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Da San Siro a Sanremo, le pagelle del Festival

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Davide Bucco

Fiorella Mannoia, protagonista del 67° Festival della canzone italiana

I primi undici cantanti si sono esibiti nella prima serata del 67° Festival della Canzone Italiana. Ecco le loro pagelle, condite dal nostro inviato Davide Bucco con un tocco calcistico volutamente ironico: così Giusy Ferreri viene accostata a Oddo, Al Bano a Cassano e Fiorella Mannoia al Milan di Sacchi

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I primi undici concorrenti, come una squadra, si sono esibiti nella prima serata del 67° Festival della Canzone Italiana. Ecco le loro pagelle, volutamente calcistiche e con un po’ di ironia (non siamo esperti di musica e forse, ma solo forse, lo siamo di pallone). Da San Siro a Sanremo, la musica non cambia, e nemmeno il calcio.

GIUSY FERRERI – FA TALMENTE MALE voto 6

La ragazza ha la solita grinta, anche la giusta classe, un discreto ritmo. E’ il testo “Fa talmente male” che ci porta a Massimo Oddo: il suo Pescara non riesce a vincere. E allora lo lasciamo in balia dei versi di Giusy Ferreri: “Fa talmente male, non c’è più niente che devi farti perdonare”. Almeno lo speriamo, visto che la canzone finisce con “a tutto ci sarà una soluzione”. Coraggio, Oddo.

FABRIZIO MORO – PORTAMI VIA voto 6.5

Talentuoso, con qualche dribbling di troppo. Questo ragazzo canta con una certa personalità: anche qui decisivo il testo,  “Portami via”. Una sorta di inno amoroso, di poesia tenera da dedicare ogni sessione di calciomercato a Mino Raiola. Uno che quando ti porta via come minimo ti lascia una vagonata di soldi. E allora Mino, come dice la canzone: “da qui all’eternità tu non ti arrendere, portami via”. Ok Mino, scherzavamo, lasciaci qualcuno.

ELODIE – TUTTA COLPA MIA voto 7.5

Questa ragazza di 26 anni dimostra già una certa esperienza. Una che le faresti giocare sempre i derby: nascosta, apparente timida, ma con una voce da brividi. Grintosa quanto basta, sarebbe un centrocampista perfetto, uno di quei mediani ma con il piede buono. Una che non t’aspetti che magari tira fuori un gol come quello di Manuel Locatelli in Milan Juventus. Altro che colpa sua, merito suo.

LODOVICA COMELLO – IL CIELO NON MI BASTA voto 5.5

Lodovica è un giocatore che ha i numeri, ma non sempre li sa mostrare al meglio. Difende bene, sa ripartire ma sbaglia l’ultimo passaggio. Canzone non facile “Il cielo non mi basta” e a volte non basta essere i più bravi per saper vincere una partita da soli. Da buoni giocatori a campioni il passo alle volte è lungo, troppo lungo. Ci ricorda Mattia Destro: uno che segna e lo sa fare benissimo, ma a volte, appunto, non basta.

FIORELLA MANNOIA – CHE SIA BENEDETTA voto 8.5

Quello che le donne non dicono, lo dicono gli uomini. Fiorella Mannoia è una fuoriclasse e non ci voleva questo ennesimo Festival della Canzone per confermarlo. Fiorella Mannoia è come, il Milan di Sacchi, il Barcellona di Guardiola, l’Italia di Lippi. Scegliete voi, ma è una di quelle canzoni che rimangono dentro, interpretata come le partite perfette da squadre perfette. Che sia benedetta lei, Fiorella.

ALESSIO BERNABEI – NEL BEL MEZZO DI UN APPLAUSO voto 6

Alessio è un giovanotto che fa vedere buone cose. C’è del talento, come in tanti suoi colleghi. Come nel calcio però bisogna essere bravi a coltivarlo: la canzone non lo aiuta, ma potrà formarlo e farlo diventare grande. E’ un giovane di prospettiva come ce ne sono tanti in serie A: Barella, Caldara, Conti. Alessio è la cantera dell’Atalanta: non tutti diventeranno campioni, ma in tutti c’è qualcosa.

AL BANO – DI ROSE E DI SPINE voto 5 (8 alla carriera)

Ammettiamolo, Al Bano è come uno di quei giocatori che abbiamo amato tutti, almeno in un'occasione. Felicità, i suoi acuti altissimi e quasi infiniti, il suo essere nazional popolare prima del popolo e della nazione. Una carriera di rose e di spine, come quella di Antonio Cassano, pugliese anche lui. Ma quello che li unisce, oltre ogni regionalismo, è la classe nel toccare un microfono o un pallone. Eterni, imperfetti e grazie comunque.

SAMUEL – VEDRAI voto 7

Un muro, un difensore vero capace di fare ripartire l’azione con una canzone vibrante. Sarà la scuola Subsonica, come se giochi centrale dietro per dieci anni con Franco Baresi. Ma Samuel è più moderno, meno legato al fuorigioco e più alla difesa a tre, all’applicazione tecno-logica della marcatura a zona. E spazia anche là davanti: Samuel è semplicemente Samuel, Walter. Un bel muro in mezzo a Sanremo.

RON – L’OTTAVA MERAVIGLIA voto 6

Come per Al Bano, o per un grande giocatore, giudicare una carriera per una partita è davvero complicato. Canzone molto sanremese, l’idea di fare sempre il compitino che piace e fa piacere. Ma rimane un compitino e come tale va considerato. Ron gioca d’esperienza, si piazza con calma in mezzo al campo, detta il tempo. Senza gloria, ma con grande dedizione e qualche infortunio di troppo. Ron è una di quelle partite semplici che sa interpretare al meglio Riccardo Montolivo.

CLEMENTINO – RAGAZZI FUORI voto 6.5

Clementino canta i ragazzi fuori, e lo fa con una sincerità e trasparenza che va oltre il ritmo che può dare un rap, a Sanremo, facendo discutere. Piace come quei secondi tempi di Lorenzo Insigne, a nascondere la palla, a fuggire non si sa bene da cosa sulla fascia destra e poi quella sinistra. A provare a metterla dentro, con furbizia. Ragazzi che scappano dagli schemi, Lorenzo e Clementino, e che fanno gol.

ERMAL META – VIETATO MORIRE voto 6.5

Un ragazzo sorridente che porta un testo duro e crudo. Leghiamoci quindi al cantante e non alla canzone – seppur molto bella – e torniamo a questi giovani ragazzotti in cerca di gloria, nonostante i suoi 35 anni suonati. Un volto sereno, una sicurezza a nascondere quel velo di timidezza di essere sul palco dei grandi, ma un grande fegato: come Roberto Gagliardini promette molto e tanto. La sensazione è che il meglio deve ancora venire.