Halle, un super Federer impartisce una lezione sull'erba a Zverev

Tennis

Stefano Olivari

Roger Federer mentre risponde a un servizio di Alexander Zverev durante la finale di Halle 2017 (Getty)

Nella finale del torneo, vinto per la nona volta in carriera, il campione svizzero ha raggiunto una forma da Wimbledon. Il beniamino di casa è riuscito a strappargli soltanto quattro game

HALLE, IL TABELLONE COMPLETO

Roger Federer è tornato quello splendente dei primi tre mesi del 2017, battendo 6-1 6-3 Alexander Zverev nella finale del Gerry Weber Open. Per lui titolo ATP numero 92, il nono conquistato ad Halle in carriera.

Lezione di tennis

Si possono fare tante analisi tattiche, ma la realtà che tutti hanno visto è una sola: Federer ha dato a Zverev una lezione di tennis su erba, che all'approssimarsi di Wimbledon (si comincia lunedì 3 luglio) è stata ancora più dura e importante. Tranquillo e centrato nei propri turni di battuta, forzando anche la seconda palla, molto continuo nella risposta e nel passante, di una superiotà imbarazzante nella gestione delle palle lente evidenziando una differenza di 'mano' che non può essere colmata con il solo allenamento. Da notare le tante variazioni tattiche, anche rispetto agli standard già notevoli di Federer. Alla sesta partita dopo il rentro, il vincitore di 18 Slam ha raggiunto una forma degna di Wimbledon, per la cui vittoria le sue quotazioni si sono alzate tantissimo. Per come saranno strutturate le teste di serie potrà incontrare Nadal soltanto in finale: non sarebbe un brutto vedere.

A metà del guado

Zverev ha impressionato in negativo, non perché sia scandaloso perdere 6-1 6-3 da Federer sull'erba, ma perché contro un artista il ventenne vincitore di Roma ha mostrato tutti i propri limiti a livello di tocco e di istinto. Passi per le volée di pura opposizione, soprattutto quelle alte, lì può lavorarci sopra, ma in tutte le situazioni che necessitavano di un minimo di gestione sembrava l'allievo contro il maestro. Oltretutto è rimasto tatticamente a metà del guado, come già in parte si era visto con Gasquet: non abbastanza sicuro per stare a fondo campo e picchiare, come ad esempio il miglior Djokovic su erba, si è spesso gettato in avanti senza una vera idea. Male nel serve and volley, malissimo sulle palle lente e in quelle tagliate a metà campo che spesso Federer gli ha proposto. In prospettiva Wimbledon forse gli conviene un ritorno al passato, scendendo a rete solo per chiudere il punto. A destabilizzare psicologicamente Zverev, che durante la premiazione è apparso molto scorsso (e non perché come ospite si era materializzata Eva Herzigova), è stato anche ovviamente il fatto che quasi tutte le sue bombe di servizio sono state lette con facilità da Federer.

Nazionalisti onesti

Spiegare una partita chiusa in 52 minuti non è in definitiva facile, ma una nota particolare la merita il pubblico tedesco. Zverev in patria è un idolo anche mediatico, sia pure a distanza siderale da quanto lo fosse (e lo sia) Boris Becker, e sicuramente il pubblico tedesco all'inizio era dalla sua parte anche se mai tifando contro Federer. Poi nel corso del match qualcosa è cambiato e le sottolineature dei punti dello svizzero sono diventate sempre più vibranti, come a riconoscere una superiorità che non dà fastiidio, perché derivante soltanto dai meriti. E poi, a dirla tutta, Zverev pur essendo nato ad Amburgo e avendo visto la Russia solo in cartolina, parla il tedesco peggio di Federer.