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MotoGP, Rins: nel Mondiale 2021 può nascere un derby tutto Suzuki con Mir

MotoGp

Paolo Beltramo

Nella vita di tutti i giorni Alex è un ragazzo tranquillo, modesto e defilato. Ma quando scende in pista, Rins mostra sorpassi e azioni molto aggressive, divertenti, anche sfacciate. Nel'ultimo Mondiale i suoi risultati sono stati limitati da uno sfortunato incidente a inizio stagione, ma nel 2021 può davvero nascere un derby tutto Suzuki con Mir per la conquista del titolo MotoGP

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Alex Rins, il compagno alla Suzuki del campione del mondo MotoGP Joan Mir, potrebbe passare per quello un po’ sfigato dei due visto il successo di Mir alla sua seconda stagione in top class. Invece Alex è molto, ma molto forte. Nel 2020 così positivo per la Suzuki (a proposito, complimenti a Davide Brivio per quanto costruito nelle moto e in bocca al lupo per la sua avventura in Formula 1), Rins è stato semplicemente sfortunato, perché in una caduta alla prima gara di Jerez si è infortunato alla spalla destra e da lì sono arrivati mesi di gare una dopo l’altra e di sofferenza per lui. Il fatto che nonostante questo sia riuscito a chiudere il campionato al terzo posto rende giustizia alla sua tenace bravura e alla bontà assoluta della Suzuki, che con sole due moto al via conquista il primo e l’ultimo gradino del podio mondiale.

La carriera di Rins

Rins inizia a correre in Moto3 nel 2012 con una Suter-Honda e subito coglie una pole, un terzo posto e finisce 5° mostrando qualità e intelligenza. I due anni successivi, con KTM e Honda finisce 2° e 3° nel Mondiale ottenendo 8 primi, 7 secondi e 7 terzi, mica male come collezione di podi (23 in 3 anni di Moto3). Nel 2015 e 2016 corre con la Kalex in Moto2 e si conferma uno dei più veloci, anche se non un vincente: chiude un anno 2° e l’altro 3° con 4 primi, 8 secondi e 5 terzi. Comunque tanto basta per stimolare il fiuto di Davide Brivio che lo prende e lo porta in MotoGP con la Suzuki. Per il pilota di Barcellona, tranquillo, rilassato, modesto, defilato, simpatico e intelligente inizia la carriera vera, quella al top almeno come categoria. Nel 2017 ottiene nulla o quasi. Ma la Suzuki va sviluppata e ci vuole un bel po’ di tenacia, molta pazienza e tanto lavoro. Lavoro che dà i suoi frutti a cominciare dal 2018, quando finalmente Alex conquista 3 secondi e 2 terzi posti e chiude 5° nella generale. Nel 2019, con Mir al suo fianco, ottiene 2 vittorie e un secondo e finisce quarto nel Mondiale. Nel recente 2020 un primo, due secondi e un terzo e ultimo gradino del podio anche nel Mondiale, che però dimostra la sua crescita costante.

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Riservato nel paddock, aggressivo in pista

Rins si può insomma considerare un top ancora non esploso. Ha praticamente ottenuto sempre piazzamenti in qualsiasi categoria abbia corso. Si è sempre messo poco in mostra, restando - per così dire - nascosto dietro ad un carattere schivo e riservato, ad una tranquillità nel paddock assoluta. In pista è un’altra storia e spesso ha messo in mostra sorpassi e azioni molto aggressive, divertenti, anche sfacciate. Peccato davvero per la sfortuna che lo ha colpito quest’anno, altrimenti sarebbe probabilmente stato un derby tutto Suzuki, anche se va tenuta presente la grande stagione di Morbidelli. Si deve a Rins, oltre che a Guintoli, la crescita esponenziale della Suzuki. Evidentemente il collaudatore francese ha una sensibilità innata per questo lavoro di sviluppo, Rins lo ha aiutato con la sua esperienza, Mir ne ha approfittato utilizzando una moto fantastica per vincere. I meriti dei piloti sono molti, ma credo che sia stata la mentalità aperta dei tecnici giapponesi di Suzuki la vera chiave del successo di questa marca. La moto è infatti una 4 cilindri in linea, ma va quasi come un motore V4, in più si guida benissimo e non mette troppo in crisi le gomme. Vedremo quanto si sentirà l’assenza di un punto di riferimento come Brivio. Sicuramente le moto contano, ma spesso sono gli uomini a fare la vera differenza.

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