Alzò il pugno con guanto nero sul podio olimpico a Città del Messico nel 1968 in una delle foto che ha segnato il Novecento e che è diventata simbolo per la rivendicazione dei diritti civili. Tommie Smith al New York Times ha detto di provare gli stessi sentimenti di allora
Il 16 ottobre 1968 (assieme al terzo classificato John Carlos) alzò il pugno guantato sul podio dei 200 metri dell’Olimpiade di Città del Messico in una delle foto più emblematiche del secolo. Un vero e proprio simbolo delle proteste per i diritti civili. Cinquantadue anni dopo, negli Stati Uniti il tema è sempre più all’ordine del giorno. Ora Tommie Smith si schiera con chi protesta dopo l’uccisione di George Floyd: “Provo ancora quei sentimenti, ed è terribile che quei sentimenti che ho provato si stiano manifestando adesso - ha detto in un’intervista al New York Times -. Ci sono stati atleti che si sono messi in ginocchio, poi dei calciatori che si sono messi in ginocchio, e poi ci sono stati omicidi e poi dei morti. Mi riporta tutto al podio di Città del Messico perché quelle erano le stesse sensazioni che avevo allora". E sulla protesta del giocatore di football americano Colin Kaepernick che nel 2016 si inginocchiò durante l’inno portando allo scontro di tanti protagonisti NFL con Trump: “Quando lo vidi dissi ‘o mio Dio gentile, questo giovane avrà una pletora di telecamere in faccia prima o poi. Lui però stava solo dicendo quello che io già dissi anni fa. Io dissi: mio Dio continua a succedere. Dobbiamo ancora combattere. Non possiamo fermarci”.