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Steven Zhang, Corte d’Appello dà ragione a creditori: deve restituire 320 milioni

la sentenza

Secondo la sentenza della Corte d'Appello di Milano riconosciuto anche in Italia il diritto della China Construction Bank a esigere la restituzione di 320 milioni da Stevem Zhang. Nel video Fabio Tavelli spiega cosa può succedere adesso

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La Corte d'Appello civile di Milano ha dichiarato "sussistenti i requisiti per il riconoscimento" in Italia della "sentenza" pronunciata "dal Tribunale di Prima Istanza della Corte Suprema della Regione Amministrativa Speciale" di Hong Kong contro il presidente dell'Inter Steven Zhang. Verdetto quest'ultimo in una causa vinta da China Construction Bank, capofila anche di una serie di altre banche cinesi, con cui Zhang è stato condannato a restituire un prestito da oltre 250 milioni di dollari. La decisione dei giudici milanesi è stata depositata dalla prima sezione civile della Corte (giudici Bonaretti-Aragno-Cortelloni). "Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità - si legge nel provvedimento - le disposizioni del diritto internazionale privato hanno introdotto il principio di riconoscimento automatico, al ricorrere delle condizioni di cui all'art. 64, delle sentenze straniere passate in giudicato 'nel loro effetto di cosa giudicata sostanziale e di cosa giudicata formale o di cosa giudicate processuale, sia fra le parti sia nei confronti dei giudici italiani'". Col verdetto di Hong Kong Zhang, anche fondatore di Suning, è stato condannato a restituire circa 255 milioni di dollari alle banche, più gli interessi, per un totale di oltre 300 milioni. In questi procedimenti la società Inter è totalmente estranea. 

La sentenza dei giudici di Hong Kong risale al settembre 2022. Tra l'altro, China Construction Bank lo scorso anno ha intentato anche una causa davanti alla Sezione imprese del Tribunale civile di Milano con al centro quel presunto mancato rimborso di prestiti per oltre 250 milioni. Con quel procedimento civile in corso (prossima udienza il 10 aprile), in sostanza, l'istituto cinese vuole arrivare ad aggredire il patrimonio del numero uno del club nerazzurro. E ha chiesto, tra l'altro, l'annullamento di un verbale del cda dell'Inter con cui è stato dato l'ok a non versare stipendio o emolumenti al presidente. Col versamento dello stipendio, invece, le banche potrebbero chiedere il pignoramento di quell'entrata del presidente. La Corte d'Appello, intanto, ha deciso di riconoscere la validità del verdetto cinese in Italia, accogliendo il ricorso dell'istituto di credito, anche se i legali di Zhang avevano contestato "le 'macroscopiche anomalie' della sentenza straniera ripercorrendo, in parte, il merito della stessa e contestandone la logicità e conformità a diritto".  Anche se la banca cinese, scrive la Corte, "non ha indicato né quali beni del resistente intende aggredire, né ove, in ipotesi, detti beni si trovino" è vero che "la presenza degli stessi nel territorio della Corte milanese la si desume dal ruolo e dalla carica" del presidente nerazzurro.