L'eterno ritorno di Iron Mike Tyson, sul ring e nella musica

Un’icona stropicciata e impolverata. È quello che rimane di Mike Tyson dopo il match perso contro Jake Paul, perso soprattutto contro lo scorrere inesorabile del tempo. Immobile, quasi incapace di tirare di boxe, due round di illusoria giovinezza, poi nulla, la vita fugge tuttavia, fermo al centro del ring, trafitto dall’ultimo raggio dell’antico splendore. È arrivata la sera per Tyson, non sono più le ore migliori del giorno. Ma forse anche questo fa parte del fascino di una vita che è una sceneggiatura estrema, disturbante ed esaltante insieme. Quasi impossibile non essere attirati da Iron Mike. Vedere quello che fa, sapere di lui. È tornato sul ring a 58 anni, contro un avversario di 27, Jake Paul, attore e youtuber di grande successo e guadagni. Icona del suo tempo, se vogliamo. Aspirante pugile, se vogliamo. Una messiscena con tanto marketing, pochi pugni e poca dignità. Comunque, 70 mila persone nello stadio dei Dallas Cowboys ad Arlington , un fatturato generato di circa 300 milioni di dollari. Nelle provocazioni, nelle dichiarazioni bellicose che hanno preceduto il match c’è stata la finzione che accompagna spesso l’avvicinamento agli incontri di pugilato. Una finzione smodata, uccidere o farsi uccidere, morire sul ring e cose del genere, sberle e spintoni, più tutto quello che poteva fare uno spettacolo da vendere e che di queste promesse non ha mantenuto nulla. In una conferenza stampa, Jake Paul si era presentato con un copriorecchie tempestato di diamanti. Un gioiello da 100 mila dollari. Una costosa evidente allusione all’incontro del 1997 di Tyson contro Evander Holyfield. Quello del famoso morso, uno dei momenti più sconvolgenti e controversi mai visti in un evento sportivo. Proprio alla vigilia di Tyson vs Paul, l’episodio è stato evocato anche in musica da Brunori Sas con il suo nuovo singolo, Il Morso di Tyson , scritto e composto insieme a Riccardo Sinigallia e Dimartino. Non racconta cosa è successo il 28 giugno del 1997 a Las Vegas, nel secondo match tra Tyson e Holyfield che si è tenuto alla MGM Grand Garden Arena. Lo usa come metafora di un gesto impulsivo. Racconta del tentativo di un amore di resistere al tempo, di tornare ad un passato dove tutto era possibile. Ma è un tentativo che ha già dentro di sé una consapevolezza malinconica, l’impossibilità di rivivere quello che è stato, come era stato. Il gesto impulsivo questa volta è un bacio, un bacio d’addio, l’ultimo colpo di scena. È il desiderio a cui si vorrebbe cedere ancora, anche a costo di fare del male, di farsi del male. L’amore è finito al tappeto, eppure fino a ieri ci siamo voluti bene. Sarebbe splendido crederci ancora un po’, canta Brunori Sas, ma indietro non si può tornare, meglio apprezzare la bellezza dei ricordi e lasciarli andare. L’impulso qui non è speranza, è un ultimo gesto disperato. La lettura tra le righe del significato della canzone di Brunori Sas si rivela una profezia per il Tyson che abbiamo visto sul ring ad Arlington: Meno male che ancora ci vogliamo bene Ora che sembra impossibile Persino credere all'amore Meno male che indietro non si può tornare Anche se sarebbe splendido Tornare a farsi male così In un ultimo gesto disperato Il morso di Tyson E meno male che il tempo non si può fermare Proprio adesso che si guardano E mi guardano In un attimo senza fine Per un attimo senza fine Indietro non si può tornare, il tempo non si può fermare. Brunori Sas aveva già messo nel suo testo una semplice verità. Chissà se Iron Mike riuscirà a vederla, la verità. Cosa è successo contro Holyfield nel 1997 L’impulso a cui non riuscì a sottrarsi Mike Tyson avvenne nel terzo round del secondo incontro con Evander Holyfield a Las Vegas. Il primo, nel 1996 e sempre a Las Vegas, mondiale pesi massimi WBA, era stato vinto da Holyfield per ko tecnico all’undicesima ripresa. Era stata la seconda sconfitta in carriera di Tyson, la prima dopo il sorprendente ko subito da Buster Douglas nel 1990. Il match perso contro Holyfield scatenò polemiche furiose. Il team di Tyson accusò Holyfield di aver sistematicamente e volutamente colpito con testate, giudicate accidentali dall’arbitro Mitch Halpern. Quando per la rivincita del '97 fu designato nuovamente l’arbitraggio di Halpern, il team di Tyson protestò. Halpern si fece da parte, l’incontro fu arbitrato da Mills Lane, un professionista di lunga e certificata esperienza. 'The Sound and the Fury', così era stato definito il match, decisamente molto atteso. Incassò 100 milioni di dollari , ci furono quasi 2 milioni di sottoscrizioni per vederlo in pay per view. Numeri che saranno battuti solo da Oscar De La Hoya vs Floyd Mayweather nel 2007. Anche Lane si trovò a giudicare una testata di Holyfield, nel secondo round, che provocò una ferita sopra l’occhio destro di Tyson. Dopo aver visto il replay, la giudicò non intenzionale e non punibile. Poi, il famoso terzo round. Le immagini scorrono nella memoria come la sequenza di un film. Mike Tyson inizia con una serie furiosa di colpi, quasi costringendo all’angolo Holyfield, che riesce a togliersi da una situazione scomoda. Seguono diversi secondi di confronto a centro ring, con i pugili che spesso vanno a vuoto e poi si abbracciano, testa appoggiata sulla spalla dell’avversario, e si spingono via. Ad un minuto dal termine della ripresa Tyson trova una buona combinazione, gancio sinistro e poi diretto al volto, Holyfield riesce a legarsi all’avversario, l’arbitro Lane interviene e separa. Passano pochi secondi, ne mancano 40 al termine. Tyson prova un gancio sinistro, ma è troppo lontano, va a vuoto, Holyfield abbassa il busto e passa sotto il colpo. Si rialza e la testa si ritrova appoggiata contro la guancia destra di Tyson. Abbracciati. Legati. La testa di Tyson ha una strana, piccola, torsione. Si sposta leggermente verso sinistra e poi affonda in avanti. Holyfield si butta improvvisamente all’indietro, cerca di allontanarsi da Tyson che ancora lo tiene con le braccia sopra le sue nel corpo a corpo. Interviene l’arbitro Lane e separa. Holyfield, appena libero, fa un incredibile salto sul posto con giro di 360 gradi e si porta per un attimo il guantone all’orecchio destro. Poi continua a saltare e girare, come impazzito. L’arbitro Lane ferma il match. Holyfield si gira e va verso l’angolo, Tyson si avvicina e lo spinge sulla schiena a braccia tese. Lane si mette tra i due, Tyson si allontana. Holyfield ha una smorfia sul viso, si piega leggermente in avanti e continua ad indicare con il guantone l’orecchio destro. Un gesto isterico e doloroso. Seguono momenti di incredulità e consapevolezza, insieme. Non può essere accaduto davvero. Le telecamere vanno a riprendere da vicino l’orecchio destro di Holyfield. Sta sanguinando. È successo. Momenti di concitazione. L’arbitro Lane chiama il presidente della Nevada State Athletic Commission, Marc Ratner, e gli comunica l’intenzione di squalificare Tyson perché ha morso l’avversario. Sale sul ring un medico, Filip Homansky, per controllare il danno subito da Holyfield. L’arbitro Lane decide di aspettare il responso del medico, gli chiede se Holyfield è in grado di combattere, e riceve come risposta un semplice: “Yes”. Cambia idea. Decide di togliere due punti a Tyson e di far proseguire l’incontro. Quando lo comunica all’angolo di Tyson, Mike prova a dire “l’ho ferito con un pugno". "Stronzate”, gli risponde Lane. Mancano pochi secondi alla fine del terzo round. Si riprende. Secondi di combattimento caotico, rabbioso, senza colpi a segno, solo corpo contro corpo, testa contro testa. A 22 secondi dal termine, ancora quella strana, piccola, torsione della testa di Tyson, che affonda verso la guancia e l’orecchio di Holyfield. Meno brutale della prima, questa volta a sinistra. Holyfield ha una reazione, agita le braccia e la testa, poi si lancia contro Tyson per riprendere la lotta. L’arbitro Lane non interviene. Finisce il terzo round. Lane si accorge del secondo morso rivedendo le immagini e decide di squalificare Tyson. Ecco cosa è accaduto esattamente, possiamo interrompere il flashback. Nell’intervista a fine match l’arbitro Lane disse di aver giudicato intenzionali i morsi, di aver avvertito Tyson di non mordere più l’avversario e che Tyson stesso gli chiese di essere squalificato perché non aveva rispettato quell’ordine. Holyfield disse che Tyson aveva scelto di perdere per squalifica perché aveva capito che avrebbe perso per ko. Il primo morso fu talmente profondo che un pezzo dell’orecchio fu ritrovato sul parquet. La confusione che accompagnò l’esito del match provocò una rissa coinvolgendo il pubblico, con diversi feriti. Il clamore fu notevole. L’ultima volta che un incontro finì per squalifica prima di Holyfield vs Tyson 2 fu nel 1941: Buddy Baer perse contro Joe Louis perché il suo angolo si rifiutò di lasciare il ring per protestare contro un colpo arrivato a round finito. Non accadeva da 56 anni, dunque. Tyson si scusò due giorni dopo, nel tentativo di non essere squalificato a vita. Gli fu ritirata la licenza dalla Athletic Commission del Nevada, decisione poi allargata a tutti gli States. Nell’ottobre del '98 gli fu restituita. In seguito, ha sempre ammesso i morsi e li ha giustificati come una reazione alle testate di Holyfield. Un gesto impulsivo, dunque. Resterà per sempre un quadro esposto in quella galleria degli eccessi e degli eventi drammatici che è la vita di Iron Mike, uno dei tanti. Il morso di Tyson ha incredibilmente costruito un’amicizia. Una volta ritirati, i due pugili sono diventati un esempio di rispetto reciproco. Nel 2009, durante l’Ophra Winfrey Show, Tyson chiese scusa pubblicamente ad Holyfield, rivelando che era un diventato un piacere vedere il passare del tempo nelle loro esistenze ed essere in così buoni rapporti. Negli anni innumerevoli gag sono state costruite intorno al morso dell’orecchio e spesso Tyson e Holyfield si sono prestati a rappresentare in tono scherzoso l’episodio. Nel 2022 ne hanno fatto anche un business, vendendo dolcetti alla cannabis a forma di orecchio, naturalmente, e pubblicizzandoli insieme. Chi è stato Mike Tyson nella boxe Mike Tyson, Iron Mike, è stato ed è uno degli sportivi più importanti e popolari di sempre. Uno dei più grandi pesi massimi della storia. Ha vinto i primi 37 incontri consecutivi, i primi 19 tutti per ko e di questi ben 12 nel primo round. È stato a 20 anni il più giovane detentore del titolo mondiale dei pesi massimi. Il primo a conquistare le cinture WBA, WBC e IBF contemporaneamente nei pesi massimi. Il suo stile, fatto di ferocia e prepotenza, di pura intimidazione fisica, lo ha fatto diventare più leggendario delle vittorie. Iron Mike è diventato “The Baddest Man on The Planet”, il più cattivo di tutti. Di sicuro è stato uno dei più duri picchiatori della sua categoria. Una carriera con 50 vittorie, le sconfitte sono arrivate ora a quota sette, già erano state tristi le ultime due contro Danny Williams e Kevin McBride quando aveva 38 anni, figuriamoci questa contro Paul, arrivata quasi 20 dopo il suo ritiro. Diceva di essere il migliore di sempre . Si paragonava solo a leggende come Sonny Liston e Jack Dempsey, famosi per la forza, la durezza, l’aggressività e la capacità di intimidire gli avversari. Ora dice che Alì è stato l’unico più grande di lui. Di sicuro Tyson è sempre stato orgoglioso di essere soprattutto brutale, spietato, feroce e senza regole, di volere il cuore dei suoi avversari. Così ha costruito la sua fama e la sua immagine. Non è lo stesso che abbiamo visto ad Arlington, si è staccato un pezzo di mito dal puzzle dell’icona che abbiamo costruito con la nostra immaginazione e con i nostri ricordi di lui. Un'icona della cultura popolare La vita senza la boxe di Mike Tyson è un insieme caotico di droghe, usate e prodotte, attività imprenditoriali avviate e per lo più fallite, allevamenti di piccioni , questioni legali. A 13 anni era già stato arrestato 38 volte. Condannato per stupro a sei anni nel 1992 e rilasciato dopo tre anni in carcere. Numerose altre cause e processi. Una madre che viveva di promiscuità, padri assenti o presto scomparsi, quello biologico, quello che si accompagnava alla madre e quello adottivo, il manager e allenatore Cus D’Amato, che lo ha salvato e plasmato ma che se ne è andato troppo presto nel 1985. Tre matrimoni e sette figli, un passaggio dalla religione cattolica all’Islam . Una conversione all’alimentazione vegana . Ma qui non si può scindere vita e ring, entrambi sono causa ed effetto dell’altro. Negli ultimi 40 anni, Tyson è stato ed è uno dei protagonisti della cultura popolare, una esposizione da cui non si è sottratto. È entrato in quell’insieme di fatti, idee, concetti ed opinioni che caratterizza il patrimonio condiviso della nostra società, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento, dello sport, dell’informazione e del linguaggio. Pochi personaggi sono più pop di Iron Mike. Tutta la musica che gira intorno a Tyson La musica si è lasciata affascinare da Mike Tyson, l’ha citato, l’ha usato spesso. La più evidente dimostrazione è un brano di Madonna del 2015, che si intitola, guarda caso, Iconic . Madonna stava cercando qualcuno di super iconico, un sopravvissuto che avesse una grande storia, un combattente che avesse affrontato di tutto nella vita e che si fosse evoluto come essere umano. Un esempio vivente. Finita la descrizione, le è venuto in mente un solo nome: Mike Tyson. E Tyson è super protagonista. Il pezzo inizia con Iron Mike che dice: “Sono il migliore che il mondo abbia visto, sono qualcuno che non dimenticherai mai, lavoro duro e c’è sudore nelle mie lacrime, non posso essere fermato, non cadrò mai e se cadrò io ritornerò”. Tyson è anche molto presente nel video, dove è ripreso in una gabbia, spesso incatenato, rabbioso, e mai domo. Il testo è un invito a prendere il controllo della propria vita, a far sentire la propria voce, a far vedere al mondo chi sei. C’è una differenza di poche lettere tra I Can’t e Icon , canta Madonna, ma puoi trovare la tua grandezza, puoi brillare come una superstar. Nel 1989 era uscito un pezzo che si intitolava I Think I Can Beat Mike Tyson . Autori DJ Jazzy Jeff & The Flesh Prince. La cifra era totalmente ironica, puro divertimento. Anche Jake Paul ha pensato di poter battere Mike Tyson e c’è riuscito, ma qui siamo nel 1989 e Tyson aveva 23 anni. Nel pezzo e nel video Flesh Prince sfida Tyson, chiama Don King e gli propone l’incontro. La cosa notevole è che nel video c’è Don King, quello vero . E c’è Mike Tyson nella conferenza pre match e nell’incontro. Dove ovviamente rifila un sacco di botte al povero Flesh Prince. Finisce che Flesh Prince cambia idea e riconosce che “nessuno può battere Mike Tyson”. Notevole anche il fatto che The Flesh Prince è un giovane Will Smith. Prima di diventare uno degli attori più famosi di Hollywood, faceva parte di un duo hip hop di successo con DJ Jazzy Jeff. Poi negli anni 90 fece Sei Gradi di Separazione, Bad Boys, Indipendence Day e Men in Black uno dopo l’altro, addio musica, sarà cinema per sempre. Un Tyson eroe invincibile nell’immaginario collettivo è stato cantato dai Killers, la band di Brandon Flowers. Nell’album Wonderful Wonderful del 2017 c’è la canzone: Tyson vs Douglas . Flowers recupera i suoi ricordi di bambino davanti alla sconfitta di Iron Mike contro Buster Douglas nel febbraio del 1990 a Tokyo. La prima sconfitta di Tyson, la più grande sorpresa forse nella storia recente del pugilato. Erano tutti coinvolti da Tyson, in quel tempo. C’era una sorta di eccitazione di massa. Era l’eroe perfetto. Quel ko non era previsto, non doveva succedere. Un fatto talmente sconvolgente da cambiare la percezione del mondo di quel bambino. “Quando l’ho visto andare giù, fu come una menzogna – dice la canzone – ho dovuto chiudere gli occhi per fermare le lacrime”. La canzone inizia con l’audio dei telecronisti che raccontano l’incredibile ko. Kanye West ha inserito Tyson nella settima traccia del suo secondo album Late Registration del 2005, titolo My Way Home. In una frase dove si dice che la rivoluzione non è un gioco ma è combattere per la vita. Un pezzo fatto con il rapper e attore americano Common e che contiene il campionamento di Home is Where the Hatred Is di Gil Scott-Heron. I rapporti tra Tyson e Kanye West non sono mai stati di grande vicinanza, piuttosto sono stati il confronto tra due ego smisurati. Nel suo podcast Hotboxing, Tyson è arrivato a consigliare a chi gli raccontava cosa faceva o diceva Kaney di mandarlo…. Si è temuto il peggio quando nell’agosto 2016 Kanye West entrò molto tardi nell’arena dove si svolgeva UFC 202, con il rematch tra Conor McGregor e Nate Diaz a Las Vegas. E trovò Mike Tyson seduto al suo posto. Momenti di imbarazzo, forse tensione. Kaney West non ha detto nulla, era evidente chi era e cosa volesse. Iron Mike si è alzato quasi subito: “Ok vado. Va tutto bene”. Era semplicemente accaduto che la security aveva detto a Tyson di sedersi nei posti prenotati da Kanye West, perché era ormai tardi e probabilmente non sarebbe arrivato. Nel 2013, Beyoncé ha pubblicato il singolo Drunk In Love , secondo estratto del suo quinto album in studio . Un brano in cui compare anche il marito Jay-Z e che ha vinto due Grammy. Un brano sull’amore, decisamente e felicemente fisico ed esplicito, pieno di doppi sensi. Sesso un po’ alcolico, un po’ aggressivo. L’urgenza della passione. Quando entra il rap di Jay-Z, ad un certo punto dice…like Mike in ’97, I bite. Ti mordo, come Mike nel '97. Ma qui non è frustrazione, è ricerca del piacere. Anche se il ricordo del morso di Tyson è un po’ forte in questo contesto. Nel 1998 anche Puff Daddy ha inserito Tyson in un verso della sua Victory . Una canzone che è un film, e il video un film lo è davvero, tanto che è stato uno dei più costosi di sempre. Ambientato in un futuro distopico, in una città buia e ostile, con un tizio braccato da un esercito criminale ben armato. Ma non si arrende. Una grande collaborazione tra Puff Daddy, Notorius B.I.G e Busta Rhymes. Venne usato il campionamento di Going The Distance di Bill Conti, dalla colonna sonora di Rocky. I perform like Mike – dice il protagonista – anyone, Tyson, Jordan, Jackson. Sono come Mike, insomma, un Mike qualunque di questi. Qui le icone diventano tre, Tyson è in buona compagnia. Ci sono poi canzoni scritte proprio per Mike Tyson. Lo ha fatto Tupac con Road To Glory nel 1996 . Era la canzone pensata per il ring-walk, per accompagnare l’ingresso di Tyson nell’arena per il rematch contro Frank Bruno, già sconfitto nel 1989 e battuto più duramente per ko tecnico nella terza ripresa in quel marzo del 1996 a Las Vegas. Tupac Shakur, un rapper conosciuto anche come 2Pac o Makaveli, lo aveva annunciato nel suo pezzo. Che inizia raccontando di una strada piena di insidie e di spine, ma dell’arrivo inevitabile della gloria. “Big Mike Tyson sta per brutalizzare quel poveretto questo sera”, diceva Tupac. È andata esattamente così. Non ha vissuto a lungo Tupac Shakur, una delle tante vittime di uno stile di vita dalla pistola facile e dal confronto armato tra bande di rapper come elemento fondamentale dello stesso progetto artistico. È morto a 25 anni, è arrivato solo fino al settembre di quello stesso anno, il 1996. Era a Las Vegas per assistere al combattimento tra Mike Tyson e Bruce Seldon . Dopo il match, solita serata movimentata, qualche rissa, qualche giro in supercar e l’idea di raggiungere un nightclub dove non arriverà mai. Ad un semaforo fu affiancato da una Cadillac e qualcuno lo ha ucciso con 4 colpi di pistola. L’ultimo omaggio in musica si chiama semplicemente Mike Tyson , e cambia decisamente atmosfera. È un pezzo dance music, fatto uscire nell’ottobre del 2020 da Tiki Lau, un collettivo di dj fondato da due ex atleti: Colette Carr e NAKA . Tra la California e le Hawaii il sound è diverso e si sente. L’idea per il loro debutto nel mondo della musica, dopo che gli infortuni avevano fermato la carriera sportiva, era di coinvolgere Tyson e usare la sua voce. Un testo semplice, I’m Mike Tyson, ripetuto più volte. E poi un’autodescrizione alla Tyson che si proclama, il più selvaggio, il più pazzo, il più scandaloso, il più violento e distruttivo fighter che sia mai esistito. Nonché una star internazionale e uno che ti strapperà il cuore. Il video è un cartone animato divertente. Mike Tyson si trasforma in un eroe da cartoon, prende a pugni uno squalo, lo maltratta proprio. E quando dal mare si presenta un drago enorme, Tyson prende a pugni anche quello. I’m Mike Tyson, siete avvisati. L’esperienza gli deve essere piaciuta da matti. Ha voluto che il pezzo con la sua voce e il mixaggio di Tiki Lau fosse la canzone di ingresso per l’incontro di esibizione del novembre 2020 contro Roy Jones, la penultima volta che lo abbiamo visto sul ring. Interpretando sé stesso, Mike Tyson si è trasformato nel tempo in artista, una installazione vivente. Quasi come Marina Abramovic, è il suo corpo che si fa arte, la performance è la vita stessa, è la sua fisicità. La performance di Arlington è una installazione diversa rispetto al passato, dal punto di vista artistico è il ritratto della malinconia. Non più gloriosa fierezza e feroce cattiveria. È il momento di scrivere ora una canzone sul declino inesorabile di Mike Tyson, sull’impossibilità di rivivere quello che è stato, come era stato. Anzi, quella canzone l’ha già scritta Brunori Sas.

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