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Inter-Lazio, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Dario Pergolizzi

Luciano Spalletti non potrà riproporre le combinazioni che avevano permesso all'Inter di vincere il derby e deve scegliere chi far giocare da centravanti al posto di Lautaro, la Lazio di recente è migliorata grazie all'utilizzo in contemporanea di tutti i suoi talenti offensivi più forti

INTER-LAZIO LIVE

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La sfida tra Inter e Lazio potrebbe ridisegnare la serratissima lotta per un posto nella prossima Champions League. I nerazzurri cercheranno di dare continuità alla buona prestazione del derby, trovando però sulla loro strada alcuni infortuni che potrebbero essere cruciali e una formazione dalle caratteristiche potenzialmente scomode per il gioco di Spalletti. Insomma, ci sono gli ingredienti per ritenere che entrambe le squadre possano optare per un approccio più aggressivo fin dai primi minuti ma, come spesso a cade a questi livelli, ci sono alcuni snodi tattici che potrebbero rivelarsi determinanti nell’incanalare la partita su determinati binari.

I dubbi di Spalletti e le certezze di Inzaghi

Al di là degli exploit nei rispettivi derby cittadini, Inter e Lazio hanno in comune, in questa stagione, qualche sofferenza di troppo nel convertire le opportunità da gol che vengono create. Se però i nerazzurri hanno mostrato, soprattutto con Icardi in campo, di avere un problema anche di diversificazione della manovra, per i biancocelesti si è trattato di un calo (fisiologico?) delle percentuali di realizzazione dei suoi talenti offensivi, che pure hanno mantenuto un buon apporto nella costruzione delle occasioni.

La Lazio è riuscita a rimettere in carreggiata la propria produzione offensiva passando ormai in pianta stabile all’utilizzo contemporaneo di Luis Alberto, Milinkovic-Savic, Correa e Immobile, con i primi due in posizione di intermedi al fianco di Leiva, un blocco che dovrebbe essere confermato anche contro l’Inter. La forza principale della squadra di Inzaghi rimane la sua capacità di interpretare la verticalità, in entrambe le fasi di gioco, attraverso aggressioni intense al portatore in qualunque parte del campo e repentine ricerche della profondità quando in possesso.

Contro il Milan, che aveva adottato un approccio sorprendentemente aggressivo sul pressing alto, in forte discontinuità con quanto proposto per tutta la stagione, l’Inter è riuscita a banchettare sfruttando uno dei cardini del gioco di Spalletti, ovvero il trequartista che danza tra le linee e cuce i reparti, inserendosi spesso anche senza palla in area. Vecino, dopo diverse prestazioni non entusiasmanti, è stato a lungo una spina nel fianco per i rossoneri e ha consentito all’Inter di dare maggior respiro alle azioni offensive, grazie anche alla spiccata associatività di Lautaro Martinez.

In tutto questo, però, sembra che la poca abitudine a portare quel tipo di pressione da parte del Milan abbia avuto più responsabilità rispetto all’effettiva naturalezza dei nerazzurri nella risalita del campo. Basti pensare all’Eintracht, abile a collassare velocemente e con tanti uomini nell’area centrale, disturbando puntualmente la costruzione del gioco attraverso un sistema di marcature orientato più sull’uomo che sulla zona.

Questa situazione potrebbe riproporsi in maniera credibile anche contro la squadra di Inzaghi, abbastanza abituata a portare tanti effettivi senza palla nella metà campo avversaria, rendendo così complicata la risalita dei padroni di casa, che non potranno neanche contare sulla capacità di Lautaro nell’abbassarsi e connettersi con centrocampisti e difensori per favorire il palleggio.

L'heatmap di Lautaro

L'heatmap di Lautaro ci indica meno aree di permanenza rimarcata e un contributo diffuso a tutto campo.

L'heatmap di Icardi

L’influenza di Icardi nel palleggio dell’Inter rimane fortemente incentrata sul corridoio centrale e sulla profondità.

In conferenza stampa Spalletti ha annunciato che Icardi non verrà convocato e quindi al posto di Lautaro dovrebbe giocare Keita, che però di recente ha avuto problemi fisici. Aggiungendo la reiterata assenza di Nainggolan, il rebus per Spalletti è parecchio enigmatico: dovrà decidere se impegnare la corposa difesa della Lazio in maniera più “diretta”, col rischio di non trovare la stessa efficacia avuta nel derby nell’attacco tra le linee, o se cercare di avere con Keita più rapidità e imprevedibilità nelle transizioni, correndo però il rischio di svuotare eccessivamente l’area.

Due squadre verticali, ma diverse

L’Inter è una squadra che ama attaccare allungandosi, per sfruttare la sua grande fisicità, mentre la Lazio predilige compattarsi per sfruttare le ripartenze corte e lunghe, e in linea puramente teorica può beneficiare di un avversario che tende ad allungarsi rapidamente senza avere un sufficiente livello di dimestichezza nell’assorbimento del pressing in costruzione, così come dimostrato nella sfida contro la Juventus.

Si tratta insomma di due squadre verticali, ma in maniera diversa: l’Inter soprattutto per l’attacco organizzato, la Lazio prevalentemente per le transizioni offensive. La squadra di Spalletti potrebbe patire dunque le transizioni difensive, probabilmente in maniera più nitida se le ripartenze saranno condotte con efficacia dalla Lazio sulla porzione centrale del campo, sfruttando la vicinanza di tutti i suoi talenti offensivi e un centravanti dinamico come Immobile a impensierire la linea difensiva.

Di contro, la fase offensiva dei laziali appare abbastanza incompiuta, a causa della discontinuità realizzativa di Immobile e della grande assenza sottoporta di Milinkovic-Savic e Luis Alberto rispetto alla scorsa stagione. Nell’ultima partita contro il Parma, oltre al risultato sono arrivati diversi segnali positivi: un maggiore coinvolgimento di Luis Alberto in finalizzazione (2 gol e un assist) e una manovra abbastanza fluida e scorrevole anche nell’ultimo terzo. Va però tenuto presente che il Parma è una delle squadre più passive della Serie A, che difende con un blocco basso e poco aggressivo, e che il contesto di San Siro sarà radicalmente differente. Una sorta di prova del nove per la squadra di Inzaghi.

L’azione del terzo gol al Parma è un buon esempio di quanto sa essere brillante la Lazio quando attacca in verticale. Dopo la riconquista di Caicedo, vengono coinvolti Milinkovic-Savic, Correa e Luis Alberto in posizione abbastanza ravvicinata, con lo spagnolo che chiude alla perfezione segnando. Insomma, la miglior Lazio in pochi secondi: insistenza nella verticalità e associatività dei suoi talenti offensivi.

Il corridoio centrale potrà dunque essere il protagonista della gara, con Spalletti che dovrà risolvere l’enigma del centravanti e del trequartista per impensierire una diga efficace come Lucas Leiva, supportato da tre marcatori alle spalle, e Inzaghi che spererà di rivedere Milinkovic-Savic e Luis Alberto incisivi non solo nella risalita del campo, ma anche nell’ultima e penultima giocata, sfruttando anche le doti di break di Correa. Chi riuscirà a dominare quella zona del campo avrà più possibilità di vincere la partita.