Tennis, Australian Open: otto domande sul primo slam del 2018

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Federico Principi

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Le principali questioni che ruotano attorno al primo slam del 2018, come: Federer è davvero il favorito? Come stanno Nadal e Djokovic? Chi trae più vantaggio dalla superficie veloce? Cosa dobbiamo aspettarci da Zverev?

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1. Quanto incideranno gli infortuni?

Il tennis in questo momento sembra in una specie di stato di convalescenza. La competizione sta smaltendo ancora le scorie dell’epidemia di infortuni della seconda parte della scorsa stagione: ben cinque giocatori della fascia alta (Djokovic, Murray, Wawrinka, Raonic, Nishikori) hanno concluso in anticipo il proprio 2017 e due di questi (Murray e Nishikori) non saranno presenti a Melbourne. Per avere un quadro più chiaro: Djokovic, Wawrinka e Nadal si presenteranno agli Australian Open senza aver disputato ancora neanche un match ufficiale nel 2018.

Va detto che non sempre che chi arriva senza match di rodaggio in uno Slam parte con l’handicap. In questo caso, però, dei giocatori citati dobbiamo sottolineare che Wawrinka è apparso davvero appesantito dalle poche immagini dei suoi palleggi; mentre Raonic non sembra aver recuperato quella brillantezza atletica necessaria per mettere in moto quel serve & volley che, ben calibrato nelle scelte tattiche, gli aveva permesso il grande salto di qualità del 2016. La velocità del suo servizio, oltretutto, sembra leggermente calata e forse non gli permetterà di sfruttare a dovere la contingenza favorevole della superficie veloce. Nadal ha accusato qualche postumo dell’infortunio al ginocchio di fine 2017, e sia lui che Djokovic non hanno convinto a pieno nelle rispettive esibizioni contro Gasquet e Thiem.

Una situazione di questo tipo, dall'altra parte, aprirà grandi possibilità a giocatori che normalmente non partono in prima fila.

2. Perché Roger Federer è ancora favorito?

Federer parte favorito per tre motivi principali: innanzitutto, come detto, le condizioni fisiche precarie dei suoi avversari storici: Nadal e Djokovic; secondo poi, per una condizione atletica che è apparsa migliore di quella delle ATP Finals; infine, per la rapidità della superficie di Melbourne (il Plexicushion). Lo scorso anno Federer ha mostrato una nuova superiorità nello scontro diretto contro Nadal sulle superfici veloci, grazie al nuovo rovescio, e contro Djokovic lo svizzero sul veloce faceva partita quasi pari anche negli anni di sostanziale imbattibilità del serbo.

Gli altri avversari avrebbero anche le qualità tecniche per mettere eventualmente in difficoltà Federer, ma nessuno sembra avere la tenuta mentale per farlo. Zverev si è recentemente disintegrato contro lo svizzero alla Hopman Cup; Dimitrov alle Finals ha vinto il torneo pur gestendo male molti momenti difficili in finale contro Goffin, e non ha convinto a Brisbane; Kyrgios, invece, è sempre un enorme punto interrogativo; Goffin, a sua volta, ha battuto per la prima volta Federer alle Finals, ma forse si esprime meglio su campi meno rapidi.

In partite lunghe, 3 set su 5, dove di margine per passaggi a vuoto mentali ce n’è in abbondanza, la forma e l’esperienza di Federer dovrebbero fare la differenza.

3. Come stanno Djokovic e Nadal?

Detto che sia Nadal che Djokovic si sono preparati al primo Slam del 2018 senza match ufficiali - con una sola partita intera di esibizione ciascuno: il serbo ha battuto nettamente Dominic Thiem per 6-1 6-4, mentre Nadal ha perso per 6-4 7-5 contro Richard Gasquet, solitamente una sua vittima sacrificale - per entrambi diversi ci sono diversi punti interrogativi, che vanno al di là dello scarso allenamento.

Djokovic, che ha continuato a soffrire di problemi al gomito cancellando gli impegni di Abu Dhabi e Doha, ha cambiato meccanica del servizio proprio per limitare lo sforzo del gomito destro. Ora alza immediatamente la testa della racchetta in fase di preparazione, simultaneamente al braccio sinistro, evitando così tutta la rotazione del braccio e del gomito della vecchia meccanica con il movimento più circolare. Nella partita contro Thiem ha servito comunque bene le prime palle, annullando le chance per il break dell’austriaco nel secondo set, ma è stato evidente anche il peggioramento della seconda in kick, più corta e più debole, sempre per via dei dolori al gomito.

È sembrato lontano dalla solidità aliena dei tempi migliori, seppur molto concentrato e attivo con i piedi. Ma tutta la sua elasticità muscolare, su cui ha basato gran parte del suo dominio, sembra essersi forse definitivamente affievolita.

Non è da escludere che Djokovic stia invecchiando più rapidamente rispetto a Nadal, che dispone di un gioco più massiccio e carico che si basa maggiormente sulla forza muscolare, anziché sull’elongazione.

Lo spagnolo, nel suo match di esibizione, ha commesso i classici errori derivanti da mancanza di ritmo partita, tipici di inizio torneo. Ha alternato grandi punti, soprattutto con il rovescio, ad altri in cui non ha forzato abbastanza nei recuperi, soprattutto dalla parte del dritto. L’impressione è che, a differenza di Djokovic (che ha detto di aver affrontato la sua esibizione con un’«attitudine da match vero»), Nadal non abbia spinto al 100%, né dal punto di vista fisico né da quello mentale. Il tabellone (Estrella Burgos al primo turno, Leonardo Mayer probabile al secondo, Coric probabile al terzo) non gli ha consegnato pericolosi battitori dalla sua parte, permettendogli di trovare ritmo contro avversari con i quali potrà scambiare molte palle e trovare automatismi in vista di turni più impegnativi.

Sarà più difficile il compito di Djokovic, che avrà un secondo turno molto probabile contro Gael Monfils, vittorioso nel torneo di Doha e apparso in grande forma. Insomma, Nadal sembra messo meglio, anche se Djokovic ha dalla sua una maggiore adattabilità alla superficie veloce.

Non sarà facile affrontare Monfils in questo stato di forma.

 

4. Chi rende meglio sul veloce?

Uno studio dello scorso anno ha evidenziato che l’Australian Open ha un terreno più lento soltanto di quello di Shanghai. Ci sono dei giocatori che ne traggono chiaramente enormi vantaggi: nelle fasce più alte parliamo di Federer, Kyrgios, Goffin (che ha migliorato il servizio), Anderson, Cilic, Querrey e anche Pouille; tra i giocatori più forti ma un po’ decaduti i nomi da fare nello stesso elenco sono sicuramente quelli di Tsonga, Berdych, Raonic e Isner; tra quelli che possono fare sorprese nei primi turni troviamo Mischa Zverev, Mannarino, Müller, perfino Bautista Agut, Robin Haase e Peter Gojowczyk che sono andati bene ad Auckland. Tra i Next Gen occhio a Shapovalov, Rublëv, Medvedev, al ritorno a buoni livelli di Kokkinakis e al nuovo fenomeno Alex De Minaur.

Al contrario, però, ci saranno tennisti che soffriranno rispetto a un terreno duro di rapidità più canonica: Nadal ha migliorato il rovescio e la risposta in anticipo, ma resta un giocatore che non dà il meglio di sé su queste superfici. A fargli compagnia Thiem, Carreño Busta, Wawrinka, perfino Jack Sock, che ha bisogno di un terreno più lento per aprire completamente il suo complesso dritto. A questi si aggiunge Alexander Zverev, le cui difficoltà nella preparazione del dritto lo hanno fatto essere sempre più competitivo in superfici lente (come la terra battuta) piuttosto che in quelle più rapide.

Un po’ a metà strada il discorso per quanto riguarda altri due favoriti come Dimitrov e Del Potro. Il bulgaro si è sempre espresso bene sul veloce, ma la sua attuale attitudine a giocare in modo fisico e conservativo potrebbe costargli qualche brutta sorpresa, come visto a Brisbane contro gli ultra-offensivi Edmund e Kyrgios.

Per Del Potro la superficie migliore potrebbe essere quella dello US Open: il cemento troppo rapido non gli permette di spostarsi spesso sul dritto e, con il rimbalzo più basso, lo obbliga a giocare tanti back anziché impattare il rovescio bimane dall’alto, essendo ormai impossibilitato a girare di top spin una palla bassa con il rovescio coperto. Del Potro ad Auckland è sembrato discretamente in forma, ma non abbastanza forse per lasciare ottimismo per questo slam.

5. Cosa dobbiamo aspettarci da Alexander Zverev?

Recentemente in un’intervista, il coach di Zverev, Juan Carlos Ferrero, ha detto: «Per salire a numero 1 del mondo credo che sarà decisivo il 2018. Se riuscirà a giocare bene negli Slam potrebbe avere una chance, ma non c’è fretta, andrebbe bene anche nel 2019».

Quello del numero 1 sembra un tema prematuro, che non dovrebbe essere prioritario per Zverev, soprattutto in questo momento in cui non viene da risultati brillantissimi (ha perso anche contro Kokkinakis in Hopman Cup) che gli stanno togliendo un po’ di sicurezza. Zverev ha ancora tantissime difficoltà con il dritto: in particolare all’uscita dal servizio in caso di risposta profonda, non riesce ad aprirlo e tende ad appoggiarlo in campo, non sfruttando a pieno il vantaggio che la sua grande battuta gli regala praticamente in ogni punto. Per questo motivo, al di là di due partite abbastanza agevoli (ma nel secondo turno occhio eventualmente a Gojowczyk, che ad Auckland ha demolito Sock), Zverev avrà un tabellone difficile.

Al terzo turno lo aspetta uno tra i tre Next Gen di quella porzione (Chung, Medvedev o ancora Kokkinakis) oppure suo fratello Mischa, che sulle superfici molto veloci si adatta meglio di lui. Agli ottavi, eventualmente, Zverev se la vedrà presumibilmente con uno tra Djokovic e Monfils.

Tanti indizi - il suo momento generale, il tabellone - portano a pensare che sarà un altro Slam difficile per Sascha Zverev, che non ha mai raggiunto i quarti di finale in un Major. Riuscirci con un sorteggio così difficile equivarrebbe a un grande salto in avanti nella propria carriera, in attesa di puntare più avanti a obiettivi al momento velleitari come quello di diventare numero 1 del mondo.

6. Nick Kyrgios può vincere lo slam di casa?

In questo momento, Nick Kyrgios sembra davvero concentrato al massimo sul proprio lavoro. Dopo la vittoria al torneo di Brisbane (arrivata nonostante un infortunio al ginocchio) ha detto: «Sto colpendo la palla davvero alla grande e sono felice di come mi sento fisicamente: tutto il duro lavoro fatto nell’off-season sta pagando».

Nonostante il fastidio al ginocchio sinistro, Kyrgios sembra aver migliorato la propria condizione atletica. La superficie di Melbourne dovrebbe aiutarlo ulteriormente, ma prima ancora che alle sue qualità tecniche o atletiche le sue performance saranno subordinate alla tenuta mentale.

Kyrgios verrà messo alla prova fin dal terzo turno, dove affronterà Shapovalov o Tsonga, mentre agli ottavi di finale se la vedrebbe di fronte contro uno tra Ferrer, Rublëv o più probabilmente Dimitrov. Nel torneo casalingo di Brisbane ha tenuto bene la pressione, ma in uno Slam con partite a 3 set su 5 i parametri saranno diversi.

Rimane, tuttavia, davvero l’unico giocatore che può avere la spavalderia per affrontare tutti a viso aperto, compreso Federer, e per questo Kyrgios è ancora più pericoloso alla luce del periodo di applicazione sul lavoro che sta vivendo.

7. Quali altri tennisti offre la scuola australiana?

Da diverso tempo Bernard Tomic ha dismesso l’atteggiamento professionale e non ha ottenuto la wild card per gli Australian Open, in rotta con la federazione. L’altro australiano vincitore di Slam a livello junior è Luke Saville, classe ‘94, ma non è mai entrato nei primi 150 del mondo. Così ora tocca a Kyrgios (di cui abbiamo detto sopra), Kokkinakis e al nuovo arrivato Alex De Minaur tenere alta la bandiera.

Kokkinakis ha giocato per l’Australia l’ultima edizione della Hopman Cup, battendo Vasek Pospisil e Alexander Zverev e perdendo solo da David Goffin. Kokkinakis un paio di anni fa era l’uomo su cui erano riposte le maggiori speranze in casa australiana, anche in virtù di un carattere più equilibrato di quello di Kyrgios, ma gli infortuni lo hanno massacrato. Nel 2016 ha giocato una sola partita, alle Olimpiadi; nel 2017 ha iniziato a competere a metà maggio e ha concluso a fine agosto. Il suo best ranking è ancora fermo al numero 69 del giugno 2015, ma le potenzialità inespresse sono tantissime: Kokkinakis ha uno stile simile a quello di Kyrgios, forse più efficace con il rovescio su una palla senza peso, anche se leggermente meno esplosivo con servizio e dritto.

Alex De Minaur sembra persino più completo, sbucato fuori all’improvviso nel circuito ATP con gli splendidi risultati a Brisbane e Sydney. De Minaur ha uno stile diverso da quello di Kyrgios e Kokkinakis: è alto “soltanto” 1,80 metri e per questo è molto agile negli spostamenti laterali, ma ha due qualità che spiccano. Innanzitutto la risposta in anticipo vicino al campo, che gli è servita soprattutto nella vittoria contro Raonic a Brisbane; e poi un grandissimo rovescio lungolinea, sia in anticipo che su una palla senza peso, con il quale a Sydney ha ripetutamente costretto Feliciano Lopez e Benoit Paire a giocare nell’angolo destro, il meno solido per entrambi.

De Minaur ha anche una spiccata intelligenza tattica e capisce bene quando verticalizzare a rete, una dote rara nei colpitori del tennis attuale.

Sotto pressione, per annullare una palla break a Raonic, De Minaur gioca un rovescio lungolinea vincente e dimostra quanto sicuro sia quel colpo.

De Minaur aveva perso la finale di Wimbledon junior 2016 contro Shapovalov. I due, insieme a Felix Auger-Aliassime prossimo ad arrivare, sono gli esponenti di spicco della nuova leva della Next Gen, essendo entrambi nati nel 1999 (Auger-Aliassime è un classe 2000).

Nel primo turno all’Australian Open, De Minaur avrà di fronte Tomas Berdych, un bel banco di prova dopo aver battuto tanti giocatori forti ed esperti nei primi due tornei dell’anno.

8. Quali partite non possiamo perderci nei primi turni?

Quest'anno il tabellone offre molte sfide interessanti fin dal primo turno. In particolare due scontri generazionali e di stili: imperdibile quello tra David Ferrer e Andrey Rublëv (stanotte) con lo spagnolo in forma e il russo che deve dimostrare di uscire dalla sua monodimensionalità di colpitore in anticipo quasi da fermo. Ma anche il confronto tra il serve and volley di Mischa Zverev e la ribattuta e la solidità di Hyeon Chung (martedì) sarà a tutti gli effetti uno scontro d’altri tempi.

Interessanti anche due derby della Next Gen: quello tra Shapovalov e Tsitsipas (stanotte) per il rovescio a una mano e quello tra Kokkinakis e Medvedev, tra due giocatori estremamente aggressivi. Va tenuto d'occhio anche il match del primo turno tra il sudafricano Anderson e il britannico Edmund: quest'ultimo è apparso in grande crescita sia fisica che tecnica nell’off-season e minaccia concretamente il sudafricano. Qualche problema a Del Potro può crearglielo un altro Next Gen, Tiafoe, nella partita di esordio (lunedì mattina). Per chi ama un certo tipo di tennis lento, faticoso e manovrato, infine, da segnalare anche la sfida di acume e di intelligenza tra Dzumhur e Lorenzi, sempre al primo turno, fermo restando il punto interrogativo sulle condizioni del bosniaco.

Al secondo turno, come detto, è già tutto apparecchiato per la sfida tra Djokovic e Monfils, che darà molte risposte sulle condizioni del serbo, mentre il terzo turno più interessante in teoria dovrebbe essere quello tra Lucas Pouille e il vincente tra Anderson ed Edmund, con il francese che su queste superfici è un altro giocatore pericoloso per chiunque. Un altro secondo turno interessante sarà quello tra il vincente tra Mischa Zverev e Chung e il vincente tra Kokkinakis e Medvedev: un altro derby tra Next Gen, oppure un altro scontro generazionale e di stili.

In ogni caso si tratterà di un torneo estremamente interessante su molti livelli, e con un’infinità di punti interrogativi come spesso accade nello Slam d’apertura, sganciato un po’ da tutto il resto della stagione.