Vanessa Ferrari si ritira: carriera e vittorie nella ginnastica artistica

la carriera

Introduzione

Ha annunciato l’addio all’attività agonistica nella sua Brescia, a quasi 34 anni (li compirà tra un mese, il 10 novembre): Vanessa Ferrari lascia la ginnastica artistica dopo una carriera ricca di successi e di record e che l’ha resa la ginnasta italiana più celebre di sempre, un vero simbolo di questo sport. Una carriera che è stata anche un inno alla forza di volontà, alla capacità di non arrendersi e rinascere sempre più forti di prima dopo i tantissimi infortuni in cui è incappata.

Quello che devi sapere

L'annuncio del ritiro

“È arrivato il momento di dire basta. Desideravo che Parigi 2024 fosse l’ultimo atto e mi spiace non sia stato così ma sono serena e orgogliosissima della mia carriera”. Con queste parole Vanessa Ferrari, una delle più grandi ginnaste della storia dello sport italiano, ha annunciato l’addio all’attività. Ha ufficializzato il ritiro in un evento al Palalgeco di Brescia, la casa della “sua” Brixia, la società in cui è cresciuta, vincendo tutto a livello nazionale. In carriera ha vinto un argento alle Olimpiadi, a Tokyo nel 2021, la prima medaglia olimpica individuale per la ginnastica artistica italiana femminile.

L'annuncio del ritiro

L'argento olimpico e i suoi successi

L’argento olimpico su tutto, a coronare una grande carriera. E poi un oro, un argento e tre bronzi ai Mondiali; 4 titoli europei (oltre a 3 argenti e 4 bronzi), 6 Coppe del Mondo, 22 titoli italiani e 11 Scudetti con la Brixia. Un palmares impressionante, con i primi titoli messi in bacheca quando era poco più che una bambina. “Bambina” da record, visto che nessuna italiana prima di lei aveva trionfato a un Mondiale all’età di 16 anni. Prima italiana a laurearsi campionessa iridata individuale All-Around (ad Aarhus nel 2006) e campionessa Europea All-Around e Corpo Libero (ad Amsterdam nel 2007). E l’Italia scopre la sua giovanissima campionessa…

L'argento olimpico e i suoi successi

La ginnasta più influente

Sono gli anni in cui Ferrari, nello sport italiano, significa anche “Vanessa”. L’Italia si appassiona alle sue gare, non si contano le bambine o le ragazze che si sono avvicinate a questa disciplina ispirate dalle sue vittorie. Un modello di riferimento, un’atleta influente come poche: bastava il suo nome per identificare una disciplina. Ma anche un esempio: dopo ogni caduta si è sempre rialzata, tornando grande grazie a lavoro e sacrificio.

La ginnasta più influente

Le vittorie da bambina

Nata in provincia di Brescia, a Orzinuovi, il 10 novembre del 1990, l’Italia come detto la “adotta” sportivamente quando a 16 anni inizia a vincere e battere record di precocità. Ma sarà poi la longevità a contraddistinguerla. In una disciplina in cui è difficile restare competitivi oltre una certa età, Vanessa Ferrari ha saputo restare ai vertici anche dopo i 30 anni (età a cui ha vinto la medaglia olimpica).

Le vittorie da bambina

Le prime Olimpiadi

In carriera ha preso parte a 4 Olimpiadi, sfiorando la quinta a Parigi. I suoi primi Giochi Olimpici sono quelli di Pechino 2008 a cui partecipa nonostante una tendinite acuta. Record anche in quel caso, dato che fu l'unica atleta minorenne dell'intera spedizione italiana. Chiuderà all’undicesimo posto senza qualificarsi alla finale, per poi iniziare a conoscere infortuni, operazioni e riabilitazioni

Le prime Olimpiadi

Dalle beffe olimpiche all'argento

Alle Olimpiadi di Londra, nel 2012, ottiene il quarto posto nel corpo libero, ma è un piazzamento che non può farla gioire. Ha infatti lo stesso punteggio della russa Mustafina, ma perde il bronzo per uno score di esecuzione inferiore. Ci riprova a Rio, nel 2016, e ancora una volta finisce per un nulla giù dal podio. Di nuovo quarta, beffata da un saltello nella diagonale finale. Due batoste intervallate da infortuni e operazioni, ma Vanessa ogni volta trova la forza per ripartire. E a Tokyo, nel 2021, la sua caparbietà viene premiata. Il 2 agosto, nella finale del corpo libero femminile, conquista la medaglia d'argento alle spalle della statunitense Carey con un punteggio di 14.200: la sua è la prima medaglia olimpica individuale per la ginnastica artistica italiana femminile.

Dalle beffe olimpiche all'argento

Gli infortuni

Una carriera condizionata dagli infortuni, si diceva. Il 2009 è l’anno in cui viene operata per la prima volta al tendine d’Achille per risolvere un problema che la tormenta. Operazione che dovrà ripetere nel luglio del 2016, dopo la beffa del quarto posto alle Olimpiadi di Rio. Ma non è tutto: perché a ottobre, sempre nel 2016, durante la finale del corpo libero ai Mondiali di Montreal, il tendine d’Achille si rompe, costringendola a un nuovo intervento. E facendole crollare il mondo addosso. Resterà lontana dalle gare per 500 giorni, tornando solo nel 2019. Ancora tormentata dal dolore ai tendini, decide però di sottoporsi nuovamente a un'operazione ad entrambe le caviglie. L’ultimo infortunio è quello del 27 giugno 2024, esattamente un mese prima dell'inaugurazione di Parigi 2024: una lesione muscolare al polpaccio la costringe a saltare quelle che sarebbero state le sue quinte Olimpiadi

Gli infortuni

Esempio di resilienza

Basterebbe l'elenco dei suoi infortuni a rendere l'idea. Ecco perché la medaglia di Tokyo è stata accolta da tutta l'Italia come il giusto premio per un'atleta che non ha mai abbandonato il suo sogno, nonostante la beffa dei due podi sfiorati nelle precedenti Olimpiadi e il calvario degli infortuni. E bellissime sono anche le parole con cui ha salutato la sua ginnastica (ma non il suo mondo, dato che ha confermato che "ci sarà sempre la ginnastica nella mia vita"): "Sono sicuramente orgogliosissima della mia carriera, di quello che sono riuscita a fare in tempi in cui in Italia era tutto molto difficile per la ginnastica e non si pensava affatto di arrivare fino a quel punto". È proprio così

Esempio di resilienza