda finale a Church Road, ma per lo scozzese i ricordi sono tutt'altro che dolci: sconfitta in 4 set dopo essere stato avanti di un set e in controllo per buona parte del secondo contro Roger Federer, 12 mesi fa. L'oro olimpico vinto sempre su questi campi per di più contro lo stsso Federer vale, eccome, ma qualsiasi suddito di Sua Maestà farebbe volentieri a cambio con la coppa dei Championships. Andy nelle finali Slam ha un record poco invidiabile di 1 vittoria a fronte di 5 sconfitte, figlie più che altro di una forza mentale non al livello degli altri "mostri" del circuito e del peso delle aspettative che tutta la Gran Bretagna riversa su di lui, "inglese" quando vince ma "scozzese" quando le cose iniziano a girare male.
Andy ok a Londra, non a Wimbledon... - I precedenti tra i due lascerebbero poche chance a Murray, ma come sempre Wimbledon sembra fare storia a sé. Su 18 incontri in ben 11 occasioni è stato il numero 1 del mondo a uscirne vincitore: la prima volta a Madrid nel 2006, l'ultima in Australia pochi mesi fa, finale degli Australian Open. In mezzo si sono giocate anche altre 3 finali nei tornei del Grande Slam, e solo una volta ha vinto lo scozzese (US Open 2012, al quinto set). Curiosamente non ci sono precedenti a Wimbledon. O meglio... ce n'è uno, ma si tratta dei giochi olimpici del 2012, e della semifinale, quindi di un match "2 su 3" e non "3 su 5" come negli Slam: vinse Murray con un doppio 7-5. Di sicuro stavolta non basterà. Per far esultare un'intera nazione che aspetta un campione nel torneo di casa dai tempi di Fred Perry (1936, il nonno materno di Andy aveva 5 anni) servirà almeno un altro piccolo sforzo.