Il ping-pong alla conquista della Francia (e viceversa)

Quando al Paris Expo Porte de Versailles di Issy-les-Moulineaux hanno visto arrivare Zinédine Zidane, nell'ultimo giorno di luglio della loro estate olimpica, i francesi hanno capito che il ping-pong era definitivamente diventato una cosa fichissima, e che nessuno poteva più restarne fuori. Con un berretto nero calato sulla testa, la stella delle stelle del pallone si era mosso per andare a vedere un ragazzino di 17 anni che stava facendo fuori un campione tedesco di 36. Zidane era là come altre settemila persone per Félix Lebrun, l'artefice di un piccolo grande miracolo nel Paese dove il rugby è lo sport più seguito dopo il calcio, il tennis e l'equitazione sono fra i tre più praticati, il ciclismo è una religione con il Tour, il basket ha portato 17 giocatori in NBA, la pallamano e il judo finiscono sulle prime pagine dei giornali. Un ragazzino che ha acceso un'altra febbre intorno a un nuovo sport, in un Paese dall'immensa cultura sportiva. Lo ha riacceso, per la verità, così bisognerebbe dire. Trent'anni fa una medaglia olimpica di Jean-Philippe Gatien aveva avuto la forza di cambiare la percezione del ping-pong in Francia, spingendo gli spettatori a smettere di considerarlo un intrattenimento e invitando a guardarlo come una vera e propria disciplina. Félix Lebrun, detto Fefé, sta facendo adesso un'altra cosa, sta andando un passo oltre: sta dicendo ai francesi che devono smettere di guardarlo, adesso è venuto il momento di giocarlo. E la Francia lo ascolta. Dopo la medaglia di bronzo olimpica di Lebrun, i tesserati sono saliti a 228mila, i praticanti sono 6 milioni, una crescita stimata fra il 25 e il 30 percento rispetto a un anno fa, un’onda auspicata, perfino prevista, ma non in questi termini. I club hanno dovuto riaprire le iscrizioni a inizio novembre, le richieste stanno mettendo in difficoltà molti circoli per l'incapacità di reggere all'urto, per mancanza di attrezzature e di insegnanti. Un tesserino federale costa intorno ai 70 euro, ci si iscrive a un corso di un anno con una retta di 25 euro al mese. Tutti i ragazzini vogliono essere Lebrun, e non solo Félix. In casa c'è un fratello maggiore, Alexis, 21 anni, campione europeo il mese scorso in singolare, ai Giochi di Parigi bronzo nella prova a squadre insieme con Fefé e con Simon Gauzy. Alexis è quello creativo, Félix è quello veloce. Tutt'e due portano un paio di occhiali squadrati, hanno i brufoli e i capelli tra il biondo e il rosso. Félix è il numero 5 nella classifica mondiale, il migliore di tutti tolti i cinesi. Alexis è al 13esimo posto, ma fino a un mese fa non aveva mai perso da Félix in un torneo ufficiale, al massimo a casa, chi lo sa. Hanno avuto un papà e uno zio che sono stati il 7 di Francia e il 14 al mondo. Félix ha cominciato a giocare all’età di tre anni. Adotta l’impugnatura detta a ‘porta penna’, molto rara tra gli europei, un tempo sviluppata in Ungheria, storica culla del gioco prima del declino, oggi senza giocatori fra i primi 100 al mondo. I Lebrun vengono da Montpellier e si allenano in una palestra umile, definita una volta come un ambiente simile a una serra surriscaldata. Félix è micidiale al servizio. Ne ha trenta tipi differenti. Hanno calcolato che almeno il 30 percento dei suoi punti venga dalla battuta. Per un’ora al giorno allena solo quella. Ha cominciato quando per due settimane si era infortunato un tallone e i medici gli avevano prescritto assoluto riposo. L'ha provata stando seduto. I Lebrun sono diventati in Francia quel che Sinner è per l'Italia. Il pubblico nei palazzetti canta “Félix Lebrun” sulle note del ritornello di Highway to Hell. Si vedono ovunque, dallo spot pubblicitario di una console Nintendo fino all'Eliseo da Emmanuel Macron. In Cina hanno imparato a temerli, li chiamano "i fratelli degli occhiali". Per loro si è scatenata un'asta internazionale fra i produttori di racchette. Ha vinto una marca tedesca: li ha messi sotto contratto fino al 2032. C'è tutto un mondo di aziende in movimento. L'interesse cresciuto intorno al ping-pong - che in Francia chiamano proprio così, e non tennis tavolo - sta ingolosendo anche il settore del lusso: Dior e Louis Vuitton hanno progettato set di racchette di fascia alta, possono costare tra i 600 e i 2.700 euro. Fendi ha immaginato una borsa a forma di porta racchette. I tavoli stanno diventando oggetti di arredamento. Si sono mossi a produrne Casa Padrino e Impatia, costano fra i 16mila e i 22mila euro, fino ai 67mila del pezzo Louis Vuitton realizzato in Francia in legno di faggio, con rete in pelle e due cassetti per riporre le racchette. Lusso, ma non solo. Il Levallois Sporting Club collabora da qualche anno con France Alzheimer 92, un'organizzazione che opera per sostenere le famiglie degli ammalati della patologia neurodegenerativa. Oggi, nella scia dei fratelli Lebrun, sono diventi venticinque i circoli in Francia che propongono il ping-pong come terapia. Comincia a farsi strada l'ipotesi che racchette e palline rallentino l'avanzata della malattia. Non esistono ancora prove scientifiche solide, il gerontologo Pierre-Louis Bernard ci sta lavorando e ne ha annunciato la pubblicazione per il 2025. Promette di quantificare per la prima volta i potenziali effetti. Gli psicologi di France Alzheimer 92 parlano del ping-pong come di "un sentiero di luce" per chi ha l'Alzheimer, come uno strumento di pubblica utilità, capace di riattivare un linguaggio comune e informale con i familiari: ristabilire una relazione grazie al ping-pong fa bene anche a loro. Il ping-pong sta per arrivare al cinema con Timothée Chalamet e Gwyneth Paltrow nel prossimo film di Joshua Safdie. Una pièce teatrale dal titolo ‘La folle histoire du ping-pong’ racconta la storia di un viaggio nel tempo, dalla preistoria al futuro, di tre campioni del ping-pong di livello internazionale, catapultati in epoche diverse da un professore pazzo che ha inventato una macchina del tempo. Di tempo ne avrà davanti Flavien Coton, primo francese a vincere un titolo mondiale Under-15. Se la Cina batte i francesi nel nuoto, i francesi si sono messi in testa di battere i cinesi nel ping-pong.