I trent'anni di Fabio Fognini: il meglio deve ancora arrivare?

Tennis

Stefano Olivari

Il numero 1 d'Italia taglia un traguardo importante, pochi giorni dopo la nascita del primogenito suo e di Flavia Pennetta. Bilancio di una buonissima carriera, con potenziale ancora inesplorato

Fabio Fognini compie 30 anni e la cosa fa impressione perché da sempre viene giudicato dai media secondo i parametri del ragazzino di talento. Eppure è di nove giorni più giovane di Murray e di soli due lo è rispetto a Djokovic, che al di là della abissale differenza nel palmares è ormai da qualche anno che vengono considerati vecchi.

Trent'anni di oggi

Nel tennis di questi ultimi anni sovvertire i valori è più complicato che in quello di ieri. Per molte ragioni psicologiche, fisiche ma anche in parte amministrative: chi è nei primi 50 del mondo è molto più difficile perda il 'posto' rispetto a una volta, visto che gioca tutti i Masters 1000 e nei torneini è quasi sempre testa di serie protetta, con salto di primo turno e altre facilitazioni. Vale al livello dei Nadal e dei Federer, ma anche a quello medio-alto dei Fognini. A 30 anni la generazione di Panatta, Bertolucci e Barazzutti non aveva più tanto da dire, anche se si sarebbe ritirata più tardi, ma prima aveva avuto picchi da Fognini mai avuti. Stesso discorso, per citare altri giocatori entrati nei top 20 nell'era ATP ma con punte inferiori a Fognini, per Gaudenzi, Camporese e Seppi. Wawrinka ha iniziato a vincere Slam all'età di 29 anni, Federer continua a farlo a 35: Fognini non è del loro livello, nemmeno sulla terra battuta, ma in proporzione il suo meglio può ancora darlo. 

Figlio e Zverev

Finalmente Federico è nato e non ci sarà più questo alibi preventivo, peraltro mai tirato fuori da lui, a gravare sulle sue partite. Nella prima metà del 2017 Fognini ha giocato alcuni match memorabili, al di là della semifinale raggiunta a Miami: la battaglia in Coppa Davis contro Pella (non la inseriremmo nelle cineteca del tennis, comunque, emozioni a parte), la vittoria su Tsonga a Indian Wells, quella su Nishikori a Miami e ovviamente quella su Murray la settimana scorsa a Roma, prima di uscire con Zverev (eliminazione da rivalutare con il senno di poi) a poche ore dal lieto evento.

Roland Garros

Adesso c'è un Roland Garros con la testa sgombra: da numero 29 del mondo (è stato anche 13) sarà testa di serie, senza un cattivo sorteggio il terzo turno è l'obbiettivo minimo. Se riesce a rimanere a distanza di sicurezza dagli ingiocabili (in questo momento, sulla terra, sono quattro: Nadal, Thiem, Zverev e Djokovic), con nessuno degli altri forti parte battuto. Quello che nessuno può togliere a Fognini, oltre al carattere, sono la varietà e il controllo dei colpi, che rende sempre interessante guardare le sue partite al di là del tifo. Una caratteristica che nel mondo hanno una ventina di giocatori al massimo, a stare larghi.