L'ex superstar NBA, oggi allenatore sulla panchina di Memphis, non ha apprezzato il voltafaccia del prospetto più celebrato, Jalen Green, che dopo essersi promesso ai Tigers ha scelto l'offerta (anche economica) della G League
La notizia che Jalen Green, da molti considerata la potenziale prima scelta assoluta al Draft NBA 2021, abbia scelto di giocare in G League invece che al college ha fatto parecchio rumore, ed è stata accolta con grande interesse da chi guarda al mondo del reclutamento NBA. Con meno favore, invece, è stata accolta all’interno del college — la University of Memphis — a cui lo stesso Green aveva inizialmente dichiarato amore (se non eterno, almeno amore). E dato che ad allenare i Tigers oggi c’è una ex superstar NBA di grandissimo profilo come Penny Hardaway, l’ex point guard degli Orlando Magic finalisti NBA non si è trattenuto dal criticare l’azione della lega di sviluppo NBA. “Non mi risulta che la G League fosse nata per andare a convincere ragazzi che già si erano impegnati con alcuni college a rinunciare a questa opportunità”, ha detto Hardaway ai microfoni del giornale locale di Memphis, il Commercial Appeal. “Pensavo fosse nata per dare un’opzione a chi non voleva andare in Europa o a quei giocatori che proprio non intendevano andare al college. Ma convincere dei ragazzi — e i loro genitori — a fare marcia indietro su decisioni già prese mi sembra un’azione di tampering, con cui non sono per nulla d’accordo”. Sicuramente ferito dall’idea di non poter allenare Green a partire dallo scorso anno (l’offerta G League porta con sé un contratto che nel caso di Green è valutato attorno al mezzo milione di dollari), Hardaway estende il discorso anche ai casi di Isaiah Todd (promesso a Michigan) e Daishen Nix (UCLA), altri due prospetti liceali pronti a rinnegare una possibile carriera liceale per arruolarsi in G League.