
MotoGP, GP Germania (Sachsenring): le pagelle di Paolo Beltramo
El Diablo è il nuovo re del Sachsenring, al termine di una gara dominata fin dalla prima curva. La Ducati, nonostante la caduta in avvio di Bagnaia, si consola con il secondo posto di Zarco, il terzo di Miller e il quinto di Luca Marini. Male Suzuki e Honda. I voti dopo il Gran Premio di Germania

EREDE DESIGNATO - Fabio Quartararo: 10
Il Campione del Mondo ha dimostrato ancora una volta, casomai ce ne fosse bisogno, chi è il più forte, completo, costante e pure leggero, allegro, naturale, simpatico, divertente. Insomma guida da Re, non sente la pressione, fa quello che vuole e sta diventando un personaggio di quelli belli, di quelli che possono far innamorare le folle e non soltanto quelle francesi. L’erede di Marc Marquez non soltanto al Sachsenring, ma forse anche in assoluto considerato anche che sembra migliorare ad ogni gara.
Per esserne ancora più sicuro pure lui vorrebbe che lo spagnolo tornasse al meglio della forma, così da poterlo battere al completo. Pure questo la dice lunga sulla qualità del Diablo francese, La Yamaha in mano sua è una gran moto che riesce a compensare con tutto il resto alla minore potenza e velocità sul dritto. Soltanto con lui, però.
ABBONDANZA DELLA QUALITA' - Ducati con Zarco, Miller, Martin, Marini, Di Giannantonio, Bastianini, Bezzecchi: 9 Correre con ben 8 moto e tutte molto competitive ha i suoi vantaggi: quando perdi Bagnaia subito all’inizio c’è sempre qualcuno che addolcisce il boccone amaro, Stavolta soprattutto Zarco e Miller, secondo e terzo, ma pure l’ottimo Marini quinto e tutti gli altri che come Di Giannantonio e Bezzecchi crescono, come Martin e Bastianini qualcosa portano sempre a casa, anche quando non tutto va alla perfezione.
L’unico lato negativo di questo modo di affrontare le corse è che di Ducati lassù ce ne sono sempre, che il mondiale Marche è una formalità, ma che per vincere quello piloti si deve puntare su uno solo, massimo due piloti.
DESTINO CONTRO - Bagnaia: Ng Ancora uno “0”, ancora una caduta per Pecco Bagnaia. Una caduta strana, inimmaginabile, curiosa, forse dovuta ad una gomma non ancora in temperatura (strano però, col caldo che faceva), ma determinante come le altre. Oramai per il pilota della Rossa più rossa il mondiale è diventato un sogno, una chimera.
Nel senso che tutto è ancora possibile, ma con 91 punti di distacco, equivalenti a più di 3 vittorie e un terzo posto, è meglio correre puntando soltanto alla prossima gara e poi, casomai, tirare le somme. Togliersi di dosso la pressione di dover vincere il titolo e fare come in prova: guidare divinamente, correre, battere tutti. Cadere è caduto lui, ma stavolta è così strana da prendere. PS: vai Pecco, non abbatterti!
ASSEDIATI - Aprilia e Aleix Espargaro': 8
Con un Quartararo così e le Ducati così veloci l’altra casa italiana deve sentirsi circondata, assediata con le sue due sole moto in pista e il solo Aleix a poter puntare al titolo, se non alla vittoria. Dopo l’errore di Barcellona, stavolta vibrazioni anomale lo hanno messo giù dal podio.
Comunque Aleix è sempre lì, a 30 punti di distacco e come Quartararo è l’unico ad aver sempre portato a casa punti quest’anno. Andando avanti così la differenza la farà anche e molto la costanza. Né lui, né Fabio possono sbagliare. Bello così, bravo ad essere sempre davanti.
RITORNO INCOMPLETO - Vinales/Aprilia: 8/4 Lo spagnolo è tornato. Aveva dato segnali evidenti inn gara e soprattutto in prova. Questa volta l’ha fermato soltanto un guasto all’abbassatore che ha anche rischiato di farlo cadere a 180 kmh! Massimo Rivola, l’ottimo boss della casa veneta, ha definito il sistema di abbassamento della moto “un accrocchio”.
Forse meglio non far correre piloti di MotoGP con le potenze e le velocità in gioco avendo a disposizione degli “accrocchi”. Stavolta è andata bene, in fondo, ma la sicurezza viene davanti a tutto. Bravo Maverick, comunque, anche a scendere dalla moto e ringraziare i meccanici e pure la moto, per l’uscita dal tunnel. Peccato, ma bene.
QUARTA FORZA - KTM: 6
Sia Binder, sia Oliveira a giocarsi posizioni piuttosto buone, anche se ancora non da podio, sono un segnale che conferma la crescita della moto austriaca e la bontà dei piloti che con un mezzo adeguato possono lottare per il podio. Magari non sono ancora da mondiale, ma (Binder cresce e guida bene) chissà, magari ci stanno arrivando.
ANCORA 0 - Mir/Suzuki: 4
Dopo il forfait di Rins per il dolore al polso sinistro rotto nella caduta di Montmelò, Joan Mir ha commesso un errore cambiando la gomma all’ultimo minuto scegliendo una hard. Da qui nasce la caduta dell’ex campione del mondo che ha ammesso l’errata valutazione dell’ultimo istante. Peccato perché anche lui ha bisogno, come la squadra e gli appassionati, di giocarsi le sue possibilità fino al termine.
DISASTRO ASSOLUTO - Honda: 3, ma forse anche 1
Era dal 1982, gara francese disertata dai big a Nogaro e vinta da Michel Frutschi sulla pesarese e artigianale Sanvenero, che la Honda non prendeva neppure un punto mondiale. Come dire da 633 gare. Questa volta al Sachsenring non c’era Marquez, ma suo fratello si è ritirato per problemi all’abbassatore (pure lui…), Nakagami è finito in terra (come succede troppo, troppo spesso al giapponese) e Polyccio Espargaro è andato ai box verso la fine dopo una gara incolore
perché non ce la faceva più a guidare una moto inadatta al gran caldo. L’unico all’arrivo, sedicesimo, fuori dalla zona punti, ultimo a 52 secondi dal primo e oltre 21” dal penultimo (Remy Gardner) è stato il collaudatore e sostituto di MM93, Stefan Bradl. Che ha detto chiaro e tondo che Honda non ha adisposizione una carena adatta a raffreddare la moto in queste condizioni e che la sua mano destra dopo 2 giri era praticamente bruciata, così come il piede del freno. Un’accusa forte, totale e inimmaginabile per la più grande casa motociclistica del mondo.
MOTO PER UNO SOLO - Yamaha: 10 per Quartararo, 3 per gli altri
Oramai, passata la metà del campionato, non c’è più il minimo dubbio. La Yamaha a livelli da vincere la guida soltanto Quartararo. Gli altri 3 nemmeno ci vanno vicino, anzi ci sono molto lontani. Morbidelli 13 a quasi 30 secondi dal primo, Dovizioso quattordicesimo, Darryn Binder ritirato… Un altro disastro, poco da dire. Peggio, soltanto questa Honda orfana e confusa anche se speriamo sempre che il Morbido ritorni a guidare come prima dell’operazione al ginocchio…
DOMINIO FUTURISTA - Fernandez/Acosta: 10
Dominio assoluto dei due del team KTM Ajo in questo GP di Germania che sembrava di stare ai tropici. Due spagnoli che sanno di futuro, di predestinati, di prossimi dominatori. Purtroppo per noi sono altri 2 spagnoli e non sono soli, visto cosa accade anche in Moto3.
Poco da fare, è evidente che l’organizzazione iberica delle gare per giovani è superiore a quella di qualsiasi altro Paese e chi prova a contrastare questa superiorità, come la VR46 (meno male che c’è), fa molta fatica. 10 ai due e 4 a Celestino Vietti, caduto, ma ancora primo. Speriamo in lui, ma l’onda che avanza viene di là.
MONDIALE APERTISSIMO - Moto2: 10
Grazie a ai giovani quest’anno stiamo vivendo un campionato affascinante, divertente, incerto, con molti volti più o meno nuovi, comunque giovani, che si affacciano sui podi. Bene, visto che comunque oramai si tratta soprattutto di una categoria di passaggio per arrivare in MotoGP, il suo compito lo svolge al meglio.
DOMINIO FUTURISTA 2 - Guevara/Garcia Moto3: 10
I due piloti del Team Aspar con sede a Valencia, quest’anno stanno dominando il campionato dopo una prima parte che ha visto Foggia leader, ora i due spagnoli incarnano l’idea di futuro pure loro. Stavolta primo e terzo con, per l’appunto, Foggia tra di loro. Sarà difficile contrastarli, anche perché le KTM (nel caso marchiate Gas-Gas) sembrano un pelo meglio delle Honda.
RESILIENZA - Foggia: 8
Foggia, come detto, resiste, ci prova, si sbatte, contrasta, suda, lotta e mette dietro il primo in classifica. Ora però gli avversari per il titolo del romano sono almeno 2 (senza considerare Masia) e se ne batti uno l’altro avanza. Ora i punti di distacco dal primo sono già 51, ancora non abbastanza, ma comunque molti da recuperare. E viene voglia di maledire la doppietta di zeri tra Mugello e Barcellona.